Quanta libertà ci si può prendere nella traduzione di slogan pubblicitari?
Thread poster: Gianni Pastore
Gianni Pastore
Gianni Pastore  Identity Verified
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Aug 28, 2007

Stuzzicato anche da Katia (http://www.proz.com/kudoz/2108752), vorrei la vostra opinione in merito.

Personalmente, gli slogan pubblicitari mi rendono particolarmente creativo, tant'è che alla fine mi ritrovo a fare il copywriter, piuttosto che il traduttore. Non che mi dispiaccia, perchè creare qualcosa da zero è (IMHO)
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Stuzzicato anche da Katia (http://www.proz.com/kudoz/2108752), vorrei la vostra opinione in merito.

Personalmente, gli slogan pubblicitari mi rendono particolarmente creativo, tant'è che alla fine mi ritrovo a fare il copywriter, piuttosto che il traduttore. Non che mi dispiaccia, perchè creare qualcosa da zero è (IMHO) infinitamente più soddisfacente del rendere le parole di un altro/a (dev'essere il mio passato da musicista che continua a rialzare la sua dannata testolina...). Comunque la domanda è: visto che la traduzione letterale non funziona quasi mai, quanto vi allontanate dall'imprinting iniziale?
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wordsworldwi (X)
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dipende dal cliente Aug 28, 2007

ciao Gianni,

bellissimo questo argomento! io parlo da "traduttore" e quindi devo rispettare le indicazioni del cliente. Alcune "mie" aziende sono piuttosto rigide in questo ma altre, e sono la maggioranza, di solito lasciano ampio margine d'azione purchè il messaggio sia coerente, in linea con il prodotto/argomento che vuole trattare, con lo stile dell'azienda, che sia d'impatto e arrivi a destinazione.
In quanto a soddisfazione concordo, è di gran lunga più gratificante un
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ciao Gianni,

bellissimo questo argomento! io parlo da "traduttore" e quindi devo rispettare le indicazioni del cliente. Alcune "mie" aziende sono piuttosto rigide in questo ma altre, e sono la maggioranza, di solito lasciano ampio margine d'azione purchè il messaggio sia coerente, in linea con il prodotto/argomento che vuole trattare, con lo stile dell'azienda, che sia d'impatto e arrivi a destinazione.
In quanto a soddisfazione concordo, è di gran lunga più gratificante uno slogan fatto bene, creativo al punto giusto, rispetto ad una traduzione di 1000 parole nel settore che preferisci.
E poi... sì, credo che un passato da musicista giochi molto...

Maria Grazia
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Gisella Germani Mazzi
Gisella Germani Mazzi
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dipende... Aug 28, 2007

Dipende da molti fattori. Ad esempio, prendiamo una delle mie combinazioni linguistiche (DE>IT): in Svizzera certi giochi di parole funzionano anche rimanendo abbastanza aderenti al tedesco (tipo il coniglietto di Pasqua, che in Italia è quasi sconosciuto), mentre in italiano assolutamente no.
E poi dipende anche dal contesto, dal gruppo target... L'importante, IMHO, è rimanere aderenti allo stile, all'idea di partenza e al messaggio.


Gianni Pastore wrote:

Stuzzicato anche da Katia (http://www.proz.com/kudoz/2108752), vorrei la vostra opinione in merito.

Personalmente, gli slogan pubblicitari mi rendono particolarmente creativo, tant'è che alla fine mi ritrovo a fare il copywriter, piuttosto che il traduttore. Non che mi dispiaccia, perchè creare qualcosa da zero è (IMHO) infinitamente più soddisfacente del rendere le parole di un altro/a (dev'essere il mio passato da musicista che continua a rialzare la sua dannata testolina...). Comunque la domanda è: visto che la traduzione letterale non funziona quasi mai, quanto vi allontanate dall'imprinting iniziale?


 
Katia Tolone
Katia Tolone  Identity Verified
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i pubblicitari, questi tiranni Aug 28, 2007

Per quanto riguarda la mia esperienza, è difficile tradurre un pay-off o un semplice slogan e non solamente per motivi linguistici.
Sopratutto per il pay-off, almeno fino ad ora ho sempre trovato planner o account molto restii a farmi intervenire sulle loro "creazioni", anche un semplice cambio di area semantica ( per rendere più efficace un gioco di parole) viene vissuto come spostamento del target e di conseguenza, danneggiamento del brand.
In fondo non posso dargli torto, dietro
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Per quanto riguarda la mia esperienza, è difficile tradurre un pay-off o un semplice slogan e non solamente per motivi linguistici.
Sopratutto per il pay-off, almeno fino ad ora ho sempre trovato planner o account molto restii a farmi intervenire sulle loro "creazioni", anche un semplice cambio di area semantica ( per rendere più efficace un gioco di parole) viene vissuto come spostamento del target e di conseguenza, danneggiamento del brand.
In fondo non posso dargli torto, dietro c'è comunque un lungo studio.





[Modificato alle 2007-08-28 23:57]
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Linda 969
Linda 969
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Annosa questione Aug 29, 2007

katia tolone wrote:
In fondo non posso dargli torto, dietro c'è comunque un lungo studio.


Verissimo. E il cliente intelligente sa che una versione efficace in inglese (nel mio caso) richiede altrettanto.

Personalmente mi rifiutavo sempre di fare copywriting quando era chiaro che di questo c'era bisogno - non era il mio mestiere e non ne avevo le competenze. Ma soprattutto non venivo pagata abbastanza. Sapete quanto vale uno slogan pubblicitario?

My two cents

Linda


 
Gianni Pastore
Gianni Pastore  Identity Verified
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Parecchi soldi (OT) Aug 29, 2007

Linda 969 wrote:

Sapete quanto vale uno slogan pubblicitario?

Linda


Difatti è per questo che mi piacerebbe trovare una strada in quel senso. Però mi sembra una casta chiusa, studi associati stracolmi di laureati e "masterizzati" in Marketing & similia, quando poi non vedo tutta questa genialità. Ovvio che non sono io quello che salverà i creativi italioti da cotanto piattume, però da consumatore posso dire che mi piacerebbe un po' più di inventiva. O di "pazzia controllata", se volete.


 
Katia Tolone
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una lunga gavetta Aug 29, 2007

hai perfettamente ragione, ma c'è da considerare anche che chi oggi si occupa di pubblicità ad alti livelli molto spesso non ha una laurea in comunicazione, semplicemente perchè prima non esisteva come corso universitario.
Per loro è stata una gavetta.
Se è vero che gli uffici marketing delle grandi aziende e le agenzie preferiscono persone specializzate nel campo, secondo me c'è ancora spazio per chi ha creatività ed esperienza.


 
Roberta Anderson
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Materiale e contesto di base Aug 29, 2007

Tornando al discorso traduzione, il problema principale è che molto spesso (quasi sempre?) al traduttore non viene fornito tutto il materiale e contesto necessario.

Nella mia precedente vita in cui bazzicavo gli ambienti sales&marketing, ricordo che per ogni nuovo prodotto, aggiornamento, campagna ecc. ci venivano fatte delle presentazioni, in cui veniva illustrato il concetto, come si era arrivato a una tale immagine o slogan, quelli che erano stati scartati e perché, cosa voleva
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Tornando al discorso traduzione, il problema principale è che molto spesso (quasi sempre?) al traduttore non viene fornito tutto il materiale e contesto necessario.

Nella mia precedente vita in cui bazzicavo gli ambienti sales&marketing, ricordo che per ogni nuovo prodotto, aggiornamento, campagna ecc. ci venivano fatte delle presentazioni, in cui veniva illustrato il concetto, come si era arrivato a una tale immagine o slogan, quelli che erano stati scartati e perché, cosa volevano trasmettere con questa scelta di parole e immagini, linee guida da tenere presente, lunghezza minima e massima del testo tradotto per evitare problemi in tutte le varie situazioni in cui lo stesso slogan verrebbe tirato fuori, termini da non usare per evitare similitudini con prodotti concorrenti o associazioni di idee non desiderate,... [poi ovviamente c'era anche un bel buffet per chi non aspettava che il momento di abbuffarsi]

Di tutto questo [buffet incluso], che in misura più o meno grande arriva al cliente, e che è più o meno indispensabile per poter dare via libera alla propria creatività senza rischiare di andare fuori strada, quanto viene trasmesso al traduttore?
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Katia Tolone
Katia Tolone  Identity Verified
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poche informazioni Aug 29, 2007

Non ho mai ricevuto un brief, nemmeno parziale.
Al limite qualche chiarimento se il cliente era una agenzia pubblicitaria.


 
Gianni Pastore
Gianni Pastore  Identity Verified
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Zero carbonella Aug 29, 2007

Roberta Anderson wrote:

Di tutto questo [buffet incluso], che in misura più o meno grande arriva al cliente, e che è più o meno indispensabile per poter dare via libera alla propria creatività senza rischiare di andare fuori strada, quanto viene trasmesso al traduttore?


Almeno nel mio caso... non mi è mai capitata una campagna in cui lo studio responsabile si sia mai preoccupato di localizzare gli slogan o quanto meno stabilire il campo di gioco. Tutto è sempre stato all'insegna del "pensaci tu". Poi, se andava bene, silenzio assoluto e manco grazie. Se andava male, era ovviamente colpa del traduttore. Come dire: tutti gli oneri e nessun onore.


 
Elena Bellucci
Elena Bellucci
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La mia esperienza Aug 29, 2007

Io ho un solo cliente che mi manda materiale prettamente pubblicitario e devo dire che in genere è corredato di tutto il materiale di supporto possibile con spiegazioni del concept, area di destinazione, proposte di impaginazione/grafica/presentazione video, spiegazioni sulla campagna pubblicitaria generale se si tratta di un progetto più ampio, e via dicendo.
Per la liberta di traduzione, in genere chiedono di restare vicino all'originale se la cosa è possibile, ma chiedono anche più
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Io ho un solo cliente che mi manda materiale prettamente pubblicitario e devo dire che in genere è corredato di tutto il materiale di supporto possibile con spiegazioni del concept, area di destinazione, proposte di impaginazione/grafica/presentazione video, spiegazioni sulla campagna pubblicitaria generale se si tratta di un progetto più ampio, e via dicendo.
Per la liberta di traduzione, in genere chiedono di restare vicino all'originale se la cosa è possibile, ma chiedono anche più versioni diverse, a più persone e con commenti incrociati. Capita che si accetti la versione con un gioco di parole che non ha nulla a che fare con l'originale, o che suona insolito o più fantasioso e capita che venga scelta la traduzione più letterale. Dipende molto dal prodotto e dalla linea generale della campagna pubblicitaria.
Poi c'è molta attenzione al mercato di destinazione. Mi è capitato spesso che mi mandassero una selezione di proposte "papabili" e chiedessero di commentarle per evitare analogie imbarazzanti, doppi sensi, calchi su slogan della concorrenza. Una volta mi è stato addirittura chiesto quale mi sembrava più "italiana" tra una serie di foto.
Si tratta però effettivamente di un cliente specializzato nell'adattamento a scopo pubblicitario e non dell'agenzia a cui capita una traduzione di marketing ogni due mesi ed a livello più "blando".
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Roberta Anderson
Roberta Anderson  Identity Verified
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Il silenzio è d'oro Aug 29, 2007

Gianni Pastore wrote:

Poi, se andava bene, silenzio assoluto e manco grazie. Se andava male, era ovviamente colpa del traduttore. Come dire: tutti gli oneri e nessun onore.


Ah, ma il silenzio è d'oro, ti pare poco!
Non hai provato a rivenderlo a peso?


 
Gianni Pastore
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Eh, come no! Aug 29, 2007

Roberta Anderson wrote:

Gianni Pastore wrote:

Poi, se andava bene, silenzio assoluto e manco grazie. Se andava male, era ovviamente colpa del traduttore. Come dire: tutti gli oneri e nessun onore.


Ah, ma il silenzio è d'oro, ti pare poco!
Non hai provato a rivenderlo a peso?



Ma proprio quel giorno la quotazione in borsa è crollata e ci ho rimesso pure la ghirba


 


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