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Thread poster: Bruno Depascale
Laura Gentili
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Italia o estero Jun 17, 2013

Maria Teresa Pozzi wrote:

Se non avessi 3 figli da sistema e ormai grandicelli da spostare scapperai a gambe legate dall'Italia.


Io ho 3 figli adolescenti e devo dire che sono molto contenta di vivere in Italia, nel senso che con poche centinaia di euro all'anno (fra tasse di iscrizione e libri di testo) posso farli studiare in ottime scuole statali (liceo classico, linguistico e musicale). Se vivessi in altri Paesi non sarebbe così facile, sono una madre single e non potrei certo mandarli alla scuola privata.
Il mio ex marito è affetto da una grave patologia e viene curato assolutamente gratis da ottimi medici, con trattamenti estremamente costosi per cui non paga un centesimo.
Certo, è possibile che quando tu avrai dei figli al liceo le scuole statali siano decadute al punto da dover ricorrere alle scuole private. O che la sanità non possa più offrire quello che offre adesso. Forse se avessi la tua età mi trasferirei in Canada, un Paese che offre numerosi vantaggi.


Laura


 
Angie Garbarino
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Capisco Jun 17, 2013

Gianluca Attoli wrote:
No, mi riferivo a un concetto più sottile e forse più "romantico", oltre che più generale. Lo streaming, sì, mi veicola i programmi TV, i film... ma le persone, i negozi, i luoghi, il "rumore" di una città, tutte le occasioni di vivere nel divenire del registro linguistico, si perdono (acquisendone di nuove). E' una condizione più che uno strumento, però io non potrei farne a meno.


Ma solo perché mio figlio (stessa generazione tua), la pensa esattamente come te, e sta lottando per un futuro in Italia, dal canto mio, ho lottato già troppo, questione di generazione, credo.


 
Bruno Depascale
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Grazie a tutti per le vostre risposte Jun 17, 2013

Carmen Copilau wrote:
Hai pensato di chiudere la P.IVA? Anche io sono stata tentata di aprirla perché l'espressione "prestazione occasionale" mi suonava proprio male, mi faceva sentire in mezzo alla strada ad adescare clienti.


Grazie mille Carmen,
in realtà no, non ho pensato di chiudere la p. iva.
Questo perché comunque fatturo più di 5.000 euro all’anno e non voglio sentirmi evasore fiscale. Uno dei motivi per cui l’ho aperta era appunto per “mettermi in regola” sotto ogni punto di vista. Io quello di traduttore lo considero un lavoro a tutti gli effetti, checché ne possano dire e pensare parenti, amici e conoscenti che spesso fanno le facce strane quando gli dico quello che faccio.
Comunque, oltre all’aspetto pensionistico, anche per fare qualcosa come aprire un mutuo, devi possedere delle entrate “alla luce del sole”.
A me l’aspetto che più mi “brucia” di tutta la questione è appunto il benedetto INPS. Possibile che viviamo in una società democratica e non abbiamo il diritto di scegliere a chi affidare i soldi per il nostro futuro da anziani?
Poi, sinceramente, non so come si possa fare nel 2013 a nascondere i proventi di un’attività che passano per conti correnti e carte di credito controllati.



Claudia Benetello wrote:
Ciao Bruno,

ti consiglio caldamente di parlare di queste cose con il tuo commercialista. Se fossi in te, eviterei di parlare di lavoro nero e società off-shore in un forum indicizzato su Google...!



Grazie Claudia,
però ribadisco che non è un concetto di evadere le tasse. Tanto più che discutere non ammazza nessuno, o sbaglio?
Col commercialista ci parlerò oggi, ma non ho molta fiducia in quello che può dirmi al riguardo...



Laura Gentili wrote:
Io ho 3 figli adolescenti e devo dire che sono molto contenta di vivere in Italia, nel senso che con poche centinaia di euro all'anno (fra tasse di iscrizione e libri di testo) posso farli studiare in ottime scuole statali (liceo classico, linguistico e musicale). Se vivessi in altri Paesi non sarebbe così facile, sono una madre single e non potrei certo mandarli alla scuola privata.
Il mio ex marito è affetto da una grave patologia e viene curato assolutamente gratis da ottimi medici, con trattamenti estremamente costosi per cui non paga un centesimo.
Certo, è possibile che quando tu avrai dei figli al liceo le scuole statali siano decadute al punto da dover ricorrere alle scuole private. O che la sanità non possa più offrire quello che offre adesso. Forse se avessi la tua età mi trasferirei in Canada, un Paese che offre numerosi vantaggi.


Grazie mille Laura,
purtroppo le cose che hai citato, sanità e scuola, dovrebbero proprio essere il vanto dell’Italia, ma in realtà dipende da zona a zona dell’Italia.
Ti posso garantire che la situazione in Puglia è penosa, e non scherzo. Oltre alle attese di mesi-anni per qualsiasi cosa, a meno che non stai proprio morendo, per salvarti la pelle conviene rivolgerti a medici e strutture private.
Per me questa non è sanità pubblica. Nell’argomento della scuola/università non voglio nemmeno entrarci.
Purtroppo l’Italia è fatta di tante realtà e le isole felici come quella che descrivi tu sono molte poche, senza offesa per i medici che fanno il loro lavoro con professionalità, ma con offesa per dirigenti, politici e baroni vari


 
patrizia musiu
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la realtà PROVIAMO a costruircela, però... Jun 17, 2013

Gianluca Attoli wrote:


Comunque mi sembra francamente esagerato sostenere di "scappare a gambe levate" da un posto in cui "non c'è più niente da trovare". Io vedo una realtà molto diversa (ma d'altra parte... la realtà ce la costruiamo!).


E' vero quello che dici, perché non proviamo a costruirci una realtà diversa nel posto nel quale ci troviamo? Ma perché uno deve essere costretto ad andarsene? Questa è la mia casa, questo è il paese in cui sono nata e, nonostante tutto io, come molti altri, il legame con la mia terra e con le persone che fanno parte della mia vita, lo considero importante. Purtroppo è anche vero che è difficile non sentire la voglia di scappare da un posto che invece di incoraggiare la tua iniziativa, la stronca portandoti via una bella fetta di quello che tu produci. Ed è triste non riuscire a sconfiggere la mentalità secondo la quale chi evade le tasse è considerato un FURBO anziché un malfattore mentre chi rispetta le regole è un emerito stupido. Io posso provare quanto mi pare a portarmi avanti un'attività o un'iniziativa economica personale ma se sono trattata come un servo della gleba prima o poi a questa attività devo rinunciare e chiuderla perché non mi rende nulla.

Riguardo al fatto di chiudere la P.I: è davvero possibile lavorare SENZA? A parte il fatto che un'imposizione bisogna pagarla ugualmente, e che di 5000 euro l'anno ne me farei ben poco (e credo non solo io), per me che lavoro al 99% con l'estero chiudere la P.I. sarebbe impossibile, alcune agenzie mi hanno anche chiesto l'iscrizione negli elenchi VIES per considerarla valida.


 
dropinka (X)
dropinka (X)  Identity Verified
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Occhio... Jun 17, 2013

Bruno Depascale wrote:

Grazie Claudia,
però ribadisco che non è un concetto di evadere le tasse. Tanto più che discutere non ammazza nessuno, o sbaglio?
Col commercialista ci parlerò oggi, ma non ho molta fiducia in quello che può dirmi al riguardo...



Personalmente non mi sognerei mai di dire in un forum indicizzato su Google che io (con tanto di nome e cognome) "ho soppesato bene i pro e i contro della situazione. O lavorare in nero in Italia, con tutti gli aspetti negativi che ciò comporta, inclusi quelli di carattere civico-morale, oppure aprire una società all’estero e rendersi indipendenti da una tassazione assurda" ecc.
Poi vedi tu.

Claudia


 
Ilaria Benecchi
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traduttori e valigie di cartone Jun 17, 2013

Caro Bruno,
non posso esserti utile in merito a una tua possibile attività all'estero poiché vivo e lavoro in Italia come traduttrice.

Il contributo che mi sento di darti è quello di provare a fare qualche esperienza all'estero e se trovi un posto in cui ti senti più a tuo agio sia a livello professionale che personale, prova a fermarti e a lavorare lì con "tutte le carte in regola".

Personalmente ti sconsiglio un'esperienza ibrida, come ad esempio vivere in
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Caro Bruno,
non posso esserti utile in merito a una tua possibile attività all'estero poiché vivo e lavoro in Italia come traduttrice.

Il contributo che mi sento di darti è quello di provare a fare qualche esperienza all'estero e se trovi un posto in cui ti senti più a tuo agio sia a livello professionale che personale, prova a fermarti e a lavorare lì con "tutte le carte in regola".

Personalmente ti sconsiglio un'esperienza ibrida, come ad esempio vivere in Italia con una gestione contabile all'estero (ammesso e non concesso che ciò sia possibile e legale).
Abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lamentarci ma se in qualche modo vogliamo cambiare le cose dobbiamo cercare una coerenza fra le nostre parole e i nostri fatti, ovunque decidiamo di vivere.

La situazione economica in Italia è molto dura, ma lo è anche a livello globale. Per ribaltare un po' la prospettiva, si potrebbe dire che lo è sempre stata, e che noi "occidentali" abbiamo vissuto una piccola finestra di benessere economico di alcune decine di anni, sia pure con un prezzo molto salato per l'ambiente, le prossime generazioni e forse anche per il resto del mondo.

Vivo anch'io ogni giorno le difficoltà di cui parli ma non condivido il tuo pessimismo cosmico. In fondo solo i nostri nonni e bisnonni hanno vissuto due guerre mondiali, fame e freddo.

Se non ci sentiamo trattati equamente in Italia facciamo le valigie e partiamo, ma sempre con la certezza di poter portare ovunque con noi il nostro piccolo contributo per migliorare il mondo.
E poi pensaci, le nostre valigie non sono neanche di cartone e spago ma dei robustissimi trolley, poteva andarci peggio

In bocca al lupo per il tuo futuro come traduttore e cittadino del mondo!
Con affetto,
Ilaria
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Mario Cerutti
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Il lavoro del traduttore ovunque Jun 17, 2013

Gianluca Attoli wrote:
Secondo me non è tanto vero che può essere svolto ovunque. Uno dei requisiti per tradurre "bene" materiale rivolto specie a un pubblico ampio è essere a contatto materialmente e quotidianamente con la realtà di riferimento, se mi trasferisco in Australia, tra un anno non avrò lontanamente lo stesso polso del mio ambiente culturale (in compenso, ce l'avrò dell'Australia).

... mi riferivo a un concetto più sottile e forse più "romantico", oltre che più generale. Lo streaming, sì, mi veicola i programmi TV, i film... ma le persone, i negozi, i luoghi, il "rumore" di una città, tutte le occasioni di vivere nel divenire del registro linguistico, si perdono (acquisendone di nuove). E' una condizione più che uno strumento, però io non potrei farne a meno.


Mah, secondo me dipende anche da cosa si traduce. A parte la conoscenza linguistica in sé, probabilmente nei lavori che richiedono conoscenze di prima mano e aggiornatissime su taluni aspetti sociali del paese della lingua attiva è avvantaggiato chi ci vive. Ma è un vantaggio sottile, circoscritto ad alcune situazioni e comunque non prerogativa di tutti perché, ad esempio - e questa sensazione mi giunge abbastanza spesso - non tutti i colleghi che vivono in Italia dimostrano *nella pratica traduttiva* di avere tratto un gran vantaggio da quelle "occasioni di vivere nel divenire del registro linguistico" solo per il fatto di viverci.

Per tradurre argomenti di marketing, computer, business, Internet, IT, prodotti di elettronica di consumo, medicina, odontoiatria, missilistica e così via non vedo come possa essere svantaggiato chi vive in un altro paese. Al giorno d'oggi il traduttore medio può tranquillamente vivere ovunque abbia la garanzia di una connessione a Internet affidabile e un ambiente sociale e culturale che non sia di ostacolo alle proprie necessità di aggiornamento linguistico prima e tecnico poi.

Il discorso della residenza effettiva secondo me non deve perciò rappresentare per il collega Depascale un freno psicologico al proprio desiderio di trovare all'estero una condizione migliore. Che l'abbiano scelto per necessità, protesta o semplice desiderio di cambiare, a moltissimi italiani l'espatrio ha portato fortuna. E si può continuare ad essere italiani e amare l'Italia anche vivendo all'estero.

[Edited at 2013-06-17 13:49 GMT]


 
Bruno Depascale
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Hai ragione ma... Jun 17, 2013

VidiSkribi wrote:

Caro Bruno,
non posso esserti utile in merito a una tua possibile attività all'estero poiché vivo e lavoro in Italia come traduttrice.

Il contributo che mi sento di darti è quello di provare a fare qualche esperienza all'estero e se trovi un posto in cui ti senti più a tuo agio sia a livello professionale che personale, prova a fermarti e a lavorare lì con "tutte le carte in regola".

Personalmente ti sconsiglio un'esperienza ibrida, come ad esempio vivere in Italia con una gestione contabile all'estero (ammesso e non concesso che ciò sia possibile e legale).
Abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lamentarci ma se in qualche modo vogliamo cambiare le cose dobbiamo cercare una coerenza fra le nostre parole e i nostri fatti, ovunque decidiamo di vivere.

La situazione economica in Italia è molto dura, ma lo è anche a livello globale. Per ribaltare un po' la prospettiva, si potrebbe dire che lo è sempre stata, e che noi "occidentali" abbiamo vissuto una piccola finestra di benessere economico di alcune decine di anni, sia pure con un prezzo molto salato per l'ambiente, le prossime generazioni e forse anche per il resto del mondo.

Vivo anch'io ogni giorno le difficoltà di cui parli ma non condivido il tuo pessimismo cosmico. In fondo solo i nostri nonni e bisnonni hanno vissuto due guerre mondiali, fame e freddo.

Se non ci sentiamo trattati equamente in Italia facciamo le valigie e partiamo, ma sempre con la certezza di poter portare ovunque con noi il nostro piccolo contributo per migliorare il mondo.
E poi pensaci, le nostre valigie non sono neanche di cartone e spago ma dei robustissimi trolley, poteva andarci peggio

In bocca al lupo per il tuo futuro come traduttore e cittadino del mondo!
Con affetto,
Ilaria



Grazie mille per i tuoi pensieri Ilaria,
hai perfettamente ragione, ma il mio non è pessimismo cosmico.
Se incontri un giovane del sud Italia, senza lavoro, magari in condizioni familiari difficili, la cui unica prospettiva è quella di fare lavoretti sottopagati e umili, che gli dici di essere ottimista?
In realtà forse l'occidente ha vissuto una fase di "eccessivo" benessere economico, ma l'Italia ha interpretato tutto al rovescio.
Mi spiego meglio, anziché puntare sul merito e sulle competenze si è preferito ricorrere ai soliti trucchetti e alle solite raccomandazioni. E qui al sud è tutto più amplificato rispetto al resto d'Italia.
Non sono io che sono pessimista, ma forse è l'Italia ad essere "eccessivamente" ottimista.
O meglio, sono i politici che vogliono infondere ottimismo, per non essere travolti.
Secondo me ci sono due Italie: quelli che ancora possono fare finta di essere ottimisti, ma che secondo me non vogliono vedere in faccia la realtà, e la gente comune, tra cui i disoccupati, che davanti a sé non vedono nessuna speranza di cambiamento...
Imprenditori o figli di papà a cui tutto va bene (magari non per merito loro o grazie a escamotage illegali) e che si prendono il lusso di dire in tv che i giovani non hanno voglia di lavorare, che la crisi non esiste ecc. ecc.
Io per fortuna un lavoro, anche se precario, ce l'ho. Ma non per questo mi prendo il lusso di dire che va tutto bene. Perché non è così e bisogna aprire gli occhi sulla realtà che spesso i telegiornali e gli stessi politici non vogliono farci vedere.


 
Flora Iacoponi, MCIL
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percezione Jun 17, 2013

ciao Bruno

scrivo solo un breve commento per dirti che mi trovi d'accordo e ugualmente pessimista. E anche per aggiungere che le cose non sono così solo per la tua generazione, io che mi sono laureata nel 1992 ho provato la stessa frustrazione e le stesse difficoltà per anni.
Credo però che una percezione più pessimistica o ottimistica sulla situazione italiana e sulle prospettive personali e professionali dipenda molto da dove si ha la fortuna (o sfortuna) di vivere in
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ciao Bruno

scrivo solo un breve commento per dirti che mi trovi d'accordo e ugualmente pessimista. E anche per aggiungere che le cose non sono così solo per la tua generazione, io che mi sono laureata nel 1992 ho provato la stessa frustrazione e le stesse difficoltà per anni.
Credo però che una percezione più pessimistica o ottimistica sulla situazione italiana e sulle prospettive personali e professionali dipenda molto da dove si ha la fortuna (o sfortuna) di vivere in Italia. Io provengo da una città del centro nord (una delle più sfigate della Toscana) dove contano solo le raccomandazioni e le conoscenze e appartenenze politiche per poter avere uno straccio di lavoro e futuro. Se fossi cresciuta a Milano probabilmente avrei avuto molte più opportunità, senza contare che anche nel campo degli studi di traduzione certe città presentano più possibilità di altre in termini di corsi, contatti con case editrici ecc.
Per fortuna ora esistono molte opportunità di aggiornamento professionale online!

E se qualcuno ribatte che uno può sempre trasferirsi da qualche altra parte in Italia, dirò che ho provato a lavorare e vivere in Lombardia prima di trasferirmi all'estero ma più della metà del mio stipendio se ne andava in affitto e non ne valeva davvero la pena.

Per quanto riguarda la tua domanda sul vivere in Italia pagando le tasse all'estero come società, non ho nessuna informazione valida ma dubito che si possa fare in modo legale per un tempo prolungato senza prendere la residenza nel paese in cui si crea la società.
Come libero professionista invece ti confermo quanto ha già detto Angie, che se prendi la residenza in un altro paese europeo (vale a dire un numero di sicurezza sociale e un indirizzo fisso), ti iscrivi all'AIRE per comunicarlo allo stato italiano, e ci vivi per almeno 183 giorni l'anno, potrai sottostare al regime fiscale di quel paese e non pagare tasse in Italia (sempre che esista un accordo tra i due paesi per evitare la doppia tassazione).

Forza e coraggio e in bocca al lupo
Flora


[Edited at 2013-06-17 20:15 GMT]
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texjax DDS PhD
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Le cure mediche non sono gratuite in Italia Jun 17, 2013

Laura Gentili wrote:

Il mio ex marito è affetto da una grave patologia e viene curato assolutamente gratis da ottimi medici, con trattamenti estremamente costosi per cui non paga un centesimo.


Cara Laura,
mi spiace per lo stato di salute del tuo ex marito.

Per quanto riguarda le spese per le cure, purtroppo non sono gratis. Si può avere la percezione che siano gratuite perché non viene presentato immediatamente il conto all'erogazione delle prestazioni, in realtà la sanità si paga cara e salata (così come tutto il resto).

Da Wikipedia:

"Il Servizio sanitario nazionale è un sistema pubblico di carattere "universalistico", proprio dello Stato sociale, che garantisce l'Assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato dallo Stato stesso attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette…"

Quindi, parte di quel 52% di pressione fiscale (stima del Sole 24 ore) copre le spese mediche, ospedaliere e quelle per l'erogazione dei farmaci.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-06/pressione-fiscale-cosi-alta-081250.shtml


 
Laura Gentili
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cure mediche Jun 17, 2013

texjax DDS PhD wrote:
Per quanto riguarda le spese per le cure, purtroppo non sono gratis. Si può avere la percezione che siano gratuite perché non viene presentato immediatamente il conto all'erogazione delle prestazioni, in realtà la sanità si paga cara e salata (così come tutto il resto).


Ovvio, Bruna. Ma poiché Bruno sosteneva che a fronte del pagamento di tasse elevate non si riceve niente in cambio, volevo far presente che le cose non stanno così.

Laura


 
texjax DDS PhD
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Precisazione Jun 17, 2013

Laura, non ho dubbi che per te sia ovvio.

Ti stimo troppo per pensare che tu possa anche lontanamente non avere le idee chiare in merito, ci mancherebbe!

Il mio appunto non era rivolto a te, il tuo intervento mi ha dato solo modo di intervenire su questo perché spesso il miraggio della sanità gratis viene usato come argomentazione quando si fanno confronti sui vari paesi di residenza.

Sen
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Laura, non ho dubbi che per te sia ovvio.

Ti stimo troppo per pensare che tu possa anche lontanamente non avere le idee chiare in merito, ci mancherebbe!

Il mio appunto non era rivolto a te, il tuo intervento mi ha dato solo modo di intervenire su questo perché spesso il miraggio della sanità gratis viene usato come argomentazione quando si fanno confronti sui vari paesi di residenza.

Senza entrare nel merito di quale sia il sistema sanitario migliore e dei pregi e difetti di ognuno, in alcuni paesi semplicemente i servizi sanitari si pagano con modalità diverse.
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Vincenzo Di Maso
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Questione da esaminare in senso lato Jun 17, 2013

Il punto fondamentale è che non esiste una "legge ineluttabile" sullo stare o meno in Italia; vi sono molti fattori, alcuni dei quali esulano da lavoro, fiscalità, annessi e connessi.
Capisco Maria Teresa con i figli dato che ha la Svizzera a due passi e, in una situazione auspicabile, dovrebbe prendere semplicemente un autobus per Chiasso (di pochi minuti) o un treno per Lugano (di poche decine di minuti) per stare con loro. Il Paese attraversa indubbiamente un periodo di difficoltà,
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Il punto fondamentale è che non esiste una "legge ineluttabile" sullo stare o meno in Italia; vi sono molti fattori, alcuni dei quali esulano da lavoro, fiscalità, annessi e connessi.
Capisco Maria Teresa con i figli dato che ha la Svizzera a due passi e, in una situazione auspicabile, dovrebbe prendere semplicemente un autobus per Chiasso (di pochi minuti) o un treno per Lugano (di poche decine di minuti) per stare con loro. Il Paese attraversa indubbiamente un periodo di difficoltà, ma moltissimi Paesi europei stanno sulla stessa barca; ergo, se Atene piange Sparta non ride. Certamente esistono Paesi europei in cui le condizioni lavorative e/o "ambientali" sono migliori, ma qui subentrano altri fattori, tra cui l'integrazione sociale, il clima, il costo della vita, etc...
Andarsene fuori dall'Europa può essere una soluzione proficua a livello lavorativo, ma io non ne avrei il coraggio in quanto troppo lontano. Vivo all'estero (per motivi extralavorativi, ma sentimentali), ma passo comunque quasi un terzo dell'anno in Italia, perché i legami restano sempre fortissimi.
Come in tutte le cose, esistono i pro e i contro.
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Ilaria Benecchi
Ilaria Benecchi  Identity Verified
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lavorare e vivere come traduttore in sud Italia Jun 18, 2013

Bruno Depascale wrote:

VidiSkribi wrote:

Caro Bruno,
non posso esserti utile in merito a una tua possibile attività all'estero poiché vivo e lavoro in Italia come traduttrice.

Il contributo che mi sento di darti è quello di provare a fare qualche esperienza all'estero e se trovi un posto in cui ti senti più a tuo agio sia a livello professionale che personale, prova a fermarti e a lavorare lì con "tutte le carte in regola".

Personalmente ti sconsiglio un'esperienza ibrida, come ad esempio vivere in Italia con una gestione contabile all'estero (ammesso e non concesso che ciò sia possibile e legale).
Abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lamentarci ma se in qualche modo vogliamo cambiare le cose dobbiamo cercare una coerenza fra le nostre parole e i nostri fatti, ovunque decidiamo di vivere.

La situazione economica in Italia è molto dura, ma lo è anche a livello globale. Per ribaltare un po' la prospettiva, si potrebbe dire che lo è sempre stata, e che noi "occidentali" abbiamo vissuto una piccola finestra di benessere economico di alcune decine di anni, sia pure con un prezzo molto salato per l'ambiente, le prossime generazioni e forse anche per il resto del mondo.

Vivo anch'io ogni giorno le difficoltà di cui parli ma non condivido il tuo pessimismo cosmico. In fondo solo i nostri nonni e bisnonni hanno vissuto due guerre mondiali, fame e freddo.

Se non ci sentiamo trattati equamente in Italia facciamo le valigie e partiamo, ma sempre con la certezza di poter portare ovunque con noi il nostro piccolo contributo per migliorare il mondo.
E poi pensaci, le nostre valigie non sono neanche di cartone e spago ma dei robustissimi trolley, poteva andarci peggio

In bocca al lupo per il tuo futuro come traduttore e cittadino del mondo!
Con affetto,
Ilaria



Grazie mille per i tuoi pensieri Ilaria,
hai perfettamente ragione, ma il mio non è pessimismo cosmico.
Se incontri un giovane del sud Italia, senza lavoro, magari in condizioni familiari difficili, la cui unica prospettiva è quella di fare lavoretti sottopagati e umili, che gli dici di essere ottimista?
In realtà forse l'occidente ha vissuto una fase di "eccessivo" benessere economico, ma l'Italia ha interpretato tutto al rovescio.
Mi spiego meglio, anziché puntare sul merito e sulle competenze si è preferito ricorrere ai soliti trucchetti e alle solite raccomandazioni. E qui al sud è tutto più amplificato rispetto al resto d'Italia.
Non sono io che sono pessimista, ma forse è l'Italia ad essere "eccessivamente" ottimista.
O meglio, sono i politici che vogliono infondere ottimismo, per non essere travolti.
Secondo me ci sono due Italie: quelli che ancora possono fare finta di essere ottimisti, ma che secondo me non vogliono vedere in faccia la realtà, e la gente comune, tra cui i disoccupati, che davanti a sé non vedono nessuna speranza di cambiamento...
Imprenditori o figli di papà a cui tutto va bene (magari non per merito loro o grazie a escamotage illegali) e che si prendono il lusso di dire in tv che i giovani non hanno voglia di lavorare, che la crisi non esiste ecc. ecc.
Io per fortuna un lavoro, anche se precario, ce l'ho. Ma non per questo mi prendo il lusso di dire che va tutto bene. Perché non è così e bisogna aprire gli occhi sulla realtà che spesso i telegiornali e gli stessi politici non vogliono farci vedere.





Bruno,
conosco abbastanza da vicino la realtà dell'Italia meridionale e so che a livello lavorativo e di servizi spesso è ancora più carente rispetto al resto dell'Italia.
Spero tuttavia che lavorando come traduttore da casa e con una connessione internet tu possa avere qualche possibilità in più rispetto ad altri professionisti.
Non mi addentro ulteriormente nelle questioni politiche perché mi sembrerebbe di spingermi eccessivamente off-topic.
Lascio la parola ai colleghi che possono darti informazioni più precise e mirate sull'attività all'estero e ti rinnovo il mio in bocca al lupo

Buon lavoro,
Ilaria


 
Gianluca Attoli
Gianluca Attoli  Identity Verified
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Piccolo off-topic Jun 18, 2013

Secondo me la politica è invece precisamente interessata a peggiorare e drammatizzare le condizioni di vita, se si inculca l'idea che i tempi sono magrissimi e che bisogna fare sacrifici, la gente tende a ingoiare meglio i rospi (che siano tasse, governi illegittimi ma instaurati "in extremis" appunto per la gravità delle condizioni). La gente più serena e ottimista è anche più esigente e molto meno disposta a bersi i provvedimenti "duri".

 
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