Gli Italiani e le lingue Thread poster: Alfredo Tutino
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Non so se l'ha notato qualcun altro, ma l'Espresso della settimana scorsa riportava che la frazione degli Italiani "in grado di sostenere una conversazione in lingua straniera" è passato dal 46% del 2001 al 36% del 2005. La fonte è un'elaborazione Censis su dati Eurobarometro, quindi mi pare seria; e a prescidere dai problemi di metodologia e definizione, dovrebbe indicare almeno una tendenza. A me, nel mio piccolo, viene da porre qualche domanda semiseria ai colleghi: ... See more Non so se l'ha notato qualcun altro, ma l'Espresso della settimana scorsa riportava che la frazione degli Italiani "in grado di sostenere una conversazione in lingua straniera" è passato dal 46% del 2001 al 36% del 2005. La fonte è un'elaborazione Censis su dati Eurobarometro, quindi mi pare seria; e a prescidere dai problemi di metodologia e definizione, dovrebbe indicare almeno una tendenza. A me, nel mio piccolo, viene da porre qualche domanda semiseria ai colleghi: 1) ci sarà un rapporto con la ben nota (e indiscussa) crescita dell'mmagine e del ruolo dell'Italia nelle relazioni internazionali e in tutti i settori possibili e immaginabili - a cominciare, ovviamente, dal più importante, il calcio - avvenuta nel medesimo periodo di tempo? 2) vi sentite anche voi rassicurati quanto al futuro mercato per interpreti e traduttori? 3) pare anche a voi che la questione dell'Albo sia destinata a trovare una definitiva soluzione, se le cose vanno avanti così? si farà direttamente un una bella lista chiusa, con tanto di autorizzazione prefettizia dopo accertamenti dei carabinieri, per chi davvero vuole fare una cosa così strana e pericolosa come scambiare informazioni e opinioni con gente bizzarra e che guarda chissà quali altre televisioni... ▲ Collapse | | | Ciao Alfredo, | Mar 8, 2006 |
Sostenere una conversazione" è altro da "tradurre" o "interpretare" e la discussione sarebbe lunga.... Parlo da "emigrante" e ribadisco che, nonostante la preparazione, le lauree , i PhD e chi più ne ha più ne metta, io sono stata in grado di "sostenere una 'vera'conversazione in una lingua straniera soltanto dopo aver praticato la lingua in questione ogni giorno e in un contesto dove tutti parlavano quella lingua. Basta mettersi d'accordo su cosa si intende per "sostenere una c... See more Sostenere una conversazione" è altro da "tradurre" o "interpretare" e la discussione sarebbe lunga.... Parlo da "emigrante" e ribadisco che, nonostante la preparazione, le lauree , i PhD e chi più ne ha più ne metta, io sono stata in grado di "sostenere una 'vera'conversazione in una lingua straniera soltanto dopo aver praticato la lingua in questione ogni giorno e in un contesto dove tutti parlavano quella lingua. Basta mettersi d'accordo su cosa si intende per "sostenere una conversazione" per il resto... non so! Ciao e buon lavoro Giovanna ▲ Collapse | | | non dimentichiamo questo però | Mar 8, 2006 |
Alfredo Tutino wrote: la frazione degli Italiani "in grado di sostenere una conversazione in lingua straniera" è passato dal 46% del 2001 al 36% del 2005. a me viene più che altro da chiedermi cosa intendano loor per conversiazione: chiedere al commesso la taglia ed il prezzo di un vestito? argomentare a favore o contro un determinato tema serio, che so, l'aborto, durante una discussione? parlare della vendita di un determinato prodotto tecnico, che so, valvole, con un potenziale cliente? prima dovrebbero chiarire cosa intendono, poi potremmo giudicare quanto è rilevante il dato. | | | L'Italia, gli Italiani e le lingue | Mar 9, 2006 |
Alfredo Tutino wrote: 1) ci sarà un rapporto con la ben nota (e indiscussa) crescita dell'mmagine e del ruolo dell'Italia nelle relazioni internazionali...
In senso ironico, vero? Qui in Giappone, almeno, non noto alcun miglioramento d'immagine rispetto a dieci anni fa. L'Italia è ancora considerata il bel Paese da non prendere troppo sul serio. Negli altri Paesi non so, ma non m'illudo vi siano segni più incoraggianti. 2) vi sentite anche voi rassicurati quanto al futuro mercato per interpreti e traduttori?
Ovunque nel mondo la gente studia sempre più Inglese e quindi trovo naturale che necessiti sempre meno di traduttori e interpreti. Mi domando quindi perché, con questo settore in apparente contrazione, vi sia ancora un numero così elevato di scuole che ogni anno alimentano le frustrazioni dei nuovi aspiranti traduttori e interpreti. 3) pare anche a voi che la questione dell'Albo sia destinata a trovare una definitiva soluzione, se le cose vanno avanti così? si farà direttamente un una bella lista chiusa, con tanto di autorizzazione prefettizia dopo accertamenti dei carabinieri, per chi davvero vuole fare una cosa così strana e pericolosa come scambiare informazioni e opinioni con gente bizzarra e che guarda chissà quali altre televisioni...
Sono felice di lasciare questo dilemma ai colleghi che vivono in Italia, Paese che secondo me non perderà mai quell'anacronistica impronta burocratica e corporativa. Mario Cerutti http://www.aliseo.com | |
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i miei 2 cent | Mar 9, 2006 |
Giovanna Rampone, PhD wrote: Basta mettersi d'accordo su cosa si intende per "sostenere una conversazione" Appunto, secondo me è una formulazione troppo generica, soprattutto se basata su un'autovalutazione da parte dell'intervistato. Sappiamo quanto spesso nei curriculum si tenda a esagerare la propria competenza nelle lingue straniere, se si tratta di definirla solo con un aggettivo, ed è tutto relativo: quella che per me è una conoscenza buona può essere eccellente per un'altra persona e discreta per un'altra ancora. Detto questo, è fuori discussione che rispetto ad alcuni paesi europei siamo molto indietro in fatto di conoscenze linguistiche, ma purtroppo non è una novità. Mi stupisce una diminuzione così forte (e mi stupirebbe anche un aumento della stessa entità) in soli 4 anni, credo siano processi che richiedono tempi molto più lunghi. Dico la mia sulla seconda domanda (sulle altre due non ho le idee abbastanza chiare): è vero che in teoria un aumento generale della conoscenza delle lingue dovrebbe fare diminuire il bisogno di traduttori, ma è anche vero che la sempre maggiore intensità degli scambi con altri paesi (mi vengono in mente la Cina, i nuovi paesi dell'UE che fino a pochi anni fa erano al di là della cortina di ferro ecc.) fa aumentare la richiesta di traduzioni. Non sono pessimista per il futuro della professione | | | Un po' di ottimismo | Mar 9, 2006 |
[quote]Mario Cerutti wrote: Ovunque nel mondo la gente studia sempre più Inglese e quindi trovo naturale che necessiti sempre meno di traduttori e interpreti. Mi domando quindi perché, con questo settore in apparente contrazione, vi sia ancora un numero così elevato di scuole che ogni anno alimentano le frustrazioni dei nuovi aspiranti traduttori e interpreti. [quote] La vedo ancora lunga prima che la gente sia in grado di leggere (e capire!) testi legali, medici, tecnici, ecc. in lingua inglese. Direi che per un po' di anni il lavoro è garantito. Inoltre, questo discorso dovrebbe valere a livello mondiale, ovvero tutti i giapponesi, cinesi ecc. ecc. dovrebbero essere *tutti* in grado di scrivere correntemente in inglese affinché il resto del mondo (che dovrebbe conoscere *perfettamente* l'inglese) li capisca e anche questo processo non mi sembra dietro l'angolo. Per concludere, aggiungo che la storia delle lingue dimostra che quando un'enorme quantità di persone è in grado di comunicare e capirsi parlando la stessa lingua, nel corso dell'evoluzione si riformano dialetti dapprima in zone circoscritte, poi sempre più ampie e questi dialetti possono diventare altre lingue. Se questa regola si ripeterà anche nel futuro, direi che il lavoro è assicurato anche per i nostri nipoti!!! =) | | | Ero convinta del contrario.. | Mar 9, 2006 |
[quote]Alfredo Tutino wrote: la frazione degli Italiani "in grado di sostenere una conversazione in lingua straniera" è passato dal 46% del 2001 al 36% del 2005. Dato molto interessante, ma anche stupefacente. La mia impressione era che la conoscenza delle lingue straniere fosse sempre più importante in Italia, specialmente negli ultimi anni. A mio avviso il numero dei giovani che studiano, ad esempio, l'inglese è in crescita vertiginosa. Nel nostro mondo frenetico è orami assolutamente impensabile tenere il passo senza, appunto, poter 'sostenere una conversazione’ almeno in inglese. Ma non solo. Diventa stupidamente complicato anche un semplice viaggio all’estero, perché senza la possibilità di comunicare ci si sente ‘mutilati’. (Mi viene in mente un amico di famiglia che a Dusseldorf cercava disperatamente di farsi capire in italiano, e si infuriò quando una commessa gli fece capire che non parlava l’italiano..) Che l'Italia sia un po' indietro rispetto agli altri paesi europei in quanto conoscenza di lingue straniere, questo è un dato di fatto e lo dico da 'straniera' che a 16 anni sosteneva tranquillamente una discussione quotidiana in inglese, al contrario della stragrande maggioranza dei miei coetanei italiani. Quando sono stata in Svezia anni fa, TUTTI parlavano l’inglese a partire dai genitori della mia amica (che guardavano spesso canali televisivi inglesi), i suoi amici adolescenti, i vicini di casa anziani.. In Germania e in Austria ho avuto esperienze simili. Tuttavia, mi sembra che le cose stiano cambiando in Italia, e qui mi riferisco sempre alle nuove generazioni. Probabilmente influiscono molto la rivoluzione digitale, la possibilità di guardare film in DVD che permettono di cambiare lingue e sottotitoli, l’informatica e l’economia tramite cui la lingua italiana acquisisce sempre più termini inglesi. Eppure, i dati a cui ti riferisci mi contraddicono totalmente. A quanto pare, la mia impressione era del tutto sbagliata.. Mi scuso per questa lunga ‘riflessione’ ; ), ma l’argomento mi ha fatto pensare molto. ciao a tutti, Claudia | | | John Walsh Italy Local time: 09:34 Italian to English Dipende dalla domanda | Mar 9, 2006 |
Come era strutturata la domanda? Quelli che hanno risposto sono in grado di valutare il loro livello? Non credo. Un "buon livello" di inglese secondo me è un livello +/- di FCE (independent user) ma puoi sostenere una conversazione con molto meno cosi come ci vuole molto di pui per sostenere altri tipi di conversazioni. Questi tipi di dati sono interessanti "at face value" ma poco attendibili. La tendenza per i traduttori? Credo che ci sarà più lavoro, al meno per il prossimo futu... See more Come era strutturata la domanda? Quelli che hanno risposto sono in grado di valutare il loro livello? Non credo. Un "buon livello" di inglese secondo me è un livello +/- di FCE (independent user) ma puoi sostenere una conversazione con molto meno cosi come ci vuole molto di pui per sostenere altri tipi di conversazioni. Questi tipi di dati sono interessanti "at face value" ma poco attendibili. La tendenza per i traduttori? Credo che ci sarà più lavoro, al meno per il prossimo futuro. La tendenza per EFL in italia? Questo dato mostra che la percezione delle persone che hanno risposto al sondaggio è che si sentono meno sicuri a sostenere una conversazione in inglese che probabilmente significa più lavoro per gli insegnanti di EFL. ▲ Collapse | |
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Non ancora una realtà bensì una tendenza | Mar 9, 2006 |
Mario Cerutti wrote: Ovunque nel mondo la gente studia sempre più Inglese e quindi trovo naturale che necessiti sempre meno di traduttori e interpreti... Mariella Bonelli wrote: La vedo ancora lunga prima che la gente sia in grado di leggere (e capire!) testi legali, medici, tecnici, ecc. in lingua inglese. Direi che per un po' di anni il lavoro è garantito... Naturalmente mi riferisco a una tendenza che, poiché per ciò che vedo io sta già producendo qualche visibile effetto in Giappone ove lo studio della lingua Inglese comporta ben maggiori difficoltà che per un Italiano o uno Spagnolo, giusto per fare un esempio, immagino sia in atto anche in altri Paesi. Tant'è vero che nei Paesi dove lo studio dell'Inglese è iniziato ben prima che in Italia (la Svezia, ad esempio), poiché moltissimi lo parlano bene il numero dei traduttori/Interpreti è inferiore. Forse ce lo potra' confermare la collega che ha avuto un'esperienza di vita in quel Paese. Se mi sbagliassi mi sorprenderi non poco. Proprio qualche giorno fa sono stato chiamato da un'agenzia che cercava un interprete per conto di una famiglia Italiana in viaggio di turismo nella mia zona (una delle zone di "onsen") e cercava disperatamente un aiuto per lo shopping e la consueta escursione locale. Premesso che non presto servizi turistici, questa richiesta mi fa pensare che se in quella famiglia qualcuno parlasse Inglese e lo parlasse pure la gente del luogo già ci sarebbe un'opportunità di lavoro in meno per noi interpreti. Volendo estendere questo esempio a chissà quanti altri si verificano ogni giorno nei vari settori dell'economia (fiere, eventi internazionali, ecc.), quanto lavoro globalmente verrebbe meno? Certamente il lavoro sarà più o meno garantito nei settori molto specialistici - e magari più per gli interpreti che per i traduttori. Tuttavia mi sembra di capire che esista una marea di traduttori più o meno "generici" che già oggi ha difficoltà a trovare lavoro a sufficienza. E quelli che le scuole continuano a sfornare ogni anno? E i programmi di traduzione automatica li vogliamo ignorare del tutto? Siamo sicuri di poter dormire sonni tranquilli ancora per molto, diciamo dieci anni? Mario Cerutti http://www.aliseo.com | | | gianfranco Brazil Local time: 04:34 Member (2001) English to Italian + ... Due note empiriche | Mar 9, 2006 |
Alle domande seimiserie rispondo con due noterelle semiserie, diciamo empiriche, sul livello di conoscenze linguistiche diffuso nella popolazione italiana. Prendo come campioni empirici i due insiemi dei miei amici e dei giornalisti televisivi I miei amici: tanti anni fa venni in vacanza in Italia, dall'Inghilterra, con la mia ragazza di allora, di lingua inglese, e mi sono preoccupato di organizzare qualche serata e incontro, gite e altre attività coinvol... See more Alle domande seimiserie rispondo con due noterelle semiserie, diciamo empiriche, sul livello di conoscenze linguistiche diffuso nella popolazione italiana. Prendo come campioni empirici i due insiemi dei miei amici e dei giornalisti televisivi I miei amici: tanti anni fa venni in vacanza in Italia, dall'Inghilterra, con la mia ragazza di allora, di lingua inglese, e mi sono preoccupato di organizzare qualche serata e incontro, gite e altre attività coinvolgendo amici e parenti (cugini, ex colleghi di studio) che sapessero un po' di inglese, per fornire spunti di conversazione e varietà alle serate. Risultato: nessuno, dico nessuno, non uno, ha osato pronunciare una parola in inglese di fronte a lei, altro che sostenere una conversazione!!! Ho dovuto fare l'interprete a tempo pieno per tre settimane. Tutti gli scambi avvenivano tramite me. Quindi sapere un po' di inglese, o averlo studiato per anni, è cosa ben diversa dall'essere in grado di sostenere un livello anche minimo di conversazione. I giornalisti in TV: Raramente pronunciano in modo corretto le parole straniere. Fateci caso. Qualche giorno fa ho sentito addirittura una giornalista pronunciare correttamente ben due parole nello stesso servizio. Sono rimasto folgorato per la sorpresa. Ma dico io, almeno dovrebbero passargli i fogli con la pronuncia indicata sotto le parole straniere, con i simboli fonetici (potrebbero almeno studiare quelli) e/o altre indicazioni anche improvvisate su come pronunciare un termine straniero. Se consideriamo che questi sono i professionisti della lingua parlata e che sono i primi a propagare pronuncia errata e ignoranza a milioni di ascoltatori, vedo poche speranze che il livello medio delle conoscenze linguistiche migliori presto. ciao Gianfranco
[Edited at 2006-03-09 12:33] ▲ Collapse | | | Personalmente... | Mar 9, 2006 |
non intervengo nemmeno in questo 'dibattito', perché mi deprime troppo.... Giovanni | | | Non sono stata io la tua ragazza, pero' ho avuto la stessa esperienza! | Mar 9, 2006 |
Gianfranco Manca wrote: tanti anni fa venni in vacanza in Italia, dall'Inghilterra, con la mia ragazza di allora, di lingua inglese, e mi sono preoccupato di organizzare serate e incontri, gite e altre attività cercando di coinvolgere amici e parenti (cugini, ex colleghi di studio, molti sono laureati) che sapessero un po' di inglese, per fornire spunti di conversazione e varietà alle serate. Risultato: nessuno, dico nessuno, ha osato pronunciare una parola in inglese di fronte a lei, altro che sostenere una conversazione!!! E' successo a me la stessa cosa quando venivo in Italia le prime volte, prima di parlare Italiano - mio partner diceva oh, guarda, ecco Giulio (Mario, Federica...), lui parla Inglese - invece detto Giulio provava farsi invisibile, no non e' vero, non parlo una parola, mai sentito una parola d'inglese in vita mia... Credo quest'e' in grande parte dovuto alla voglia di non vergognarsi davanti agli sconosciuti, pero' ora che conosco sia l'Italiano sia detto Giulio, Mario, Federica so anche che il loro livello di Inglese e' davvero scarso, sebbene sono tutti andati al liceo classico e si sono tutti laureati. Comunque, qui si tratta dei quarantenni, quindi non ha molto relevanza per conoscere i trend. | |
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ti assicuro che anche tra i giovani....... | Mar 9, 2006 |
Comunque, qui si tratta dei quarantenni, quindi non ha molto relevanza per conoscere i trend. Insegno in un liceo linguistico e ti garantisco che la situazione non è cambiata da quando (aimé oltre 20 annifa) andavo a scuola io, su 100 ragazzi ce ne sono 3 ( e dico 3) in grado di parlare e scrivere un buon ( non ottimo notare) Inglese. Si forse sanno qualche parola in pù di prima per l'uso del pc e le parole entrate ormai nell'uso comune dell'italiano, ma quanto a sostenere una conversazione e a scrivere in modo corretto ce ne corre.... Cioè grave, a noi fa gioco no?Posso sperare ( almeno io che sono passatella) di non restare senza lavoro:) LOL ciao ciao Angio | | | To report site rules violations or get help, contact a site moderator: You can also contact site staff by submitting a support request » Gli Italiani e le lingue Trados Business Manager Lite | Create customer quotes and invoices from within Trados Studio
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