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traduzione attiva e passiva
Thread poster: Paola Dentifrigi
Paola Dentifrigi
Paola Dentifrigi  Identity Verified
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Nov 17, 2005

Mi scuso subito con la collega che ha citato questi termini nel suo post sulle urgenze e con coloro che hanno letto migliaia di volte le discussioni su madrelingua e non madrelingua. Ma non potevo starmene zitta
Mi ha turbata la facilità con cui sono stati utilizzati i termini "traduzione attiva e passiva" come si trattasse di interpretariato.

Sono ancora molto scombussolata da una traduzione di un non madreli
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Mi scuso subito con la collega che ha citato questi termini nel suo post sulle urgenze e con coloro che hanno letto migliaia di volte le discussioni su madrelingua e non madrelingua. Ma non potevo starmene zitta
Mi ha turbata la facilità con cui sono stati utilizzati i termini "traduzione attiva e passiva" come si trattasse di interpretariato.

Sono ancora molto scombussolata da una traduzione di un non madrelingua che ho rivisto o meglio rifatto ieri per 13 ore di seguito, nonostante sia un incarico da cui mi guardo bene e che rifiuto categoricamente per motivi di principio.
Che patire...
E' ovvio, chi non è madrelingua non si renderà mai e poi mai conto del sintatissicidio, lessicicidio, linguicidio tout court che sta compiendo. Lancio dunque un appello a chi fa traduzioni "passive": non partecipate al lento assassinio della lingua insieme alla nutrita schiera di criminali (matricidi stavolta) che quotidianamente le strappano la pelle e gli organi vitali.
Lasciatela vivere, respirare e crescere sana e pensate magari a curare la vostra, anch'essa senz'altro attaccata alle spalle da altri matricidi e tanto, tanto bisognosa delle vostre attenzioni.

Bene, torno alle mie traduzioni, nel mio caro italiano, perché... non fare ad altra lingua quel che non vorresti fosse fatto alla tua.

'notte
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langnet
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Assolutamente giusto... Nov 18, 2005

PaolaD wrote:

Mi scuso subito con la collega che ha citato questi termini nel suo post sulle urgenze e con coloro che hanno letto migliaia di volte le discussioni su madrelingua e non madrelingua. Ma non potevo starmene zitta
Mi ha turbata la facilità con cui sono stati utilizzati i termini "traduzione attiva e passiva" come si trattasse di interpretariato.

Sono ancora molto scombussolata da una traduzione di un non madrelingua che ho rivisto o meglio rifatto ieri per 13 ore di seguito, nonostante sia un incarico da cui mi guardo bene e che rifiuto categoricamente per motivi di principio.
Che patire...
E' ovvio, chi non è madrelingua non si renderà mai e poi mai conto del sintatissicidio, lessicicidio, linguicidio tout court che sta compiendo. Lancio dunque un appello a chi fa traduzioni "passive": non partecipate al lento assassinio della lingua insieme alla nutrita schiera di criminali (matricidi stavolta) che quotidianamente le strappano la pelle e gli organi vitali.
Lasciatela vivere, respirare e crescere sana e pensate magari a curare la vostra, anch'essa senz'altro attaccata alle spalle da altri matricidi e tanto, tanto bisognosa delle vostre attenzioni.


...quello che dici (e qualche sfogo ci vuole ogni tanto). Dall'altra parte, a me capita a volte di dover rivedere testi in italiano, per determinati clienti che me lo chiedono esplicitamente e solo per la terminologia tecnica che conosco molto bene, non per correggere l'italiano, per carità; testi tradotti da madrelingua che non capiscono sufficientemente la lingua di partenza, dove trovo "verificare se" inceve di "verificare che..." ovvero "verificare che... non..." (perché in tedesco si dice "verificare se"...) e/o congiuntivi non usati dove invece andrebbero usati in italiano (e me ne accorgo IO, che NON sono madrelingua...). Poi, da non parlare di cose tipo "connessione a spina" per quello che è esclusivamente un "connettore" in italiano o altre atrocità.

Talvolta, una traduzione fatta da un non madrelingua dalla sua lingua in quella "passiva" che comunque conosce molto bene, insieme allo stile e i modi di dire usati nel settore, può risultare di qualità molto superiore rispetto ad altre effettuate da persone "madrelingua". Linguisticamente non sarà perfetta e a prova della Crusca, ma lì basta poi la revisione da parte di un "nativo" che risulta magari molto meno onerosa rispetto alla correzione del testo tradotto da un cosiddetto "madrelingua" che dell'argomento non capisce un fico secco e durante le lezioni di italiano a scuola era apparentemente assente.


 
Paola Dentifrigi
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l'eccezione Nov 18, 2005

langnet wrote:

Talvolta, una traduzione fatta da un non madrelingua dalla sua lingua in quella "passiva" che comunque conosce molto bene, insieme allo stile e i modi di dire usati nel settore, può risultare di qualità molto superiore rispetto ad altre effettuate da persone "madrelingua". Linguisticamente non sarà perfetta e a prova della Crusca, ma lì basta poi la revisione da parte di un "nativo" che risulta magari molto meno onerosa rispetto alla correzione del testo tradotto da un cosiddetto "madrelingua" che dell'argomento non capisce un fico secco e durante le lezioni di italiano a scuola era apparentemente assente.




Certo, peccato che quanto citi tu sia un'eccezione. Tra l'altro, consegnata quella revisione-anzi-ritraduzione me ne è arrivata un'altra da valutare: una traduzione di un italiano dall'inglese. Brutta brutta, per carità. Ma si poteva risalire molto più facilmente alla forma corretta rispetto a quella del non madrelingua che, ripeto, mi ha fiaccato. La padronanza (a livello traduzioni NB) della lingua target era in questo caso così bassa che ne risentiva anche la comprensione della lingua sorgente. Eppure doveva ben capirla la sua lingua, come si spiega? Ora non posso fare esempi, perché ho da lavorare le mie 13 ore di fila, ma sarebbe interesante capire il funzionamento della mente umana quando è insicura dell'output.

Inoltre ritengo che per le traduzioni finanziarie e legali (non so di quelle tecniche che non mi competono) sia difficile che un non madrelingua possa farcela, a meno che non abbia studiato nel paese della lingua target e ci viva da decenni. Comunque queste cose sono già state scritte e non è mia intenzione annoiare i lettori (ricordo il forum lanciato da una mia omonima).

Ah! La Crusca non si sarebbe nemmeno mossa. Erano strafalcioni da elementari.

Ciao

Paola


 
Angela Arnone
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I danni verso l'italiano sono molto più limitati Nov 18, 2005

Cara Paola,
hai detto bene.
E lo vorrei far leggere a tutti quelli colleghi che partecipano allo stillicidio della lingua inglese.
Purtroppo i danni verso l'inglese sono molto più pesanti e percepibili perchè è la lingua passiva di tanti e di conseguenza innumerevoli persone sono convinte di poterla rendere. Non sto qui a elencare qualcuno degli errori riscontrati perché diventerebbe "a very long post"....
Basta dire che su una lista professionale ho visto recente
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Cara Paola,
hai detto bene.
E lo vorrei far leggere a tutti quelli colleghi che partecipano allo stillicidio della lingua inglese.
Purtroppo i danni verso l'inglese sono molto più pesanti e percepibili perchè è la lingua passiva di tanti e di conseguenza innumerevoli persone sono convinte di poterla rendere. Non sto qui a elencare qualcuno degli errori riscontrati perché diventerebbe "a very long post"....
Basta dire che su una lista professionale ho visto recentemente un'offerta di un romanzo da tradurre verso l'inglese e si sono fatte avanti pubblicamente 3 persone, oltre a quelle che hanno scritto all'offerente in privato. E qui non siamo nell'ambito tecnico e manco nell'ambito di persone sprovvedute, ma nell'ambito dell'associazione nazionale che si presume abbia una sua deontologia professionale.
Per concludere ... le revisioni non le faccio più! Era troppo deprimente.
Angela

PaolaD wrote:
Certo, peccato che quanto citi tu sia un'eccezione....
Paola
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Paola Dentifrigi
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Hai la mia solidarietà, Angela Nov 18, 2005

Già, per questo ho cambiato l'11° (o 12°?) comandamento alla fine del mio post.

Quanto ho scritto infatti si rivolge in generale a coloro che fanno traduzioni "passive", in qualsiasi lingua , perché si mettano una mano sul cuore e contino fino a 1000 prima di proporsi per un lavoro.

Sì, il paziente inglese è notoriamente il più sofferente ed è sconvolgente l'arroganza di chi propone serviz
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Già, per questo ho cambiato l'11° (o 12°?) comandamento alla fine del mio post.

Quanto ho scritto infatti si rivolge in generale a coloro che fanno traduzioni "passive", in qualsiasi lingua , perché si mettano una mano sul cuore e contino fino a 1000 prima di proporsi per un lavoro.

Sì, il paziente inglese è notoriamente il più sofferente ed è sconvolgente l'arroganza di chi propone servizi in questa lingua senza averla presa col latte di mammà ed essersene nutrito a iosa per tutta la vita.

Una breve annotazione e torno al lavoro. Quando avevo 20 anni avevo la possibilità di restare a fare l'università a Parigi: mia madre stessa (!!) mi diceva, cerca di restare, qui c'è un caos con tangentopoli, la situazione è triste (be', corsi e ricorsi storici. Uno dei motivi che mi hanno spinto a tornare, nonostante non avessi la più pallida idea del lavoro che avrei fatto, è stato l'amore per la mia lingua. Scrivevo lettere elementari, perdevo il lessico più colto, quello che avevo appreso al liceo. Ho capito che per me era importante studiare su testi italiani, respirare l'italiano perché a 20 anni è troppo presto per considerarlo acquisito, ammesso che possa mai esserlo completamente. Mi sono sorbita migliaia di pagine in italiano all'università e ho imparato parole ed espressioni nuove. Ma quanto è costato questo processo in termini di tempo, denaro e fatica? Tanto, enormemente. E come potrei io avere la pretesa di utilizzare l'inglese al posto dell'italiano? No, non ho più 20 anni e il latte di mia mamma aveva il sapore italiano

Ci vediamo a Cracovia!

Paola
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Paola Dentifrigi
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Nov 18, 2005



[Edited at 2005-11-18 08:17]


 
Francesca moletta
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giusto una precisazione Nov 18, 2005

Sono d'accordissimo con tutte voi e neanche mi metto a scrivere perché altrimenti rimarrei qui tutta la mattina e ne verrebbe fuori, più che un post, praticamente un pamphlet

Vorrei solo fare una precisazione sulla terminologia:

- Traduzione passiva = traduzione realizzata da un traduttore che traduce da una lingua straniera verso la propria lingua madre (es.: io che traduco dal FR all'IT)

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Sono d'accordissimo con tutte voi e neanche mi metto a scrivere perché altrimenti rimarrei qui tutta la mattina e ne verrebbe fuori, più che un post, praticamente un pamphlet

Vorrei solo fare una precisazione sulla terminologia:

- Traduzione passiva = traduzione realizzata da un traduttore che traduce da una lingua straniera verso la propria lingua madre (es.: io che traduco dal FR all'IT)

- Traduzione attiva = traduzione realizzata da un traduttore che traduce dalla propria lingua madre verso una lingua straniera (es.: io che traduco dall'IT al FR, forse in preda ad una crisi schizofrenica

Mi sembra che a volte magari ci sia un po' di confusione riguardo a queste definizioni; volevo fare un po' di chiarezza onde evitare magari diverbi originati solo da un fraitendimento

Buone traduzioni PASSIVE a tutte; vi concedo le attive solo se vi capita un disperato che deve farsi tradurre un fax di 2 righe! Attente che vi controllo

Buon fine settimana a tutte

PS: Paola, troppo belli i tuoi "sintatissicidio, lessicicidio, linguicidio"
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Paola Dentifrigi
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sì, giusto Nov 18, 2005

E' come per l'interpretazione. Passiva è verso l'italiano, mentre io sono abituata alle definizioni AIIC (lingua A, B, C) e faccio sempre confusione tra attivo e passivo.

Mmmh, il passo adesso sarebbe da passiva a parassita, sai, tanto per riposarsi

Ciao ciao


 
John Walsh
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. Nov 18, 2005

Non faccio mai, mai, mai traduzioni dall'inglese all'italiano (e spesso ci sono clienti che non capiscono perchè rifiuto certi lavori), ma guardate nel directory quanti non possono dire la stessa cosa (ovvero, fanno traduzioni verso la loro seconda lingua) e quanti testi vedete tutti i giorni che fanno ridere e/o piangere.

 
Paola Dentifrigi
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ma è sempre qualcun altro Nov 18, 2005

E sono convinta che chi nella directory offre tali servizi pensa sempre che responsabile dei testi che fanno ridere o piangere sia sempre qualcun altro. "Io no, io sono bravo/a, io non inquino." Ognuno invece contribuisce a lanciar gas pestilenziali nell'atmosfera. Urge un protocollo di Kyoto per le lingue!

Ciao


 
Francesca moletta
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Attento però... Nov 18, 2005

John Walsh wrote:

Non faccio mai, mai, mai traduzioni dall'inglese all'italiano (e spesso ci sono clienti che non capiscono perchè rifiuto certi lavori), ma guardate nel directory quanti non possono dire la stessa cosa (ovvero, fanno traduzioni verso la loro seconda lingua) e quanti testi vedete tutti i giorni che fanno ridere e/o piangere.


John, mi permetto di darti un consiglio: forse rifiutando rischi di perdere il cliente. Insomma, la maggior parte dei clienti diretti la questione del (non) madrelingua non la capisce: facciamocene una ragione!

Rifiutando il lavoro en>it, loro pensano esclusivamente "ah questo John non è capace!" e in men che non si dica trovano il pagliaccio di turno che (genio lui/lei!) traduce da, verso (in, con , su, per, tra, fra ) inglese, italiano, punjabi e islandese! Insomma i """colleghi""" della directory di cui parli giustamente tu.

E il cliente tutto compiaciuto si dice "visto questo che bravo! Altro che quel John".

Ti consiglio di stringere un rapporto di collaborazione con qualcuno che traduca nella combinazione inversa alla tua, così da NON rifiutare i lavori e passarli al collega EN>IT. Così fai contento il cliente, non rischi di perderlo e salvaguardi la qualità. Io sono qui se hai bisogno!

Io sto proprio costruendo una rete di colleghi così da poter evitare di dire "no, mi spiace ma traduco solo verso l'italiano" e sentire il cliente dirmi "va bene, mi rivolgerò a qualcun altro"... per poi non sentirlo più!

ciao!


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
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clienti ignoranti... Nov 18, 2005

Francesca Moletta wrote:

John, mi permetto di darti un consiglio: forse rifiutando rischi di perdere il cliente. Insomma, la maggior parte dei clienti diretti la questione del (non) madrelingua non la capisce: facciamocene una ragione!

Rifiutando il lavoro en>it, loro pensano esclusivamente "ah questo John non è capace!" e in men che non si dica trovano il pagliaccio di turno che (genio lui/lei!) traduce da, verso (in, con , su, per, tra, fra ) inglese, italiano, punjabi e islandese! Insomma i """colleghi""" della directory di cui parli giustamente tu.

E il cliente tutto compiaciuto si dice "visto questo che bravo! Altro che quel John".


Questi clienti è meglio perderli che trovarli....

Giovanni


 
Angela Arnone
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Deontologia professionale (2) Nov 18, 2005

Cara Francesca,
capisco il tuo dubbio e potrà essre un servizio in più che tu offri al tuo cliente, quello di procurare un collega per altre combinazioni linguistiche... ma poi lo devi dire che non le fai tu (dico "tu" per dire chiunque si mette a fare questo favore)le traduzioni. E assolutamente scorretto propinare lavori fatti da altri come farina del tuo sacco (dico "tuo" per dire di chiunque si mette a fare questo favore) senza contare che se te lo contestano, sei in seri guai.
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Cara Francesca,
capisco il tuo dubbio e potrà essre un servizio in più che tu offri al tuo cliente, quello di procurare un collega per altre combinazioni linguistiche... ma poi lo devi dire che non le fai tu (dico "tu" per dire chiunque si mette a fare questo favore)le traduzioni. E assolutamente scorretto propinare lavori fatti da altri come farina del tuo sacco (dico "tuo" per dire di chiunque si mette a fare questo favore) senza contare che se te lo contestano, sei in seri guai.
Non ho mai incontrato un cliente che mi ha ritenuta "incapace" rifiutando un lavoro in altre lingue. Mi hanno ritenuta professionale e seria.
Se tu vai dal ginecologo mica gli dici "e mentre ci sei, mi dai un'occhiatina al pancreas che mi fa tanto male" ... vai dall'internista.... scusate la scelta dello specialista ...

Angela



Francesca Moletta wrote:
John, mi permetto di darti un consiglio: forse rifiutando rischi di perdere il cliente. Insomma, la maggior parte dei clienti diretti la questione del (non) madrelingua non la capisce: facciamocene una ragione!

Rifiutando il lavoro en>it, loro pensano esclusivamente "ah questo John non è capace!" e in men che non si dica trovano il pagliaccio di turno che (genio lui/lei!) traduce da, verso (in, con , su, per, tra, fra ) inglese, italiano, punjabi e islandese! Insomma i """colleghi""" della directory di cui parli giustamente tu.

E il cliente tutto compiaciuto si dice "visto questo che bravo! Altro che quel John".

Ti consiglio di stringere un rapporto di collaborazione con qualcuno che traduca nella combinazione inversa alla tua, così da NON rifiutare i lavori e passarli al collega EN>IT. Così fai contento il cliente, non rischi di perderlo e salvaguardi la qualità. Io sono qui se hai bisogno!

Io sto proprio costruendo una rete di colleghi così da poter evitare di dire "no, mi spiace ma traduco solo verso l'italiano" e sentire il cliente dirmi "va bene, mi rivolgerò a qualcun altro"... per poi non sentirlo più!

ciao!
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Angela Arnone
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Certamente! Nov 18, 2005




PaolaD wrote:
Ci vediamo a Cracovia!

Paola


 
Francesca moletta
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sì scusate Nov 18, 2005

Angela Arnone wrote:

Cara Francesca,
capisco il tuo dubbio e potrà essre un servizio in più che tu offri al tuo cliente, quello di procurare un collega per altre combinazioni linguistiche... ma poi lo devi dire che non le fai tu (dico "tu" per dire chiunque si mette a fare questo favore)le traduzioni. E assolutamente scorretto propinare lavori fatti da altri come farina del tuo sacco (dico "tuo" per dire di chiunque si mette a fare questo favore) senza contare che se te lo contestano, sei in seri guai.
Non ho mai incontrato un cliente che mi ha ritenuta "incapace" rifiutando un lavoro in altre lingue. Mi hanno ritenuta professionale e seria.
Se tu vai dal ginecologo mica gli dici "e mentre ci sei, mi dai un'occhiatina al pancreas che mi fa tanto male" ... vai dall'internista.... scusate la scelta dello specialista ...

Angela



Francesca Moletta wrote:
John, mi permetto di darti un consiglio: forse rifiutando rischi di perdere il cliente. Insomma, la maggior parte dei clienti diretti la questione del (non) madrelingua non la capisce: facciamocene una ragione!

Rifiutando il lavoro en>it, loro pensano esclusivamente "ah questo John non è capace!" e in men che non si dica trovano il pagliaccio di turno che (genio lui/lei!) traduce da, verso (in, con , su, per, tra, fra ) inglese, italiano, punjabi e islandese! Insomma i """colleghi""" della directory di cui parli giustamente tu.

E il cliente tutto compiaciuto si dice "visto questo che bravo! Altro che quel John".

Ti consiglio di stringere un rapporto di collaborazione con qualcuno che traduca nella combinazione inversa alla tua, così da NON rifiutare i lavori e passarli al collega EN>IT. Così fai contento il cliente, non rischi di perderlo e salvaguardi la qualità. Io sono qui se hai bisogno!

Io sto proprio costruendo una rete di colleghi così da poter evitare di dire "no, mi spiace ma traduco solo verso l'italiano" e sentire il cliente dirmi "va bene, mi rivolgerò a qualcun altro"... per poi non sentirlo più!

ciao!


ovviamente va detto al cliente! Scherziamo?
Pensa, Angela, che lo stavo per scrivere, ma poi mi sono detta "evitiamo, altrimenti si potrebbe pensare che voglio fare la maestrina". Anzi va proprio considerato un servizio che il cliente (si spera) apprezzi. Per la serie, mi occupo del lavoro indirettamente (lo rileggo) e ti cerco personalmente io un collega fidato che traduca dall'en all'it (nell'esempio).

Forse per il secondo punto non mi sono spiegata bene: anch'io ritengo seria e professionale una persona che mi dice "rifiuto il lavoro perché non è il mio settore/combinazione linguistica". Ma io quando parlavo di cliente intendevo il cliente diretto (finale) non lo studio di traduzioni. Infatti, il traduttore o lo studio (si spera sia un esperto di traduzione e quindi apprezzi chi risponde "non accetto perché non è il mio settore/combinazione linguistica". Anzi, è a dir poco poco serio uno studio di traduzioni che ti PROPONE una traduzione in attiva!! C'è stato un fraintendimento sulla parola "cliente", io parlavo del cliente diretto ... insomma quello che (per forza di cose) non conosce il mondo della traduzione e gli sembra impossibile che uno che traduce it>en non possa fare l'inverso.

Effettivamente, come ha scritto qualcuno in questo thread, questo tipo di cliente sarebbe meglio perderlo che trovarlo!

L'esempio del ginecologo/altro specialista è azzeccatissimo!! Pensa che lo faccio sempre anch'io per spiegare ad amici e parenti (ma anche a clienti) perché non traduco verso l'inglese o il francese!
buon weekend a tutti!


 
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