La traduzione letteraria - Fedeltà al plurale
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Oct 25, 2002


Buonasera tutti! Mi sono appena imbattuta in un articolo che interesserà senz\'altro i traduttori letterari, ma non solo. Eccolo:



Valerio Magrelli, uno dei poeti italiani più noti e apprezzati, è anche saggista e traduttore. Ha scritto per ICoN alcune riflessioni sul tradurre, molto importanti per un sito che segue attentamente le interazioni tra la cultura italiana e quelle straniere.



Il moderno dibattito sul tradurre, affronta, sin dalla su
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Buonasera tutti! Mi sono appena imbattuta in un articolo che interesserà senz\'altro i traduttori letterari, ma non solo. Eccolo:



Valerio Magrelli, uno dei poeti italiani più noti e apprezzati, è anche saggista e traduttore. Ha scritto per ICoN alcune riflessioni sul tradurre, molto importanti per un sito che segue attentamente le interazioni tra la cultura italiana e quelle straniere.



Il moderno dibattito sul tradurre, affronta, sin dalla sua nascita, una contraddizione insolubile. \"Belle infedeli\" è infatti la formula coniata nel Seicento da Gilles Ménage per indicare le traduzioni in grado di rispettare la qualità dell\'originale, di contro a quelle che, a causa di un malinteso senso di letteralità, finirebbero per sfigurarla. Associando linguaggio ed erotismo, viene in tal modo segnalata l\'impossibilità di una versione ideale, capace d\'essere una moglie-amante tanto devota quanto seducente. Salutata da un enorme successo, questa similitudine è in realtà insidiosissima, e proverò a dimostrarlo.

Bellezza e/o fedeltà: fra i due termini della coppia, è nel secondo che si cela l\'inganno, poiché la nozione di fedeltà investe il problema teorico con una potente ventata antropomorfica. Noi diciamo \"fedele a una persona\", \"a una promessa\", \"alla parola data\", e in tutti i casi, è la singolarità del legame ad attestarne la forza. Siamo cioè fedeli a una e soltanto a una persona, promessa o parola. Da qui l\'espressione \"non ho che una sola parola\". L\'idea di tenere fede alla parola del testo, però, è profondamente ingenua, poiché diretta non a un semplice termine, bensì a un complesso sistema di relazioni. Chi parla di fedeltà nei confronti di un testo, ricorre a un\'evidente ipostatizzazione, riducendo indebitamente la varietà a unità: come pensare d\'essere fedeli a qualcosa che si definisce appunto sulla base di una pluralità costitutiva? Un testo letterario (tanto più se portato al suo massimo grado di codificazione, come nel caso della poesia) non è un oggetto statico, ma un processo dinamico, un concorso di spinte contrapposte, un insieme di forze in equilibrio. Questa, e nient\'altro, è la dantesca \"cosa per legame musaico armonizzata\". Ogni opera si presenta come un nodo di informazioni sintattiche, lessicali, retoriche, eventualmente metriche, rimiche, e così via. Anzi, per meglio dire, corrisponde a quel nodo e non ai vari capi che lo formano, nella stessa maniera in cui una treccia non preesiste al gesto che la serra, ma in quel gesto consiste. Di conseguenza, il traduttore potrà tutt\'al più cercare d\'essere fedele a qualche singolo elemento, non certo al loro insieme. A questo punto, la questione si ribalta: scegliere a cosa essere fedele significa, al contempo, decidere a cosa non esserlo. Dal che potremmo trarre la regola secondo cui, in ogni traduzione, la fedeltà a un criterio compositivo implica sempre almeno un\'infedeltà verso altri. Ovvero, tradurre vuol dire riorganizzare il testo in base a un ristretto numero di priorità. Alla fine di questo percorso, la generica idea di fedeltà da cui avevamo prese le mosse, si ripresenta piuttosto alterata: il problema sostanziale, cioè, non sarà più come tradurre, ma che cosa.

Concluderei, pertanto, con un motto dell\'abate Galiani: \"Nel fare una profonda riverenza a qualcuno, si voltano sempre le spalle a qualche altro\". Ecco a che cosa portano le nostre \"belle infedeli\". Partiti da una nozione del testo errata in quanto totalizzante, siamo passati a una visione basata piuttosto sulla necessità di circoscrivere la sfera di adeguazione da privilegiare. L\'immagine iniziale si è infranta, il quadro metaforico è cambiato. Di fronte alla brulicante ricchezza della pagina, il traduttore non potrà più illudersi di poter praticare una vaga, sommaria professione di fedeltà. Al contrario, nello scegliere a cosa porgere i propri omaggi, egli dovrà decidere, in maniera altrettanto irrevocabile, che cos\'altro ignorare.



Buon fine settimana a tutti!!!




















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Antonella Andreella (X)
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Ciao Italia Oct 26, 2002

decisamente bello e ricco di spunti di riflessione!



Antonella


 


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