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tradurre per l'estero senza partita IVA
Thread poster: gellercup
gellercup
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Oct 10, 2005

Salve a tutti,
con la fine dell'anno chiudo la partita IVA, per motivi di lavoro (altro dalle traduzioni). Con l'anno nuovo lavorerò solo saltuariamente fatturando, per i clienti italiani, con la ritenuta d'acconto. Qualcuno di voi sa dirmi se mi sarà possibile lavorare anche per l'estero, visto che ovviamente non potrebbero versarmi la ritenuta d'acconto? Conoscete qualche normativa a riguardo?
Grazie
CG


 
Stefano Asperti
Stefano Asperti  Identity Verified
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Io la partita IVA non ce l'ho Oct 10, 2005

Ciao!

Io la partita IVA non ce l'ho, ma per l'estero lavoro comunque. In Italia emetto delle notule con l'indicazione del lordo, della ritenuta e del netto. Per l'estero, invece, mi limito ad emettere la notula/ricevuta con la sola indicazione del lordo. Poi in sede di dichiarazione dei redditi, con tutta la documentazione relativa a questi incassi, provvederò naturalmente a pagare quanto di dovere.

Buona serata,

Stefano


 
Angela Arnone
Angela Arnone  Identity Verified
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Ha ragione Stefano Oct 10, 2005

Per l'estero non serve!
Angela


Stefano Asperti wrote:

Ciao!

Io la partita IVA non ce l'ho, ma per l'estero lavoro comunque. In Italia emetto delle notule con l'indicazione del lordo, della ritenuta e del netto. Per l'estero, invece, mi limito ad emettere la notula/ricevuta con la sola indicazione del lordo. Poi in sede di dichiarazione dei redditi, con tutta la documentazione relativa a questi incassi, provvederò naturalmente a pagare quanto di dovere.

Buona serata,

Stefano


 
Carlotta Minozzi
Carlotta Minozzi  Identity Verified
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Tante normative e diverse interpretazioni Oct 11, 2005

Ciao a tutti,
io credo che sia meglio rivolgere questa domanda al commercialista o comunque a chi dovrà poi fare la tua denuncia dei redditi. Ogni commercialista ha una sua interpretazione e, parlo per esperienza, le normative al riguardo sono un po' nebulose.
Io ho parlato con mio cognato, che è un revisore della guardia di finanza quindi questo è il suo pane quotidiano, relativamente alla necessità di partita IVA per un traduttore. il punto fondamentale è questo: se si svolge
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Ciao a tutti,
io credo che sia meglio rivolgere questa domanda al commercialista o comunque a chi dovrà poi fare la tua denuncia dei redditi. Ogni commercialista ha una sua interpretazione e, parlo per esperienza, le normative al riguardo sono un po' nebulose.
Io ho parlato con mio cognato, che è un revisore della guardia di finanza quindi questo è il suo pane quotidiano, relativamente alla necessità di partita IVA per un traduttore. il punto fondamentale è questo: se si svolge l'attività di traduttore saltuariamente, il che quindi corrisponde a pochissime note per prestazione occasionale, allora non è necessario avere la partita IVA. Ma se si svolge l'attività con una maggiore frequenza, e quindi si emettono diverse note, allora per il fisco non è più un'attività occasionale bensì un'attività vera e propria, che richiede la registrazione della partita IVA. Per farla breve, se si fanno una o due note all'anno e l'importo complessivo è una percentuale bassissima del reddito totale, allora per il fisco è ok. Se invece si fanno diverse note e/o l'importo è una parte notevole del reddito complessivo, allora per il fisco si è compiuto un illecito. Ovviamente, il fisco lo sa solo in caso di controllo, ed anche in quel caso, non essendoci una normativa che stabilisce esattamente i limiti delle prestazioni occasionali, è il finanziere incaricato del controllo a stabilire se si rientra nelle prestazioni occasionali o no.
A titolo informativo, anche l'agenzia che accetta diverse note per prestazioni occasionali da parte di un traduttore può incorrere, in caso di controllo, in sanzioni fiscali (sempre a "discrezione" del finanziere, per i motivi già indicati).
Spero che queste informazioni possano esservi utili!
Carlotta
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Giuliana Buscaglione
Giuliana Buscaglione  Identity Verified
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La domanda non era I.V.A. sì, I.V.A. Oct 11, 2005

Ciao Carlotta,

La domanda iniziale era come comportarsi con clienti esteri, non come comportarsi in Italia, in base alla legislazione italiana, quando non è necessario, secondo la legislazione italiana, avere partita I.V.A. Un commercialista italiano è la persona a cui rivolgersi per domande sulla legislazione fiscale italiana, non certo per questioni prettamente estere.

Se, invertendo il problema, il limite al di sopra del quale è necessaria la partita I.V.A. in It
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Ciao Carlotta,

La domanda iniziale era come comportarsi con clienti esteri, non come comportarsi in Italia, in base alla legislazione italiana, quando non è necessario, secondo la legislazione italiana, avere partita I.V.A. Un commercialista italiano è la persona a cui rivolgersi per domande sulla legislazione fiscale italiana, non certo per questioni prettamente estere.

Se, invertendo il problema, il limite al di sopra del quale è necessaria la partita I.V.A. in Italia è bassissimo (rispetto al limite di moltissimi altri Paesi), non è faccenda che interessi i fornitori di servizi residenti all'estero che non hanno (né) partita I.V.A. (né ritenuta d'acconto), perciò non potranno che emettere una notula senza I.V.A.

Se un fornitore di servizi non ha partita I.V.A. nel proprio Paese, nessuno gli chiederà in altri Paesi di applicare l'I.V.A.

Tuttavia, in alcuni Paesi si deve aggiungere un passo del codice a proposito dei servizi forniti senza I.V.A. (passo che serve al committente, non al fornitore di servizi), quindi, è meglio chiedere al committente se è necessario usare una formula particolare e, eventualmente, quale essa sia.

Giuliana
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Laura Gentili
Laura Gentili  Identity Verified
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Il mio piccolo contributo Oct 11, 2005

Io devo dire che lavoro solo con clienti esteri e tutte le agenzie in Europa (Belgio, Francia, Germania ecc.) mi hanno chiesto esplicitamente la P.IVA per la fatturazione. Non me ne intendo, ma ho avuto l'impressione che per loro sia un problema registrare notule fuori campo IVA emesse da prestatori d'opera residenti in Europa. Ma forse come dice Giuliana basta indicare la dicitura appropriata per NOTULE FUORI CAMPO IVA per il paese in questione.
Laura


 
Stefano Asperti
Stefano Asperti  Identity Verified
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Clienti non UE Oct 11, 2005

Laura Gentili wrote:

Io devo dire che lavoro solo con clienti esteri e tutte le agenzie in Europa (Belgio, Francia, Germania ecc.) mi hanno chiesto esplicitamente la P.IVA per la fatturazione. Non me ne intendo, ma ho avuto l'impressione che per loro sia un problema registrare notule fuori campo IVA emesse da prestatori d'opera residenti in Europa. Ma forse come dice Giuliana basta indicare la dicitura appropriata per NOTULE FUORI CAMPO IVA per il paese in questione.
Laura



In effetti io mi riferivo a paesi extra UE... Non mi sono mai trovato in queste condizioni con clienti dell'UE, quindi non so. Ad ogni modo allo stato attuale non mi converrebbe aprire la P.IVA perché non ho un giro di clienti sufficiente a far fronte alle spese (e alle complicazioni) che ne deriverebbero. Insomma, il gioco non vale (ancora) la candela)

Ciao,
Stefano


 
Carlotta Minozzi
Carlotta Minozzi  Identity Verified
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ho forse perso dei passaggi? Oct 11, 2005

Di nuovo ciao a tutti,
mi rivolgo prima a Giuliana: ti ringrazio per la precisazione, ma avevo capito che il problema era per la fatturazione verso l'estero, e non concordo assolutamente sul fatto che un commercialista italiano non sia tenuto a sapere come comportarsi nel caso di fatturazione/notula dall'Italia verso l'estero.
Dal messaggio di CG io sinceramente capisco che sia residente in Italia, quindi è il regime fiscale italiano che si applica.
Ho dovuto affrontare recent
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Di nuovo ciao a tutti,
mi rivolgo prima a Giuliana: ti ringrazio per la precisazione, ma avevo capito che il problema era per la fatturazione verso l'estero, e non concordo assolutamente sul fatto che un commercialista italiano non sia tenuto a sapere come comportarsi nel caso di fatturazione/notula dall'Italia verso l'estero.
Dal messaggio di CG io sinceramente capisco che sia residente in Italia, quindi è il regime fiscale italiano che si applica.
Ho dovuto affrontare recentemente la problematica di note per prestazioni occasionali/fatture italia->estero e viceversa, e l'ho sviscerata con tutte le persone con un minimo di competenza in materia.
Le informazioni nel messaggio precedente erano per chiarire che, indipendentemente dalla ritenuta d'acconto, CG potrebbe avere una posizione fiscale italiana non propriamente corretta.
Per capirci: se emette 10 note per prestazione occasionale in un anno, siano queste rivolte a clienti italiani che a clienti esteri (la cui normativa è sì diversa, ma ribadisco che CG è in Italia), allora la sua posizione per il fisco non è corretta.
Questo è per lo meno quello che mi è stato detto.
Mi sembrava un'informazione importante.
Per rispondere alla sua domanda comunque, anche a me risulta che le note per prestazioni occasionali all'estero non prevedano la ritenuta d'acconto, ma ripeto (e non capisco perché Giuliana non sia d'accordo su questo) che il suo commercialista deve essere in grado di rispondere a questo tuo quesito. E se anche dicesse e facesse fare una cosa errata, se non altro in caso di sanzioni le pagherebbe lui e non CG.
Se questo mio ragionamento non ha senso perché mi sono persa qualche passaggio, chiedo scusa.
Carlotta
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María José Iglesias
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notula con ritenuta Oct 11, 2005

Io invece ho dei collaboratori all'estero senza partita IVA (o equivalente per un lavoratore autonomo) e quelli che non ce l'hanno devono emettere una notula con una ritenuta. Parlo per paesi comunitari. Comunque credo valga per chiunque non abbia una partita IVA.
Almeno il mio commercialista mi ha detto così... anche se ha ragione Antonietta quando dice che non sempre loro stessi coincidono su queste questioni.


 
Poecheim
Poecheim  Identity Verified
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"notula con ritenuta" Oct 12, 2005

[quote]María José Iglesias wrote:

".... quelli che non ce l'hanno devono emettere una notula con una ritenuta."

La mia domanda è di carattere terminologico.
Che cosa significa esttamente "ritenuta"? È un semplice acconto?

Cordiali saluti da Vienna,
Helga


 
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Nessuna notula con ritenuta Oct 12, 2005

[quote]Poecheim wrote:

María José Iglesias wrote:

".... quelli che non ce l'hanno devono emettere una notula con una ritenuta."

La mia domanda è di carattere terminologico.
Che cosa significa esttamente "ritenuta"? È un semplice acconto?

Cordiali saluti da Vienna,
Helga


Non so dall'estero verso l'Italia, ma dall'Italia verso l'estero, che i paesi siano UE o meno, non c'è da mettere nessuna ritenuta, per il semplice motivo (comprensibile anche da chi commercialista non è) che la ritenuta è un anticipo sulle imposte, versato dal cliente invece che dal traduttore. Come diavolo farebbe un'agenzia residente fuori Italia a versare la ritenuta per le imposte da pagare in Italia? E ciò non significa che per tale motivo non si può lavorare per l'estero, significa semplicemente che non si applica la ritenuta e poi si paga ciò che si deve tutto insieme, invece che prima l'acconto (da cui dicitura: ritenuta d'acconto) e poi il resto.
Basta questo per capire e se un commercialista non sa spiegare neanche questo, non è degno di tale nome (magari la laurea se l'è comprata in una di quelle nuove università a pagamento che si fingono tutor)
ciao
Giusi

[Edited at 2005-10-12 10:19]


 
Flora Iacoponi, MCIL
Flora Iacoponi, MCIL  Identity Verified
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Limite per aprire partita IVA Oct 12, 2005

Cari colleghi,
scusate l'intromissione ma avrei una domanda: in Irlanda se uno lavora come freelance ha l'obbligo di aprire la partita IVA se supera i 25.000 euro di reddito l'anno. Semplice.
Esiste in Italia un limite di reddito, oppure anche questo è un po' arbitrario?


 
gianfranco
gianfranco  Identity Verified
Brazil
Local time: 14:22
Member (2001)
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Invito alla riflessione Oct 13, 2005

Giuseppina Gatta wrote:
Non so dall'estero verso l'Italia, ma dall'Italia verso l'estero, che i paesi siano UE o meno, non c'è da mettere nessuna ritenuta, per il semplice motivo (comprensibile anche da chi commercialista non è) che la ritenuta è un anticipo sulle imposte, versato dal cliente invece che dal traduttore. Come diavolo farebbe un'agenzia residente fuori Italia a versare la ritenuta per le imposte da pagare in Italia? E ciò non significa che per tale motivo non si può lavorare per l'estero, significa semplicemente che non si applica la ritenuta e poi si paga ciò che si deve tutto insieme, invece che prima l'acconto (da cui dicitura: ritenuta d'acconto) e poi il resto.
...


Perfettamente d'accordo!


Giuseppina Gatta wrote:
...
Basta questo per capire e se un commercialista non sa spiegare neanche questo, non è degno di tale nome (magari la laurea se l'è comprata in una di quelle nuove università a pagamento che si fingono tutor)


Ahemmm... scusa... ma in base a quali elementi fai commenti tanto "audaci"?

Se si tratta di tue supposizioni le lascerei da parte, anche perché nella tua descrizione che vuole forse essere 'colorita' potresti offendere qualcuno, un professionista, o chi con tale persona ci lavora.

ciao
Gianfranco



[Modificato alle 2005-10-13 22:17]


 
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Mi spiego meglio Oct 14, 2005

Gianfranco Manca wrote:

.
Giuseppina Gatta wrote:
...
Basta questo per capire e se un commercialista non sa spiegare neanche questo, non è degno di tale nome (magari la laurea se l'è comprata in una di quelle nuove università a pagamento che si fingono tutor)


Ahemmm... scusa... ma in base a quali elementi fai commenti tanto "audaci"?

Se si tratta di tue supposizioni le lascerei da parte, anche perché nella tua descrizione che vuole forse essere 'colorita' potresti offendere qualcuno, un professionista, o chi con tale persona ci lavora.

ciao
Gianfranco



[Modificato alle 2005-10-13 22:17]


Ciao GIanfranco, lungi da me il voler offendere la categoria dei commercialisti.
Mi riferivo alla pratica che esiste in Italia (ti garantisco che non è solo una supposizione) di arrivare alla laurea in modi, diciamo così, "fantasiosi". Per non parlare poi dell'abilitazione. Una volta ho chattato con un tipo di una grande città meridionale, laureato in Economia e Commercio, il quale mi ha testualmente detto che i concorsi di abilitazione per commercialisti, almeno dov'era lui, sono tutti una farsa e si basano sulle raccomandazioni. Sono notizie uscite anche sui giornali (in tal caso mi riferisco al concorso per l'abilitazione alla professione di avvocati)
Non credo quindi di aver offeso nessuno
ciao
Giusi

[Edited at 2005-10-14 07:12]


 
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