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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?
Thread poster: María José Iglesias
María José Iglesias
María José Iglesias  Identity Verified
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Jul 31, 2012

Cari colleghi,

è da tempo che leggendo alcuni post sul forum e parlando con traduttori con cui collaboro (anche bene) da tempo, mi viene da farmi una domanda che non ho mai rivolto apertamente a nessuno di loro per il timore di essere entrante e di offendere la loro sensibilità.
Quindi la domanda la pongo qui a chi vorrà rispondere in modo generico, non volendo essere polemica ma solo per soddisfare una mia curiosità.

Fatta la premessa, mi stupisce sempre che
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Cari colleghi,

è da tempo che leggendo alcuni post sul forum e parlando con traduttori con cui collaboro (anche bene) da tempo, mi viene da farmi una domanda che non ho mai rivolto apertamente a nessuno di loro per il timore di essere entrante e di offendere la loro sensibilità.
Quindi la domanda la pongo qui a chi vorrà rispondere in modo generico, non volendo essere polemica ma solo per soddisfare una mia curiosità.

Fatta la premessa, mi stupisce sempre che molti traduttori, non precisamente alle prime armi, siano (o siano stati fino a poco tempo fa) nei regimi agevolati perché non riescono a fatturare più di 30.000 all’anno con la sola attività di traduzione.

Ancor di più mi meraviglia il fatto che alcuni di questi, si vantano di essere andati all’estero in cerca di nuove agevolazioni fiscali (come se noi altri che rimaniamo in Italia e non siamo nel regime dei minimi fossimo dei poveri disgraziati e meno furbi degli altri) o di non lavorare con agenzie italiane perché “le tariffe sono troppo basse”.

Ho anche notato che questi stessi traduttori rifiutano spesso e volentieri dei lavori anche quando i tempi di consegna non sono molto brevi (per esempio 5 cartelle entro 4 giorni). Mi riferisco anche a lavori semplici che non richiedono una competenza specifica o un alto livello di specializzazione ma anche a lavori più corposi, interessanti, non particolarmente urgenti ma più specialistici.

Le domande che mi faccio sono queste:

1) Come è possibile che un traduttore professionista affermato che dice di lavorare esclusivamente nella traduzione (magari afferma anche di essere specializzato) non riesca ad arrivare a quella somma?

2) Come è possibile che un traduttore che non supera i 30.000 euro all’anno di fatturato, rifiuti lavori con tanta facilità e in modo ripetuto?

Capisco che la crisi è un fatto reale eppure mi sembra che per i bravi traduttori il lavoro non manchi.

Sono arrivata soltanto ad alcune ipotesi:

1) Forse sono lenti e non producono;
2) forse non sono specializzati come dicono (altrimenti potrebbero permettersi di applicare tariffe migliori e di lavorare un po' più in fretta);
3) forse tengono ancora un piede sull’attività di traduzione e l’altro sull’insegnamento, diventando effettivamente poco gestibile l’attività freelance che richiede spesso una costante reperibilità;
3) si lamentano delle tariffe e poi si propongono forse a poco o a pochissimo (e per questo non arrivano a fatturare);
4) forse scelgono proprio di guadagnare di meno per pagare meno tasse
5) forse fanno qualche lavoro giusto per arrotondare lo stipendio del marito/moglie o sono vicini alla pensione e hanno deciso di lavorare di meno (e questi ultimi vicino alla pensione, li capisco profondamente; sono semplicemente stanchi di aver lavorato tanti anni in questa nostra professione che può diventare massacrante a lungo andare);
6) forse lavorano in nero.

Avete altre possibili risposte?
Grazie, lascio la domanda aperta a chi se la sentirà di rispondere. Non vorrei entrare più di tanto nelle questioni fiscali sempre un po' "delicate" bensì nelle domande 1) e 2)


[Modificato alle 2012-07-31 20:19 GMT]
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María José Iglesias
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Ah, dimenticavo... Jul 31, 2012

... un'altra ipotesi:

7) Forse hanno tariffe troppo elevate per il loro mercato e per questo lavorano poco (tutto può essere).
8) oppure come mi segnalava una collega poco fa, ci sono traduttori che lavorano anche per l'editoria

[Modificato alle 2012-07-31 20:21 GMT]


 
Massimo Rippa
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Mi meraviglio della tua meraviglia Aug 1, 2012

... e mi chiedo cosa vuoi che ti venga risposto.

Ti meravigli che traduttori bravi non riescano a fatturare quanto fatturi tu, o stai cercando di evidenziare la tua professionalità e il tuo successo?

Mi sembra che il tuo post sia troppo orientato alla tua situazione particolare (o a quella dei tuoi collaboratori), ci sono svariati motivi per cui un professionista apprezzato può smettere di guadagnare 30k euro all'anno, per scelta sua o di altri. Come ci sono svariati
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... e mi chiedo cosa vuoi che ti venga risposto.

Ti meravigli che traduttori bravi non riescano a fatturare quanto fatturi tu, o stai cercando di evidenziare la tua professionalità e il tuo successo?

Mi sembra che il tuo post sia troppo orientato alla tua situazione particolare (o a quella dei tuoi collaboratori), ci sono svariati motivi per cui un professionista apprezzato può smettere di guadagnare 30k euro all'anno, per scelta sua o di altri. Come ci sono svariati motivi per cui un traduttore (con qualsiasi fatturato annuo) potrebbe decidere di rifiutare un lavoro proposto da un collega o da un'agenzia. Motivi non necessariamente compresi nella tua lunga ma non esaustiva lista.

De resto, ci sono svariati motivi per cui una persona può scegliere di smettere di fare il moderatore di un sito chiamato Proz.com, l'idraulico o il contabile.

Il tempo passa e il cambiamento è vita, ma forse sto cadendo anche io nella trappola posta dal titolo del tuo thread: non vale la pena parlare di "dubbio esistenziale" e di massimi sistemi quando in gioco ci sono questioni materiali come lo scegliere di avere più tempo da dedicare a se stessi e ai propri cari, rifiutare un lavoro da un committente con il quale le cose non sono andate alla perfezione oppure autopromuovere le proprie professionalità su un forum di colleghi.

Perdonami se sono stato brusco, nel caso quanto sopra non sia di tuo gradimento, ho la risposta di riserva:

"Non ci sono più i traduttori di una volta, ma la colpa è anche del mercato che taglia le ali alle nostre aspirazioni esistenziali".

Cordiali saluti

[Edited at 2012-08-01 01:12 GMT]
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Luisa Eva Lazzerini
 
texjax DDS PhD
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Anch'io mi meraviglio della tua meraviglia... Aug 1, 2012

...ma per altri motivi rispetto a quelli di Rippa.

María José Iglesias wrote:
Fatta la premessa, mi stupisce sempre che molti traduttori, non precisamente alle prime armi, siano (o siano stati fino a poco tempo fa) nei regimi agevolati perché non riescono a fatturare più di 30.000 all’anno con la sola attività di traduzione.


Se si vanno a controllare i fatti e le cifre, si evince che purtroppo in Italia un reddito inferiore a 35.000 euro è la norma per il 90% degli italiani e non di certo un'eccezione (i dati i del 2012 saranno ancor peggiori, temo). Presumo che di questo 90% facciano parte molti traduttori.

Dati alla mano:

"Irpef 2011, ecco i dati. Mezza Italia guadagna meno di 15mila euro. Reddito medio: 19.250 euro

Il 90% degli italiani dichiara un reddito al di sotto dei 35mila euro: oltre 20,3 milioni di italiani hanno redditi al di sotto dei 15mila euro, mentre più di 17 milioni dichiarano di avere redditi compresi nella forbice fra 15mila e 35mila euro. Un terzo dei contribuenti non supera un reddito complessivo lordo di 10mila euro."

L'articolo datato 30 marzo 2012 del Sole 24 Ore - fonte attendibile - prosegue dicendo inoltre che il regime dei minimi ha visto oltre 90mila adesioni nel 2010, che i redditi più alti sono stati registrati in Lombardia (con ben 22.710 euro!), mentre i più bassi sono in Calabria con meno di 14.000 euro all'anno.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-30/regione-reddito-elevato-lombardia-130731.shtml?uuid=AbR9dKGF

Credo di avere in parte risposto alle tue domande, almeno alcune.

Ciao


PS. Sarei grata se qualcuno potesse indicarmi un link o un documento con i risultati degli studi di settore recenti, in modo da fare un raffronto con quanto sopra, che ha valenza più generale. Grazie!



[Edited at 2012-08-01 03:22 GMT]


 
gianfranco
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La mia personale analisi del mercato per i freelance Aug 1, 2012

Maria José,
sono mesi che partecipo pochissimo ma, per la stima che ho per te, mi sento di rispondere esponendo il mio punto di vista sui vari punti.
Rispondo un po' a tutti, sia pure brevemente, adottando la tua sequenza, ma approfondirò alcuni punti con più dettaglio, cogliendo l'occasione per descrivere la mia personale visione del mercato attuale e il trend che vedo in corso.


María José Iglesias wrote:
Cari colleghi,
...mi stupisce sempre che molti traduttori, non precisamente alle prime armi, siano (o siano stati fino a poco tempo fa) nei regimi agevolati perché non riescono a fatturare più di 30.000 all’anno con la sola attività di traduzione.


Vorrei solo dare un posizionamento a questa cifra.
Secondo me questo livello di fatturato, tolte le spese (che per fortuna, in genere, sono abbastanza modeste), le tasse e i contributi, è a livello di mera sopravvivenza.
Non sembra, ma è così. Da 30mila euro di fatturato restano, forse, 15-16mila euro, e in Europa con questa cifra si può vivere decentemente solo se non si deve pagare un affitto o un mutuo, altrimenti si vive in casa dei genitori o insieme a un partner con reddito abbastanza buono.
Un traduttore, con questo reddito, pur lavorando a tempo pieno, non riesce a essere veramente indipendente o in grado di mantenere una famiglia.

Non è quindi, per i numeri dati, un reddito "professionale", che definisco come un reddito in grado di sostentare una famiglia, pagare un alloggio, consentire qualche inevitabile spesa di emergenza senza patemi d'animo, e includere alcune spese diciamo voluttuarie, più almeno una vacanza all'anno, e non deve mancare un certo margine di sicurezza.


María José Iglesias wrote:
Ancor di più mi meraviglia il fatto che alcuni di questi, si vantano di essere andati all’estero in cerca di nuove agevolazioni fiscali (come se noi altri che rimaniamo in Italia e non siamo nel regime dei minimi fossimo dei poveri disgraziati e meno furbi degli altri) o di non lavorare con agenzie italiane perché “le tariffe sono troppo basse”.

Personalmente: sono residente all'estero dal 1993 per motivi personali, interessi e curiosità varie, per apprendere altre lingue e per non sentirmi gli zebedei (si può dire zebedei?) triturati dalla tv italiana e da altre mille piccole irritazioni grandi e piccole. Però mi piace venire in Italia in vacanza...
In generale: penso che scegliere di risiedere all'estero sia una scelta di vita, difficilmente giustificabile da una semplice, probabilmente non grandissima, convenienza fiscale. Sicuramente, se lo si fa anche per questo motivo, ci sono comunque a lato anche altri motivi importanti.


María José Iglesias wrote:
Ho anche notato che questi stessi traduttori rifiutano spesso e volentieri dei lavori anche quando i tempi di consegna non sono molto brevi (per esempio 5 cartelle entro 4 giorni). Mi riferisco anche a lavori semplici che non richiedono una competenza specifica o un alto livello di specializzazione ma anche a lavori più corposi, interessanti, non particolarmente urgenti ma più specialistici.

Passo.
Ci sono troppe situazioni personali per poter esprimere un pensiero sintetico su tutte queste situazioni.


Le domande che mi faccio sono queste:

Ah, non erano ancora cominciate...?


María José Iglesias wrote:
1) Come è possibile che un traduttore professionista affermato che dice di lavorare esclusivamente nella traduzione (magari afferma anche di essere specializzato) non riesca ad arrivare a quella somma?

Se si vuole più lavoro ma non lo si trova, potrebbe essere un problema nel marketing, oppure nell'organizzazione del tempo o nell'essere troppo generalisti (ovvero, non veramente specializzati in un campo di grande richiesta), oppure essere specializzati solo in una nicchia molto ristretta. Dipende dai casi personali...


María José Iglesias wrote:
2) Come è possibile che un traduttore che non supera i 30.000 euro all’anno di fatturato, rifiuti lavori con tanta facilità e in modo ripetuto?

Dipende. Potrebbe accadere per mille motivi: stanchezza, altri interessi, altro lavoro di traduzione o altro lavoro diverso, tariffa non soddisfacente, insicurezza nell'argomento o altro ancora.


María José Iglesias wrote:
Capisco che la crisi è un fatto reale eppure mi sembra che per i bravi traduttori il lavoro non manchi.

In generale, penso che anche se il lavoro è tanto, i traduttori sono troppi e la "fetta media" di lavoro sta diventando sempre più piccole.
Nei casi individuali, poi accade di tutto e il contrario di tutto. Ci sono anche traduttori capaci che si girano i pollici e, all'estremo opposto, anche traduttori diciamo "meno capaci" ma sommersi di lavoro, e tutti i gradi intermedi nel mezzo.
Potrebbe anche essere che alcuni traduttori veramente bravi e molto coscienziosi rifiutino i lavori per cui non si sentono di offrire il meglio (a volte anche con scrupoli eccessivi), mentre alcuni di quelli saturi sono incoscienti, quasi irresponsabili, e accettano di tutto senza fare una piega, anche quando si tratta di testi "palesemente" fuori dalla loro portata.
Ma poi, alla fine della giostra, ognuno si sbuccia i suoi problemi...

María José Iglesias wrote:
Sono arrivata soltanto ad alcune ipotesi:

1) Forse sono lenti e non producono;

Per alcuni, potrebbe essere. Perché no?

María José Iglesias wrote:
2) forse non sono specializzati come dicono (altrimenti potrebbero permettersi di applicare tariffe migliori e di lavorare un po' più in fretta);

...idem come sopra...


María José Iglesias wrote:
3a) forse tengono ancora un piede sull’attività di traduzione e l’altro sull’insegnamento, diventando effettivamente poco gestibile l’attività freelance che richiede spesso una costante reperibilità;

Ecco, qui mi sento di avere compiuto il giro completo, e forse altri hanno avuto la stessa evoluzione, anzi, conosco personalmente diversi casi simili...
Io sono passato, nel corso di 15 anni, dal desiderare e voler giungere a lavorare come traduttore a tempo pieno, a riuscirci, tempo più che pieno!!!, poi è venuta una una fase in cui ho lavorato quasi part-time, dividendo il mio tempo con un'altra attività, sia pure minore come fatturato, e infine a una fase, questa in corso, in cui la traduzione occupa una parte inferiore rispetto all'altra attività.

Non sono solo i miei interessi personali, ma soprattutto i problemi del settore mi hanno portato a spostare un po' di peso verso altre fonti, dapprima un piedino, poi un piede intero, e ora sto viaggiando verso il piede e mezzo fuori dalla traduzione.
Direi addirittura che mi sento di consigliare vivamente a tutti di coltivare una seconda fonte di reddito, che sia anche solo il 10%, inizialmente, o il 30% o che diventi il 75% del loro reddito, è meglio saper fare qualcos'altro E FARLO! Questo per essere pronti, in caso di problemi seri nel settore ad avere un reddito alternativo.
In altri termini, sconsiglio di tenere tutte le uova nello stesso paniere.

In aggiunta alla mia seconda attività, sto studiando portoghese e sto facendo un corso di qualificazione in un altro business, in portoghese. Il tutto è molto interessante, e anche se ancora non so se lavorerò per davvero in questo settore, intanto faccio il corso, e poi se mi servirà, avrò un altro e vastissimo campo di lavoro aperto, con tutte le carte in regola e qualche asso nella manica, potendo applicare ad esso le mie conoscenze linguistiche e tecniche.


Nota: MJ, hai messo due volte il numero 3, io ti ho citato con 3a) e 3b), ma non sono correlati.
E' stata solo una svista nella numerazione, che mantengo.


María José Iglesias wrote:
3b) si lamentano delle tariffe e poi si propongono forse a poco o a pochissimo (e per questo non arrivano a fatturare);

Questo è imperdonabile!
Lamentarsi delle tariffe inadeguate e non accettarle va bene, non lamentarsi e accettarle va bene lo stesso, ma lamentarsi in pubblico e accettarle (o proporle) è una finzione puerile e una mancanza di coerenza. Almeno un po' di coerenza, no?


María José Iglesias wrote:
4) forse scelgono proprio di guadagnare di meno per pagare meno tasse

Questo non ha molto senso. Questo ragionamento può essere dettato solo da una scarsa comprensione del sistema fiscale. Le tasse aumentano in modo graduale, quindi se si fattura di più si pagano anche più tasse, vero, ma rimane anche di più in tasca. Anche se si supera la fatidica soglia dei 30mila euro all'anno del regime dei minimi, prima o poi conviene o serve andare oltre. Vd cifre e calcoli nel seguito.


María José Iglesias wrote:
5) forse fanno qualche lavoro giusto per arrotondare lo stipendio del marito/moglie o sono vicini alla pensione e hanno deciso di lavorare di meno (e questi ultimi vicino alla pensione, li capisco profondamente; sono semplicemente stanchi di aver lavorato tanti anni in questa nostra professione che può diventare massacrante a lungo andare);

Qui hai lanciato casi diversi e ipotesi disparate. Sono tutte situazioni esistenti e diffuse, ma ognuno ha il diritto di organizze il proprio reddito familiare-personale come ritiene. Il motivo possono essere i figli, l'età, altre esigenze, e... in fondo, la propria vita.
Non tutti possono o vogliono tirare al massimo la corda del lavoro, e comunque non in tutte le fasi della vita, e magari ci vanno comodi perché hanno altre situazioni. Tutto normale e legittimo.


María José Iglesias wrote:
6) forse lavorano in nero.

Non credo che questo sia un fenomeno molto diffuso. La maggior parte non possono farlo (se i clienti sono aziende o agenzie), altri non hanno il coraggio, altri hanno sinceri scrupoli di coscienza sociale, e poi... altri, specie se lavorano con clienti privati, ci danno dentro col nero.
Ma questi sono problemi loro... soprattutto loro.


María José Iglesias wrote:
7) Forse hanno tariffe troppo elevate per il loro mercato e per questo lavorano poco (tutto può essere).

No, qui sono d'accordo, a livello fondamentale, su come viene formulata questa ipotesi.
Mi spiego.

In verità, il nostro lavoro dovrebbe essere generalmente pagato meglio, ma esiste di fatto una situazione di enorme affollamento che genera una depressione delle tariffe ("buyer's market").
Molti sono costretti ad accettare le tariffe attuali, oppure a lavorare di meno oppure anche, addirittura, vengono espulsi di fatto dal mercato per.... mancanza di lavoro a tariffe decenti.

Hai voglia di lavorare bene, di farti un buon nome, di diventare sempre più efficiente e produttivo, se poi nel 2012 ti offrono sistematicamente tariffe inferiori a quelle di 10 anni fa, mentre il costo della vita e le tasse sono aumentate di molto!!
Quindi, secondo me, non si tratta di avere tariffe troppo alte per il mercato, ma proprio di un mercato drogato e iniquo, con un livello medio delle tariffe che diventa ogni anno sempre più basso rispetto al valore reale del nostro servizio, mentre anni fa non lo era.
Il trend è in peggioramento, ogni anno peggio.


María José Iglesias wrote:
8) oppure come mi segnalava una collega poco fa, ci sono traduttori che lavorano anche per l'editoria

Passo.
Non lavoro nel settore editoriale, ma da quello che sento dire (da sempre), dal punto di vista delle tariffe pare che sia peggio che andar di notte, bendati e a fari spenti...
Un lavoro estremamente difficile e laborioso, pagato anche meno dei settori tecnici. Mah...


* * * * *

Personalmente, trovo che il settore della traduzione abbia preso, da almeno 5-6 anni, una china che non mi soddisfa (gigantesco understatement) e, a lunga scadenza, non lo vedo come un lavoro sostenibile, soprattutto come lavoro unico.
Per questo motivo mi sto spostando gradualmente verso altre fonti di reddito e, per ora, ho ancora il piede in due staffe, con una terza possibile opzione in preparazione.

Il problema nasce da due pressioni opposte, che ci prendono in mezzo, con una manovra a tenaglia.
I clienti e le agenzie vogliono pagare il meno possibile (e non dico che siano tutti indemoniati per fare soldi alle nostre spalle, spesso tirano sul prezzo perché pressati a loro volta dai loro concorrenti, seriamente!!) mentre, dall'altro lato, noi traduttori siamo talmente tanti che il volume medio di lavoro che giunge al traduttore medio, di competenza media, e fortuna media, diventa sempre più risicato. Questo lavoro viene proposto anche a tariffe sempre minori, fino a portare sempre più traduttori a sfiorare la soglia della sopravvivenza, e anche oltre... a lavorare letteralmente in perdita o dipendere da altre persone.

Insomma, a conti fatti, bisognerebbe fatturare almeno 50-60mila euro (lordi) per restare con almeno 25-30 mila euro netti in mano, al netto di tutto (spese, tasse, contributi, aggiornamento professionale, ecc.).
Fatturare 55mila euro (prendiamo una cifra media tra 50 e 60) significa produrre 5000 euro di media per 11 mesi, o 5500 per 10 mesi, che con le tariffe medie attuali diventa improbabile.
Questi sono fatti, numeri, dura realtà.

Attenzione, non si confonda il fatturato con il reddito. Il fatturato lordo include tutta una serie di costi ed esborsi di varia natura, mentre per reddito intendo quanto rimane in tasca, spendibile netto per la famiglia, per i consumi e anche per creare un fondo di sicurezza, per un po' di risparmi, ecc...
Non possiamo paragonare il fatturato a quanto rimane di netto, in busta paga, a un lavoratore dipendente. Quindi, se i 55mila euro sono una cifra lorda che può sembrare alta, in verità corrisponde a poco più di 30mila euro netti, che vanno guadagnati in 8 ore di lavoro, e in soli 11 mesi di lavoro effettivo. Ma vediamo meglio i numeretti...


SVILUPPANDO UN PO' DI CONTI "ELEMENTARI"

* 55mila euro lordi sono pari a 5000 euro al mese, da produrre in 20 gg lavorativi al mese, sono 250 euro di fatturato medio giornaliero, con giorni più alti per compensare eventuali i giorni più bassi. Mica facile!

* questi 250 euro di produzione media giornaliera, in 8 ore (senza ammazzarsi lavorando 10-11-12 ore, che non sono sostenibili a lungo), in termini di tariffa oraria, equivalgono a circa 40 euro all'ora.

* In termini di tariffa a parola, per 400 parole effettive finite effettive all'ora (circa 3000 al giorno, che è un volume abbastanza alto!!), si tratterebbe di lavorare a 0.09-0.10 euro a parola.
Ora, io non ricordo l'ultima volta che ho visto questa tariffa, in lavori di qualche dimensione... Ottenere questa tariffa media per 8 ore al giorno, tutti i giorni, comincia ad essere una cosa che sfiora l'impossibile, ma proseguiamo...

* In termini di tariffa a cartella, assumendo una produttività rispettabile di ben 12 cartelle al giorno (sempre intorno a 2800 parole effettive al giorno!!), si dovrebbero fatturare circa 20 euro a cartella, ma poi bisogna anche averle queste 12 cartelle al giorno x 20 giorni al mese x per 11 mesi all'anno, per raggiungere il suddetto fatturato annuo totale!!!

Insomma, sono numeri che non molti raggiungono, sia come tariffa sia come volume continuativo, e il MERCATO medio, esclusi alcuni lavori straordinariamenti complessi (e lenti da completare), non paga queste tariffe.


CONCLUSIONE

Migliaia di nuovi traduttori che entrano o tentano di entrare nel mercato (già sovrassaturo), sommandosi ogni anno ai precedenti, creano una pressione che porta i penultimi arrivati (1-2 anni di esperienza) a non fare neppure 15mila euro all'anno, e anche molti, già più esperti (5 anni e più di esperienza) a toccare forse i 30mila, ma non sempre.
Infine, pochissimi raggiungono il fatturato dignitoso di 60mila lordi (che sono 30-35mila netti effettivi), in cui si raggiunge una vera indipendenza e un minimo di margine di sicurezza economica (qualche risparmio, pensione integrativa, ecc.).


In futuro, a mio avviso, le cose tenderanno a peggiorare.
Le soluzioni sono individuali, ognuno si organizzi come può, con lo sguardo al lungo periodo e alla sostenibilità. Io ritengo, comunque, che il mercato continuerà con un trend al ribasso delle tariffe e dei redditi medi.

GF


[Edited at 2012-08-01 05:10 GMT]


 
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Risposta a Massimo Aug 1, 2012

mrippa wrote:

... e mi chiedo cosa vuoi che ti venga risposto.

Ti meravigli che traduttori bravi non riescano a fatturare quanto fatturi tu, o stai cercando di evidenziare la tua professionalità e il tuo successo?


No, affatto. Non ho mai detto quanto fatturo io e non ho cercato in alcun modo di evidenziare "la mia professionalità e il mio successo" di cui non parlo in pubblico né in privato. Non so dove tu lo abbia visto. Forse è un'idea che ti sei fatto tu.

Mi sono fatta alcune domande che ho esposto qui non per questi motivi da te accennati ma perché effettivamente ho visto quanto ho fatturato l'anno scorso e quanto mi è rimasto di reddito dopo tasse, anticipi e spese. Devo pagare uno sproposito, come molti.
E mi sono meravigliata del fatto che ci siano traduttori che fatturano 30.000 euro o meno e possano continuare a mantenere aperta l'attività. Fatturando anche 3 volte tanto o anche di più (chiunque, non necessariamente io e non necessariamente nella nostra professione, anche se mi riferisco ovviamente a questa) resta un reddito non proporzionato al lavoro, alla fatica, agli investimenti di tempo. Quello che mi stupisce è che nonostante questa sia la situazione, i tempi di consegna di alcuni di questi traduttori sono eterni, anche per lavori brevi e non urgenti. La produzione va tenuta presente per il fatturato. Tutto qui.

Quello che sta succedendo in Italia è un furto a mano armata perché non c'è un equilibrio tra quello che si fattura e il reddito che resta effettivamente in tasca, si fatturi molto o poco. Così come c'è una sproporzione bestiale fra quanto paga, per esempio, un cliente privato per un servizio di traduzione e quello che effettivamente resta in mano al traduttore. Qui vorrei fare un calcolo con voi ma si aprirebbero molte altre questioni, tra cui il margine che un'agenzia dovrebbe avere perché ad essa resti qualcosa in tasca dopo aver lavorato per offrire un valore aggiunto al lavoro consegnato dal traduttore. Ma questa è un'altra questione, di cui possiamo parlate in questo o in un altro trhead, se volete.


Mi sembra che il tuo post sia troppo orientato alla tua situazione particolare (o a quella dei tuoi collaboratori)

Tutti noi abbiamo un parametro sul quale orientarci, pur sapendo che, come in ogni mercato, ci sono professionisti che hanno un fatturato alto, medio, basso, bassissimo o inesistente. Quello che per me è poco per un altro, in un'altra situazione, può essere alto, o viceversa.


De resto, ci sono svariati motivi per cui una persona può scegliere di smettere di fare il moderatore di un sito chiamato Proz.com, l'idraulico o il contabile.

Certamente, ma quando si intraprende una professione si presume che si voglia vivere di tale professione. Quando si fa il moderatore aggratis uno si può permettere di scegliere un'altra strada dopo un tempo di aiuto ad altri. Ma il lavoro è un'altra cosa.

Il tempo passa e il cambiamento è vita, ma forse sto cadendo anche io nella trappola posta dal titolo del tuo thread: non vale la pena parlare di "dubbio esistenziale" e di massimi sistemi quando in gioco ci sono questioni materiali come lo scegliere di avere più tempo da dedicare a se stessi e ai propri cari

Certo, magari restasse davvero più tempo da dedicare ai propri hobby o ai propri cari. Purtroppo il sistema economico solo ci permette di farci un c. così. Questo, ripeto, se si vuole vivere degnamente dal proprio lavoro e mantenere la propria famiglia (magari anche numerosa).

rifiutare un lavoro da un committente con il quale le cose non sono andate alla perfezione oppure autopromuovere le proprie professionalità su un forum di colleghi.

Quest'ultima parte del discorso non l'ho mica capita. Me la spieghi? Non vedo neanche il nesso fra la prima parte della frase e la seconda.

Perdonami se sono stato brusco, nel caso quanto sopra non sia di tuo gradimento

Hai dato la tua opinione e quando si scrive in un forum ci si spone a ricevere una visione diversa dalla propria. Non ho capito quale sia la tua visione delle cose perché non l'hai spiegata. Ti sei fermato alla mia persona. Se sei stato brusco lo sai solo tu, non sono dentro di te per saperlo. Mi sembra, questo sì, che nel tuo discorso ci siano alcuni punti chiaramente polemici, mentre io non intendevo esserlo. Comunque ho le spalle larghe.

ho la risposta di riserva:

"Non ci sono più i traduttori di una volta, ma la colpa è anche del mercato che taglia le ali alle nostre aspirazioni esistenziali".


Concordo. il mercato taglia le ali alle nostre aspirazioni esistenziali, in questa e in altre professioni. Lo vediamo soprattutto con le nuove leve. Ma qualcosa si potrà fare, no?



[Modificato alle 2012-08-01 20:28 GMT]


 
María José Iglesias
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Stavo parlando di fatturato, non di reddito Aug 1, 2012

texjax DDS PhD wrote:

Se si vanno a controllare i fatti e le cifre, si evince che purtroppo in Italia un reddito inferiore a 35.000 euro è la norma per il 90% degli italiani e non di certo un'eccezione (i dati i del 2012 saranno ancor peggiori, temo). Presumo che di questo 90% facciano parte molti traduttori.

Io mi riferivo al fatturato, non al reddito. E comunque continuo a chiedermi perché. Se il traduttore applica tariffe medio-alte, se lavora e non si addormenta negli allori, se lavora anche con clienti all'estero, se diversifica il suo lavoro tra agenzie e clienti diretti oppure se sceglie di lavorare solo con questi ultimi, perché deve avere un fatturato inferiore a quello descritto?
Nota che non parlo del reddito ma del fatturato, perché è chiaro a tutti, penso, come scrivevo sopra, il carico fiscale, che è veramente strozzante.


Il 90% degli italiani dichiara un reddito al di sotto dei 35mila euro: oltre 20,3 milioni di italiani hanno redditi al di sotto dei 15mila euro, mentre più di 17 milioni dichiarano di avere redditi compresi nella forbice fra 15mila e 35mila euro. Un terzo dei contribuenti non supera un reddito complessivo lordo di 10mila euro."


Questo mi ha fatto venire in mente lo studio che aveva fatto Gianfranco qualche anno fa sulle tariffe del traduttore. Quanto si dovrebbe fatturare per riuscire ad ottenere un reddito accettabile che permetta di andare in vacanza, di investire nella propria attività e di guadagnare effettivamente. Questo lo dico perché uno può essere contento vedendo "sulla carta" che ha fatturato bene. Poi la realtà cambia quando si devono pagare le tasse.


 
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Per Gianfranco Aug 1, 2012

Grazie per il tuo post, molto esaustivo e chiaro, come sempre.
Sto uscendo e non posso fermarmi ora, ma hai dato spunti interessanti che sicuramente commenterò più tardi.


 
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Per Gianfranco Aug 1, 2012

gianfranco wrote:
Secondo me questo livello di fatturato, tolte le spese (che per fortuna, in genere, sono abbastanza modeste), le tasse e i contributi, è a livello di mera sopravvivenza.
Non sembra, ma è così.

Esattamente. A questo mi riferivo.
Da 30mila euro di fatturato restano, forse, 15-16mila euro, e in Europa con questa cifra si può vivere decentemente solo se non si deve pagare un affitto o un mutuo, altrimenti si vive in casa dei genitori o insieme a un partner con reddito abbastanza buono.
Un traduttore, con questo reddito, pur lavorando a tempo pieno, non riesce a essere veramente indipendente o in grado di mantenere una famiglia.

Anche qui, hai colto al volo quello che intendevo dire. Ma sembra che questa sia per molti la situazione attuale. È questo che mi stupisce.



In generale: penso che scegliere di risiedere all'estero sia una scelta di vita, difficilmente giustificabile da una semplice, probabilmente non grandissima, convenienza fiscale. Sicuramente, se lo si fa anche per questo motivo, ci sono comunque a lato anche altri motivi importanti.

Certo, è così. Ma mi pare di aver letto solo qualche giorno fa e per molte volte che si va all'estero, anche mantenendo la residenza in Italia, cercando altre agevolazioni. Non entro nel merito della leggittimità di queste scelte e rispetto ovviamente chi si trasferisce come scelta di vita (anch'io una volta mi trasferì dalla Spagna all'estero), ma io parlavo di lavoro e non di viaggiare per il piacere di farlo. Non mi dilungo su questo perché sono consapevole di poter alzare polemiche non volute e di essere fraintesa. Non avendo voglia di farlo, mi fermo qui su questo argomento.


María José Iglesias wrote:
Ho anche notato che questi stessi traduttori rifiutano spesso e volentieri dei lavori anche quando i tempi di consegna non sono molto brevi (per esempio 5 cartelle entro 4 giorni). Mi riferisco anche a lavori semplici che non richiedono una competenza specifica o un alto livello di specializzazione ma anche a lavori più corposi, interessanti, non particolarmente urgenti ma più specialistici.

Passo.
Ci sono troppe situazioni personali per poter esprimere un pensiero sintetico su tutte queste situazioni.


E invece questo era proprio il nocciolo del mio discorso.
Traduttori che guadagnano poco (fatturano poco e di conseguenza il reddito è basso), perché semplicemente lavorano poco. Mi sono chiesta il perché di questo, e la mia è una domanda più che lecita. Uno può scegliere di lavorare solo una volta alla settimana se crede, può decidere di fare la o il casalingo a part-time o a tempo quasi pieno, ma poi è inutile lamentarsi del reddito.


María José Iglesias wrote:
2) Come è possibile che un traduttore che non supera i 30.000 euro all’anno di fatturato, rifiuti lavori con tanta facilità e in modo ripetuto?

Dipende. Potrebbe accadere per mille motivi: stanchezza, altri interessi, altro lavoro di traduzione o altro lavoro diverso, tariffa non soddisfacente, insicurezza nell'argomento o altro ancora.



OK, allora non è vero che dal lavoro di traduzione non si vive.
Non si vive della traduzione se non si produce, se si fanno altri lavori oltre a questo, se si è stanchi, se il prezzo del lavoro non corrisponde al servizio che si offre, se si aspetta che le agenzie ti diano tutto fatto (per poi però levarle la pelle non appena si può), se non si ha la minimia iniziativa per innovare. La lista potrebbe continuare all'infinito, proprio perché i motivi potrebbero essere molti e molto diversi per ciascuno.


In generale, penso che anche se il lavoro è tanto, i traduttori sono troppi e la "fetta media" di lavoro sta diventando sempre più piccola.

E allora mi chiedo ancora: una volta appurato questo, si tira fuori qualche conclusione e si mira alla soluzione o si resta lì seduti a lamentarsi eternamente? Si fa, in generale, qualche cosa per offrire un "di più" rispetto ai concorrenti? O si manda la solita email standard alle agenzie? Non è una affermazione, è sempre una domanda. Possibile che l'unica alternativa sia cambiare mestiere? Io non credo.

Nei casi individuali, poi accade di tutto e il contrario di tutto. Ci sono anche traduttori capaci che si girano i pollici e, all'estremo opposto, anche traduttori diciamo "meno capaci" ma sommersi di lavoro, e tutti i gradi intermedi nel mezzo.

Forse perché non si è mai abbastanza "imprenditori".

Potrebbe anche essere che alcuni traduttori veramente bravi e molto coscienziosi rifiutino i lavori per cui non si sentono di offrire il meglio (a volte anche con scrupoli eccessivi), mentre alcuni di quelli saturi sono incoscienti, quasi irresponsabili, e accettano di tutto senza fare una piega, anche quando si tratta di testi "palesemente" fuori dalla loro portata.

Sì, ma questo non c'entra con quanto si parlava sul fatturato. Ci sono traduttori sommersi di lavori che svendono i servizi e che proprio perché li svendono non raggiungono una fatturazione accettabile e, dopo le tasse, un reddito diginitoso. Altri che si credono o che sono effettivamente dei geni, iperspecializzati, ma che chiedono tariffe che il loro mercato non è disposto a pagare. So bene chi sono questi traduttori. Mi piacerebbe poter lavorare di continuo con loro, ma semplicemente non ce la faccio se non in modo occasionale (mi riferisco a quei traduttori che chiedono alle agenzia italiana dai 0,13€ in avanti. Anche questi, con tanto di specializzazione, tariffe alte, ecc. finiscono per fatturare poco e guadagnare poco, ed è un peccato. Potrebbero diversificare la clientela e rivolgersi direttamene alle aziende, ma non vogliono. Una scelta rispettabilissima anche questa. Quelli in mezzo, dovrebbero essere quelli che ce la fanno ad investire in una attività e mantenerla. Eppure magari non emergono perché hanno una bassa produzione o perché non sono specializzati, o ancora perché, per mancanza di fantasia, potendolo fare non trovano la loro nicchia specifica sul mercato, quel "qualcosa" che li distingua dalla massa (e le premesse ci sarebbero, questa è la cosa più triste).

Ma poi, alla fine della giostra, ognuno si sbuccia i suoi problemi...

È vero, è così. Ma siccome qui è uso e costume lamentarsi sempre...
Forse la mia domanda era troppo ingenua e non dovevo postarla. Non avevo intenzioni nascoste.



Direi addirittura che mi sento di consigliare vivamente a tutti di coltivare una seconda fonte di reddito, che sia anche solo il 10%, inizialmente, o il 30% o che diventi il 75% del loro reddito, è meglio saper fare qualcos'altro E FARLO! Questo per essere pronti, in caso di problemi seri nel settore ad avere un reddito alternativo.
In altri termini, sconsiglio di tenere tutte le uova nello stesso paniere.

Io su questo non concordo, ma scelte sono scelte.


María José Iglesias wrote:
3b) si lamentano delle tariffe e poi si propongono forse a poco o a pochissimo (e per questo non arrivano a fatturare);

Questo è imperdonabile!
Lamentarsi delle tariffe inadeguate e non accettarle va bene, non lamentarsi e accettarle va bene lo stesso, ma lamentarsi in pubblico e accettarle (o proporle) è una finzione puerile e una mancanza di coerenza. Almeno un po' di coerenza, no?

Concordo. E aggiungo: sarebbe meglio anziché andare sempre a lamentarsi delle tariffe altrui, cercare di migliorare il proprio lavoro con la testa un po' più alta.



Qui hai lanciato casi diversi e ipotesi disparate. Sono tutte situazioni esistenti e diffuse, ma ognuno ha il diritto di organizze il proprio reddito familiare-personale come ritiene. Il motivo possono essere i figli, l'età, altre esigenze, e... in fondo, la propria vita.
Non tutti possono o vogliono tirare al massimo la corda del lavoro, e comunque non in tutte le fasi della vita, e magari ci vanno comodi perché hanno altre situazioni. Tutto normale e legittimo.

È verissimo, ma tutti vogliono comunque guadagnare. O quasi tutti. E chi ha un'attività in proprio di solito mette tutta la carne al fuoco.

In verità, il nostro lavoro dovrebbe essere generalmente pagato meglio, ma esiste di fatto una situazione di enorme affollamento che genera una depressione delle tariffe ("buyer's market").
Molti sono costretti ad accettare le tariffe attuali, oppure a lavorare di meno oppure anche, addirittura, vengono espulsi di fatto dal mercato per.... mancanza di lavoro a tariffe decenti.

In tutti tutti i mercati? E qualsiasi sia la specializzazione del traduttore? E qualsiasi sia la tipologia di clientela? Non credo.

Per questo motivo mi sto spostando gradualmente verso altre fonti di reddito e, per ora, ho ancora il piede in due staffe, con una terza possibile opzione in preparazione.

Ammiro chi come te ha le forze e il coraggio di ricominciare sempre, anche a 50 anni suonati. Lo dico con tutta sincerità. Io non avrei la forza né la voglia di farlo. Uno si prepara, si imposta e lavora per anni per arrivare da qualche parte, non per dover sempre ricominciare da capo in settori nuovi. Magari per qualcuno questo può essere allettante. Confesso che per me non lo sarebbe. Non credo che questo sia l'ideale della categoria.


I clienti e le agenzie vogliono pagare il meno possibile (e non dico che siano tutti indemoniati per fare soldi alle nostre spalle, spesso tirano sul prezzo perché pressati a loro volta dai loro concorrenti, seriamente!!)

Sì, è così. Io non guardo i "falsi concorrenti" e cioè quelli con cui non posso competere ma certamente bisogna guardare la propria concorrenza, quella reale; anche questo fa parte del lavoro di gestione di qualsiasi attività. È la legge del mercato.


Insomma, a conti fatti, bisognerebbe fatturare almeno 50-60mila euro (lordi) per restare con almeno 25-30 mila euro netti in mano, al netto di tutto (spese, tasse, contributi, aggiornamento professionale, ecc.).
Fatturare 55mila euro (prendiamo una cifra media tra 50 e 60) significa produrre 5000 euro di media per 11 mesi, o 5500 per 10 mesi, che con le tariffe medie attuali diventa improbabile.

Almeno quella cifra.
Ma a me non sembra affatto una cifra improbabile se si sa come diversificare la propria clientela, se si produce un numero adeguato di parole, se oltre al puro e duro lavoro di traduzione si sanno offrire consulenze e non un semplice "servizio" paragonabile, come ben diceva Luca Lovisolo nella sua ultima newsletter, a un semplice servizio di fotocopie o di battitura di testi rapido ed economico.

Ho letto quanto hai scritto, Gianfranco, anche sui calcoli e ti vedo insolitamente pesimista.
Io credo che per aumentare il fatturato e di conseguenza anche il reddito di chi non ci arriva, non si debba fare altro che diversificare: diversificare la clientela, diversificare la gamma di servizi specializzati che si possono offrire. Se si sceglie di lavorare solo con le agenzie e di fare il solito lavoro di "traduzione e basta", il traduttore ha le gambe corte.

Le mie conclusioni "parziali":
- Occorrerebbe che la pressione fiscale fosse più bassa in modo che non si avesse così tanta paura di investire nel lavoro e di rischiare. Ma questo è quello che passa il convento e per ora bisogna vivere il presente e vedere cosa si può fare mentre siamo nella situazione attuale, non solo lamentarsi; altrimenti si entra in un cerchio chiuso che non porta molto lontano.
- Occorrerebbe smetterla con la mentalità di trovare esclusivamente agenzie che danno la pappa pronta.
- Occorrerebbe investire di più nel marketing e non limitarsi al solito curriculum vitae inviato a cassaccio in formato europeo.
- Occorrerebbe aver un po' più di curiosità e prepararsi per lavorare diversamente nell'ambito delle traduzioni (o del post-editing). Guardare fuori e vedere cosa fanno gli altri (non gli altri qui su ProZ.com, ma anche fuori) anziché essere fossilizzati nelle posizioni di una volta. Il futuro è praticamente già qui. Io, che sento come tutti la pressione, sono comunque ottimista.

Vi saluto.

María José

[Modificato alle 2012-08-02 09:48 GMT]


 
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Pensierini Aug 1, 2012

María José Iglesias wrote:

texjax DDS PhD wrote:

Se si vanno a controllare i fatti e le cifre, si evince che purtroppo in Italia un reddito inferiore a 35.000 euro è la norma per il 90% degli italiani e non di certo un'eccezione (i dati i del 2012 saranno ancor peggiori, temo). Presumo che di questo 90% facciano parte molti traduttori.


Io mi riferivo al fatturato, non al reddito. E comunque continuo a chiedermi perché. Se il traduttore applica tariffe medio-alte, se lavora e non si addormenta negli allori, se lavora anche con clienti all'estero, se diversifica il suo lavoro tra agenzie e clienti diretti oppure se sceglie di lavorare solo con questi ultimi, perché deve avere un fatturato inferiore a quello descritto?
Nota che non parlo del reddito ma del fatturato, perché è chiaro a tutti, penso, come scrivevo sopra, il carico fiscale, che è veramente strozzante.


Hai ragione, fatturato e non reddito. Peggio ancora, quindi.

Detto questo, visto che parli di traduttori affermati e non di colleghi alle prime armi, io da quando bazzico da queste parti qualche idea in proposito me la sono fatta. Naturalmente parlo per quella che è la mia esperienza, le mie sono impressioni.

Senz'altro ci sono i casi, molto sporadici, di coloro che hanno tariffe talmente alte da alienarsi una fetta di mercato, a cui evidentemente non vogliono appartenere, ragion per cui lavorano poco o pochissimo. I casi sono due: o hanno altre fonti di reddito oppure prima o poi dovranno necessariamente capitolare, in un modo o nell'altro. Ma questi sono casi a sé e non fanno statistica.

Tralasciando i suddetti, quindi, credo che una parte del problema sia imputabile alla gestione dell'attività.
Su questo punto si è espresso molte volte Gianfranco e non sto qui a ripetere cose che lui ha già detto meglio di come potrei fare io.

Qualche giorno fa, giusto per fare un esempio banale ma significativo, è apparso questo poll: Do you monitor yearly income increase/decrease per client?.

I risultati e alcuni interventi mi hanno lasciata di stucco: oltre il 70% dei 1389 partecipanti ha risposto negativamente e il 40% non ha alcuna intenzione di monitorare i propri introiti per cliente neanche in futuro.

Tra le motivazioni addotte dai pochi che hanno argomentato: questa è roba per il mio commercialista e non certo per me, presunta mancanza di controllo su quello che i clienti decidono di fare e il fatto che questi dati sono rilevanti solo per aziende più grosse e non per un lavoratore autonomo con tempo e risorse limitate. Okkeey...

Personalmente mi sembra una strategia un po' troppo "passiva" per un freelance, ma ognuno faccia come crede.

Ci sono poi quelli che, anche bravi, anche molto bravi, chiedono troppo poco. Perché sottovalutino così se stessi e il loro lavoro non lo capisco e non lo capirò mai.

Ci sono quelli inoltre che non solo chiedono poco, ma si fossilizzano con le stesse agenzie che pagano da fame e a babbo morto, come se non avessero altra via di scampo. Puro masochismo. Ma cosa impedisce loro di cercare altri clienti altrove? Freelance, lo dice la parola!

Un'altra possibile motivazione al mancato "successo" (in termini meramente e freddamente economici) è che ad alcuni colleghi è del tutto sconosciuto l'ABC della buona creanza. Parlo per esperienza personale: mi capita spesso di venire contattata per lavori a cui devo rinunciare per svariati motivi.
Altrettanto spesso, in passato ho girato il cliente a qualche collega. Il 98% delle volte in cui il lavoro è stato poi effettivamente accettato - e regolarmente retribuito, aggiungo - non ho ricevuto neanche una riga di ringraziamento. Ovvio che alla prossima occasione quel nome non si troverà nella mia lista di colleghi da raccomandare e così ci si preclude la possibilità di acquisire clienti grazie al passaparola. Chi è causa del suo mal...

Ancor più sorprendentemente, la maggior parte dei colleghi interpellati di volta in volta (e che magari in privato e non piangono miseria e si lamentano di non aver abbastanza lavoro) ha rifiutato l'incarico (nota che parlo di progetti a tariffe considerate medio-alte). Perché ciò accada è un mistero, ma questi sono i fatti e tu mi confermi il fenomeno.

Un altro motivo, come tu dici, forse può essere la scarsa reperibilità. Crisi o non crisi, recessione o boom economico, in certi periodi dell'anno il parco traduttori si riduce, perché le ferie, le festività e le feste patronali sono sacre. Quest'anno, con il quadro economico apocalittico che ci sovrasta tutti, pensavo francamente che le cose sarebbero state diverse e invece immancabilmente a luglio ho ricevuto più richieste di collaborazione del solito (clienti nuovi e clienti fidelizzati che mi mandano più lavoro per mancanza di "manovalanza"). Ripeto, ognuno faccia come crede, ma non essere reperibili per un mese e più non mi sembra una mossa vincente, men che meno in un periodo di crisi.

Ci sono poi quelli che non sono professionali. Period. Traduzioni consegnate in ritardo, formattazioni da far pena (certi non usano neanche lo stesso font in un unico file!), gente che a due giorni dalla scadenza dice di non poter svolgere il lavoro assegnato (capitato la settimana scorsa) e via discorrendo. Una volta mi è capitato di dover mettere le pezze a un file di Trados corrotto e non pulito inviato a un cliente diretto che Trados non sapeva neanche cosa fosse. Parlo sempre di traduttori "navigati" o presunti tali.

Alcuni colleghi forse sono generalisti e lì la concorrenza è davvero spietata, altri non si aggiornano e pretendono di lavorare oggi con gli stessi strumenti di 20 anni fa, poco pratico come minimo.

Insomma, di motivi ce ne possono essere e sicuramente ce ne sono svariati, non ultimo la mancanza di organizzazione e autodisciplina (che è un prerequisito indispensabile sempre nel lavoro e a maggior ragione se sei un freelance).

Stabilito che il fatturato medio di un traduttore non è da favola (a volte francamente da incubo), io ho un paio di mantra a cui faccio spesso riferimento e che mi spronano. Li scrivo soprattutto per i giovani colleghi che ci leggono. Per molti degli attempati vale il detto old dog...new tricks...e poi non hanno certo bisogno dei miei consigli.

Uno è scritto con inchiostro rosso sulla lavagna magnetica scrivibile che ho di fronte al computer, lo leggo 1000 volte al giorno:
Hard work is a two-way street. You get back exactly what you put in.

E ancora, una frase che mi aveva colpito molto nel mio primo periodo americano:
Successful people do things that unsuccessful people are not willing to do.

E per concludere:
Insanity: doing the same thing over and over again and expecting different results.

[Edited at 2012-08-02 02:26 GMT]


 
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Bisogna capire il mercato Aug 1, 2012

mrippa wrote:

..... la colpa è anche del mercato .....




Guarda - il mercato delle auto ricomprende la Fiat 500 e la Ferrari Testarossa; è un mercato molto diversificato che soddisfa una gamma di esigenze, dal prodotto "a poco prezzo" al prodotto di valore elevato.

Idem per noi traduttori: alcuni producono grandi volumi di Cinquecento e altri producono poche ma magnificheTestarossa !


 
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I grandi volumi... Aug 1, 2012

Tom in London wrote:

Idem per noi traduttori: alcuni producono grandi volumi di Cinquecento e altri producono poche ma magnificheTestarossa !

Senza dimenticare quelli che producono tanti volumi di magnifiche Testarossa. Ci sono anche questi e sicuramente sono in vantaggio rispetto agli altri.
Io non parlavo però di nessuna delle due cateogie che tu menzioni e di questa che cito io adesso, ma di quelli che producono pochi volumi di Multipla o anche di Mercedes che sembra siano la maggior parte, almeno qui in Italia.

[Modificato alle 2012-08-01 16:27 GMT]


 
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Insomma Aug 1, 2012

Sì María José

Se non guadagniamo abbastanza dal nostro lavoro, non serve dare la colpa al "mercato". piuttosto occorre capire tale mercato e adoperarsi per scavarvi un propria nicchia che ci differenzi dagli altri.

Questa comunque è la mia opinione..


 
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E concordo! Aug 1, 2012

E sono d'accordo con te.

 
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Giusto Tom Aug 1, 2012

Tom in London wrote:


Se non guadagniamo abbastanza dal nostro lavoro, non serve dare la colpa al "mercato". piuttosto occorre capire tale mercato e adoperarsi per scavarvi un propria nicchia che ci differenzi dagli altri.

Questa comunque è la mia opinione..


Dobbiamo curare la nostra attività al meglio delle nostre possibilità, coltivarla come un orticello, o meglio un bel giardino ben curato, ma non è molto importante guardare il giardino/orticello altrui.

P.S. Chiedo scusa, mi era partito il post senza contenuto, l'ho sistemato.

[Edited at 2012-08-01 17:17 GMT]


 
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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?






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