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L'italiano dei brevetti
Thread poster: Silvia Barra (X)
Silvia Barra (X)
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Jan 16, 2009

Ciao a tutt*
questo thread nasce da una mia recente prova di traduzione che riguardava la traduzione di un brevetto e che è stata rifiutata perchè "il linguaggio dei brevetti è molto specifico" e il mio italiano non era di qualità sufficientemente elevata. Non è assolutamente mia intenzione fare polemiche, anzi, vorrei che questo episodio fosse lo spunto per una discussione sull'italiano da usare nella traduzione di brevetti.
Premetto che traduco spesso brevetti e per vari clien
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Ciao a tutt*
questo thread nasce da una mia recente prova di traduzione che riguardava la traduzione di un brevetto e che è stata rifiutata perchè "il linguaggio dei brevetti è molto specifico" e il mio italiano non era di qualità sufficientemente elevata. Non è assolutamente mia intenzione fare polemiche, anzi, vorrei che questo episodio fosse lo spunto per una discussione sull'italiano da usare nella traduzione di brevetti.
Premetto che traduco spesso brevetti e per vari clienti (finora dichiaratisi più o meno soddisfatti), e bene o male uso sempre lo stesso linguaggio che credevo piuttosto codificato. Al limite mi viene fornito un glossario che riguarda determinati termini che il cliente preferisce tradotti in modo particolare.
In accordo con altri colleghi, sono convinta che si debba tendere all'uso di un italiano quanto più possibile di livello elevato (come modo di scrivere, intendo, cioè uso dei termini, della punteggiatura, della costruzione delle frasi ecc, non come livello dipendente dai destinatari), in tutti gli ambiti della traduzione, e in particolare in un ambito così specialistico come quello della traduzione brevettuale.
Ho letto alcuni testi che mi confermano il fatto che questo linguaggio è piuttosto codificato e standard, al di là di particolari preferenze del singolo cliente.
Vorrei conoscere la vostra opinione e le vostre esperienze su questo argomento.
Buona giornata
Silvia
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Angie Garbarino
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Linguaggio tecnico-legale Jan 16, 2009

Ciao Silvia

Il linguaggio che uso io è molto standardizzato un misto tra tecnico e legale, non ho mai avuto lamentele a questo proposito, ma incrocio le dita, mai dire mai urghh.


Mi sorge un dubbio da quanto dici, sono italiani i committenti che hanno trovato il tuo linguaggio non abbastanza elevato?

Qualcosa mi dice di sì.


Buon week end!

Angio


 
Silvia Barra (X)
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Yes! Jan 16, 2009

Angioletta Garbarino wrote:

Mi sorge un dubbio da quanto dici, sono italiani i committenti che hanno trovato il tuo linguaggio non abbastanza elevato?

Qualcosa mi dice di sì.

Buon week end!

Angio

Sì esatto, italiani
Buon weekend anche a te!
Silvia


 
Paola Dentifrigi
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premesso che non traduco brevetti Jan 16, 2009

La cosa mi incuriosisce. Potreste fare degli esempi?

 
Angie Garbarino
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Ciao Paola Jan 16, 2009

Posso postarti un pezzo del linguaggio che uso io, ora cerco.


Per quanto riguarda il fatto che ho capito che sono italiani, il motivo è semplice, spesso e volentieri contestano a prescindere.

Ovviamente non tutti ma tanti...


 
Giuseppe C.
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Già...I commitenti italiani :-) Jan 17, 2009

Angioletta Garbarino wrote:



Posso postarti un pezzo del linguaggio che uso io, ora cerco.


Per quanto riguarda il fatto che ho capito che sono italiani, il motivo è semplice, spesso e volentieri contestano a prescindere.

Ovviamente non tutti ma tanti...




La cosa più buffa è che si tratta sempre di semplici rappresentanti o personale dell'ufficio vendite o marketing che non sanno una bel nulla di ciò di cui stanno parlando, soprattutto a livello tecnico (che poi sarebbe la parte cruciale del contenuto di un brevetto) con osservazioni risibili, e mai di personale tecnico o di responsabili legali. Uno allora si chiede...ma se si ritengono così esperti a livello di traduzione tecnico-brevettuale da permettersi di farneticare con argomenti vaghi o osservazioni al limite del ridicolo (data l'ignoranza che ne emerge), perché questi "geni" di cui dispone l'azienda non se lo traducono da soli il materiale? Probabilmente è la domanda che si sono già posti i suddetti "geni" ancora prima di essere costretti a rivolgersi a un professionista della traduzione dai vertici aziendali malgrado la loro disponibilità al "fai da te" e a dimostrare la loro eclettica professionalità, cosa che non si permettero invece di fare nemmeno con il flessibile della doccia di casa loro, da sostituire semplicemente con una manciata di giri a sinistra e poi a destra di chiave inglese.

Buona giornata!

Giuseppe


 
alessandra nespoli
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Brevetti Jan 17, 2009

Ciao Silvia,

traduco brevetti da 8 anni circa, e, senza entrare nel merito della tua prova ovviamente, ti confermo che il linguaggio brevettuale spesso è ai limiti dell'italiano, si tratta di brevettese.

Oltrettutto, il cliente finale è determinante per quanto riguarda il linguaggio da utilizzare. Nell'ambito della traduzione di brevetti, lavoro principalmente (e continuativamente) per agenzie i cui clienti finali sono studi che si occupano, appunto, di marchi e breve
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Ciao Silvia,

traduco brevetti da 8 anni circa, e, senza entrare nel merito della tua prova ovviamente, ti confermo che il linguaggio brevettuale spesso è ai limiti dell'italiano, si tratta di brevettese.

Oltrettutto, il cliente finale è determinante per quanto riguarda il linguaggio da utilizzare. Nell'ambito della traduzione di brevetti, lavoro principalmente (e continuativamente) per agenzie i cui clienti finali sono studi che si occupano, appunto, di marchi e brevetti.
In questi casi in effetti, il linguaggio è standardizzatissimo, a volte capita anche che mi venga già fornita la traduzione del titolo (magari clamorosamente scorretta) e che il cliente finale indichi specificamente che tale titolo deve a tutti i costi essere rispettato e mantenuta la coerenza nel corso della traduzione.
Lo stesso vale per certe forme (ad esempio l'uso del gerundio è molto trendy) che spesso linguisticamente sono orrende. Non è possibile modificare la struttura della frase, etc. etc.

Altre volte mi è capitato di lavorare per ditte che volevano la traduzione del brevetto a scopi differenti, e in tal caso c'è un margine di manovra maggiore, e c'è più attenzione verso il linguaggio utilizzato, sia dal punto di vista terminologico, sia per quanto riguarda la scorrevolezza.

Per mia esperienza, cmq, nella traduzione di brevetti a fini di deposito marchi e brevetti, i clienti finali richiedono letteralità e precisione, piuttosto che un italiano di qualità elevata.
Che poi, da un punto di vista linguistico, risultino spesso degli orrori è vero, ma dal momento che lo scopo della traduzione dei brevetti non è la comprensione (e quindi una buona esposizione) del contenuto, quanto piuttosto il rispetto dell'originale ai fini del valore legale del campo di protezione del relativo brevetto, questo è logico dal punto di vista del cliente finale.

Ciao
Ale
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Angie Garbarino
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Concordo Jan 17, 2009

A_Nespoli wrote:
Per mia esperienza, cmq, nella traduzione di brevetti a fini di deposito marchi e brevetti, i clienti finali richiedono letteralità e precisione, piuttosto che un italiano di qualità elevata.
Che poi, da un punto di vista linguistico, risultino spesso degli orrori è vero, ma dal momento che lo scopo della traduzione dei brevetti non è la comprensione (e quindi una buona esposizione) del contenuto, quanto piuttosto il rispetto dell'originale ai fini del valore legale del campo di protezione del relativo brevetto, questo è logico dal punto di vista del cliente finale


Lo stesso vale per me.

Ciao!


 
Silvia Barra (X)
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I miei timori Jan 18, 2009

Senza voler fare polemiche sulla mia prova in particolare o su traduttori/revisori incapaci, i miei timori quando traduco un brevetto riguardano soprattutto il fatto che essendo dei documenti ufficiali aventi valore legale, il loro linguaggio dovrebbe essere codificato e per lo più uniforme. Al di là dell'italiano bello o brutto, mi preoccupa un po' il fatto che la traduzione di alcuni termini sia decretata dal cliente. Mi domando: se uno stesso brevetto venisse tradotto da agenzie/ traduttori... See more
Senza voler fare polemiche sulla mia prova in particolare o su traduttori/revisori incapaci, i miei timori quando traduco un brevetto riguardano soprattutto il fatto che essendo dei documenti ufficiali aventi valore legale, il loro linguaggio dovrebbe essere codificato e per lo più uniforme. Al di là dell'italiano bello o brutto, mi preoccupa un po' il fatto che la traduzione di alcuni termini sia decretata dal cliente. Mi domando: se uno stesso brevetto venisse tradotto da agenzie/ traduttori diversi, quasi sicuramente le traduzioni sarebbero diverse tra loro. Non è questo un problema/rischio dal punto di vista legale? Magari mi faccio più problemi del dovuto. A mio avviso sarebbe interessante costruire un grande glossario brevetti a cui tutti i traduttori potrebbero attenersi (mi viene in mente, per esempio, il glossario Microsoft).
Cosa ne pensate?
Buona serata
Silvia
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alessandra nespoli
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:-) Jan 19, 2009

Silvia Barra wrote:

Senza voler fare polemiche sulla mia prova in particolare o su traduttori/revisori incapaci, i miei timori quando traduco un brevetto riguardano soprattutto il fatto che essendo dei documenti ufficiali aventi valore legale, il loro linguaggio dovrebbe essere codificato e per lo più uniforme. Al di là dell'italiano bello o brutto, mi preoccupa un po' il fatto che la traduzione di alcuni termini sia decretata dal cliente. Mi domando: se uno stesso brevetto venisse tradotto da agenzie/ traduttori diversi, quasi sicuramente le traduzioni sarebbero diverse tra loro. Non è questo un problema/rischio dal punto di vista legale? Magari mi faccio più problemi del dovuto. A mio avviso sarebbe interessante costruire un grande glossario brevetti a cui tutti i traduttori potrebbero attenersi (mi viene in mente, per esempio, il glossario Microsoft).
Cosa ne pensate?
Buona serata
Silvia


Forse sembrerò superficiale....ma il rischio legale per ora se lo assumono i vari studi che lavorano con marchi e brevetti.
Io faccio come indicano i clienti finali, se ci sono scorrettezze lo faccio presente, ma alla fine l'ultima parola spetta a loro...quindi non mi assumo responsabilità legali per quanto riguarda le implementazioni che mi vengono indicate da terzi e sto bene così.:-)

Quando non mi forniranno più indicazioni, e sarà a mio carico la responsabilità legale di quanto riportato nella traduzione italiana, io lavorerò con più piacere, perchè non sarò costretta a inserire orrori terminologici e di forma, e con ancora più piacere in quanto per la responsabilità legale chiederei una tariffa che la tenesse in considerazione (e con tutti i soldi che girano intorno alle royalties sarebbe fantastico!!!).

Te lo dico...sono 9 anni che ci lavoro regolarmente (e come te, ho una formazione specifica del settore, molto tecnica)...e dopo aver perso tempo e nervosismo a cercare di far capire agli addetti del cliente finale (con relativi giri di mail e telefonate alle agenzie che fanno da intermediari) delle cose che a me sembravano delle ovvietà, ho deciso di non farmi più il sangue acido. Vogliono quello, gli dò quello, al più segnalando i peggiori strafalcioni che mi impongono.

Un glossario sarebbe tentare di combattere i mulini a vento, tanto alla fine è il cliente finale che decide, e se a lui piace l'uso del gerundio, piuttosto che l'espressione motore elettrico, quando si tratta di una macchina elettrica....diamogli il gerundio e il motore elettrico e dormiamo sonni tranquilli.

BUona notte

Ale

PS: Rileggendo ora il tuo ultimo post, mi rendo conto che forse c'è un equivoco tra me e te. Nel mio caso, collaboro con agenzie specializzate nei brevetti con cui ho un ottimo rapporto, e le imposizioni non vengono mai dall'agenzia, quanto direttamente dai clienti finali, che sono diversi
e quindi forniscono richieste differenti...poi le agenzie ovviamente si adeguano. Ma questa è solo la mia esperienza, ogni agenzia lavora a suo modo.

[Modificato alle 2009-01-19 00:04 GMT]


 
Paolo Pupillo
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W l'itagliano! :-D Jan 29, 2009

Capisco i dubbi di Silvia e ne abbiamo già parlato privatamente, concordando pienamente.

Quando iniziai 5 anni fa in un'agenzia come collaboratore interno, i clienti dell'agenzia richiedevano traduzioni molto "rigide" non solo per quello che riguarda certe strutture tecniche brevettuali, ma anche per l'italiano in se stesso.
Credo che ciò avvenisse soprattutto perché eravamo agli inizi della collaborazione con loro e, nella smania di "formarci", erano talmente rigidi da per
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Capisco i dubbi di Silvia e ne abbiamo già parlato privatamente, concordando pienamente.

Quando iniziai 5 anni fa in un'agenzia come collaboratore interno, i clienti dell'agenzia richiedevano traduzioni molto "rigide" non solo per quello che riguarda certe strutture tecniche brevettuali, ma anche per l'italiano in se stesso.
Credo che ciò avvenisse soprattutto perché eravamo agli inizi della collaborazione con loro e, nella smania di "formarci", erano talmente rigidi da perdere di vista anche l'uso di un bell'italiano.

Con il passare del tempo, abbiamo "ammorbidito" pian piano l'italiano senza aspettare indicazioni da parte dei clienti, ma anche senza ricevere controindicazioni da parte loro, tanto che ci si rizzano i capelli quando oggi dobbiamo mettere mano ai "figli" senza poter toccare il "padre" tradotto anni fa e consegnando giocoforza una traduzione un po' ridicola, in cui alcune parti hanno un italiano "rigido" (intoccabili in quanto già depositate) e altre in cui l'italiano è dolce e assolutamente piacevole da leggere.

Ovviamente, un brevetto tradotto finisce in mano a un tecnico ("the person skilled in the art") che, spesso, non è in grado di apprezzare l'italiano usato, ma al quale interessa solo che il brevetto sia comprensibile nelle sue parti tecniche, però ritengo assolutamente legittimo che il traduttore produca un testo che sia stilisticamente valido, ed è doveroso presentare la traduzione in un italiano di livello più alto possibile e che non sia assolutamente possibile contestare fintantoché la traduzione è fedele.

Per quanto riguarda le responsabilità, confermo ed estendo quanto detto da Alessandra: il traduttore non è MAI legalmente responsabile di una traduzione brevettuale, in quanto la traduzione viene depositata firmata da uno dei professionisti del nostro cliente (o del cliente dell'agenzia) iscritti all'albo, perché questo professionista riceve la nostra traduzione, la rilegge, ne apporta variazioni (che purtroppo non ci vengono mai trasmesse, se non quando dobbiamo eseguire la traduzione di un "figlio" di quel brevetto), la firma e la fa depositare.

Siamo invece ovviamente responsabili della traduzione per quanto riguarda il lato strettamente tecnico: se sbagliamo a tradurre le strutture strettamente brevettuali e la terminologia tecnica, i nostri clienti sono certamente in diritto di non avvalersi più delle nostre prestazioni.
Tuttavia, questo non mi sembra proprio il caso di Silvia, in quanto mi permetto di portarvi un esempio della sua traduzione revisionata dall'agenzia che mi fa letteralmente rabbrividire e che è:

"the present invention provides nucleic acids"

"la presente invenzione PROVVEDE acidi nucleici"

Io non conosco le richieste dei vostri clienti, ma vi posso garantire che perfino in un brevetto "to provide" si traduce con "fornire"...

W l'itagliano!
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alessandra nespoli
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.... Jan 29, 2009



"the present invention provides nucleic acids"

"la presente invenzione PROVVEDE acidi nucleici"

Io non conosco le richieste dei vostri clienti, ma vi posso garantire che perfino in un brevetto "to provide" si traduce con "fornire"...



Sai che invece alcuni miei clienti ADORANO il verbo 'provvedere'?
Poi io non traduco dall'inglese, quindi non posso affermare con certezza, però per la mia esperienza nelle combinazioni linguistiche DE; FR -> IT, 'provvedere' è molto trendy e molto richiesto.

[Modificato alle 2009-01-29 08:29 GMT]


 
MelissiM
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I "tecnici" apprezzano Jan 29, 2009

Ciao a tutti.
Premesso che io traduco tutt'altro, ci tenevo però a riportarvi l'esperienza di uno che vive i brevetti dall'altra parte, ovvero leggendoli e utilizzandoli.
Mio marito (ingegnere elettronico-informatico) ogni volta che leggeva un brevetto (o un manuale o...) in italiano si disperava per la qualità infima della lingua, al punto che negli ultimi 5 anni (come minimo) li ha abbandonati e chiede ai vari clienti di fornirgli il materiale direttamente in inglese.
Ora,
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Ciao a tutti.
Premesso che io traduco tutt'altro, ci tenevo però a riportarvi l'esperienza di uno che vive i brevetti dall'altra parte, ovvero leggendoli e utilizzandoli.
Mio marito (ingegnere elettronico-informatico) ogni volta che leggeva un brevetto (o un manuale o...) in italiano si disperava per la qualità infima della lingua, al punto che negli ultimi 5 anni (come minimo) li ha abbandonati e chiede ai vari clienti di fornirgli il materiale direttamente in inglese.
Ora, è vero che (incollo):
ovviamente, un brevetto tradotto finisce in mano a un tecnico ("the person skilled in the art")......... al quale interessa .....che il brevetto sia comprensibile nelle sue parti tecniche;
e certo a volte capiterà anche che lo legga chi
"non è in grado di apprezzare l'italiano usato",
ma vi assicuro che la maggior parte delle volte non è così.
Dunque ben venga la vostra idea di "scrivere meglio", vi direi... MOLTISSIMI ve ne sarebbero davvero GRATI!
Penso però che a monte ci sia un altro problema: l'utente finale, quello VERO, che poi usa davvero il prodotto-brevetto/prodotto-manuale (mio marito e colleghi) apprezzerebbe INFINITAMENTE un buon italiano, ma la sua ditta (o quella dei clienti con cui lavora ecc) preferisce una cosa standard. Perché? MAH!
Cristina
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Paolo Pupillo
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Alleluja! Jan 30, 2009

ciumbino wrote:

...ma vi assicuro che la maggior parte delle volte non è così.
Dunque ben venga la vostra idea di "scrivere meglio", vi direi... MOLTISSIMI ve ne sarebbero davvero GRATI!


Allora spero proprio che tuo marito non sia uno di quelli ad aver preso in mano uno dei miei lavori iniziali perché, ogni volta che consegnavo, mi chiedevo: "Va bene che è un tecnico, ma come fa ad apprezzare una schifezza del genere?"


Sicuramente, sono i clienti finali e non i loro tecnici a dettare le linee guida delle traduzioni: probabilmente, agli inizi del rapporto di lavoro, sono così immersi nella nostra formazione da richiedere una rigidità eccessiva anche là dove invece non ve n'è un assoluto bisogno.

C'è solo da sperare che siano mentalmente elastici come i nostri e accettino la virata verso un italiano come Dio comanda, anche se quel "provvede" continua a farmi rabbrividire e purtroppo non è uno di quei termini su cui poter far cambiare idea al cliente...


 
alessandra nespoli
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committenti diversi Jan 30, 2009

ciumbino wrote:


Penso però che a monte ci sia un altro problema: l'utente finale, quello VERO, che poi usa davvero il prodotto-brevetto/prodotto-manuale (mio marito e colleghi) apprezzerebbe INFINITAMENTE un buon italiano, ma la sua ditta (o quella dei clienti con cui lavora ecc) preferisce una cosa standard. Perché? MAH!
Cristina



Infatti anche io all'inizio mi ponevo il problema dei tecnici che leggevano i brevetti tradotti da me. Poverini.

Però sono manuali e brevetti sono due settori diversi: mentre i manuali nei manuali il cliente in genere è la ditta che produce oppure una ditta di manualistica, e lì allora le colpe sono 'davvero' dei traduttori e/o dei redattori e/o dei committenti che non si preoccupano di volere un testo ben fatto e comprensibile o che vogliono risparmiare (sia nel pagare quello che vale una traduttore qualificato, in seguito un revisore qualificato e in seguito un technical writer qualificato, perchè nella traduzione di un manuale ci vorrebbero almeno queste fasi), per i brevetti il discorso è diverso.

A volte sono i tecnici a consultarli, ma quello che muove il lavoro intorno ai brevetti non ha nulla di tecnico. (Quello che lo muove in senso economico, chiaramente). Si tratta di questioni legali, di campi di protezione e di royalties, quindi lo scopo non è una testo per un tecnico, ma un testo in cui siano definiti esattamente le applicazioni e soprattutto i limiti di un'invenzione, perchè poi per queste applicazioni e dentro questo limiti viene pagata una barca di soldi di royalties.

Anche io a suo tempo, avevo questa visione romantica del brevetto, dove c'è qualcuno che inventa qualcosa, e la brevetta perchè gli altri possano usufruirne. Però mi sono resa conto che non è così. In realtà uno brevetta qualcosa perchè così gli altri che ne usufruiscono, sono tenuti a pagare lui che è stato il primo a brevettarla.
Quindi il brevetto deve essere compreso in primo luogo dagli avvocati che eventualmente intenteranno la causa, e poi (forse) da poveri tecnici che invece devono applicare quanto brevettato. (Considera che molto spesso vengono brevettate cose assurde, che nessun tecnico avrà mai bisogno di leggere)
Da qui...il brevettese...cioè un linguaggio tecnico il giusto, ma che sia adeguato ad applicazioni legali.

Ciao.


 
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