Itangliano. Chi ci crede veramente ? Thread poster: Umberto Cassano
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Divertente ed interessante allo stesso tempo, direi ! Cosa ne pensate dopo un'attenta e meditata lettura ? Io penso che l'italiano sia in ottima salute, non credo all'allarmismo di matrice purista e vetero-accademico che la crede assediata da parlanti distratti dalle mode linguistiche esterofile. Non credo neanche agli "ibridismi". Ho partecipato anni fa ad un bellissimo convegno dedicato al quarantennale della pubblicazione della "Storia linguistica dell'Italia unit... See more Divertente ed interessante allo stesso tempo, direi ! Cosa ne pensate dopo un'attenta e meditata lettura ? Io penso che l'italiano sia in ottima salute, non credo all'allarmismo di matrice purista e vetero-accademico che la crede assediata da parlanti distratti dalle mode linguistiche esterofile. Non credo neanche agli "ibridismi". Ho partecipato anni fa ad un bellissimo convegno dedicato al quarantennale della pubblicazione della "Storia linguistica dell'Italia unita" di Tullio De Mauro. Sia De Mauro che Eco hanno ribadito che l'italiano come tutte le lingue storico-naturali si evolve nella direzione che i parlanti le imprimono. In sostanza, "la lingua va dove vuole", in puro spirito ecolinguistico e a dispetto di ogni misura di politica linguistica di marca purista che in qualche paese ha ancora una sua lobby storicamente fondata http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/scuola_e_universita/servizi/linguestra/europa-2007/europa-2007.html ▲ Collapse | | | Marcela MF Italy Local time: 00:20 English to Romanian + ... |
E' un po' che sono lontana dall'Italia, ma leggo regolarmente i quotidiani online e anche qui su Proz se ne e' gia' parlato di come ormai a volte si strausi e abusi di parole inglesi quando in molti casi si potrebbe usare il corrispettivo italiano. Leggevo anche di come alcuni "puristi" invochino un'azione di "ripulitura" della lingua italiana dall'invasione (o forse e' meglio dire inflazione) di termini inglesi, ma e' piu' sulla carta che nella pratica. I francesi lottano da tempo contro... See more E' un po' che sono lontana dall'Italia, ma leggo regolarmente i quotidiani online e anche qui su Proz se ne e' gia' parlato di come ormai a volte si strausi e abusi di parole inglesi quando in molti casi si potrebbe usare il corrispettivo italiano. Leggevo anche di come alcuni "puristi" invochino un'azione di "ripulitura" della lingua italiana dall'invasione (o forse e' meglio dire inflazione) di termini inglesi, ma e' piu' sulla carta che nella pratica. I francesi lottano da tempo contro l'invasione di anglicismi nella lingua francese, basti pensare a come usino caparbiamente termini quali "ordinateur" e "courriel" invece di computer e email! Pero' non suonerebbe strano dire in italiano "mi si e' rotto l'ordinatore e non posso piu' mandare corrieri elettronici"? Il fatto e' che spesso le parole inglesi vengono introdotte in una lingua perche', non solo sono usate da sempre piu' persone tanto da entrare nella terminologia comune, ma anche perche' sono piu' brevi, rendono con una parola o 2 parole cio' che in italiano ci si ritroverebbe a dire con un giro di parole lunghissimo (e quante volte nelle domande Kudoz non e' capitata questa cosa, ricordate la discussione per tradurre "turn-down service", per quel servizio in cui in taluni hotel ti spostano le coperte la sera per "facilitarti" l'entrata nel letto e Andrea Re (era lui?) precisava a piu' riprese che il termine "turn-down" una qualsiasi Zia Peppina non lo avrebbe mai capito?). Zanichelli inserisce ogni anno nuove parole nel vocabolario della lingua italiana, e non si tratta di 2 o 3 parole all'anno, ma di decine e decine di parole, le piu' recenti sono "linkare", "tex-mex" "embedded" "neocon". Si' ce ne sono anche altre, spesso provenienti da forme dialettali, come "smucinare" o "montarozzo", ma se ci fate caso molte sono inglesi. Come la penso riguardo? Penso che la lingua italiana, come tutte le lingue, stia evolvendo ed inserendo nel proprio vocabolario ufficiale elementi esterni che sono il riflesso della nostra epoca. Se cosi' non fosse, non sarebbe una lingua viva. L. ▲ Collapse | |
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Umberto Cassano Italy Local time: 00:20 English to Italian + ... TOPIC STARTER Ma questi anglicismi/anglismi e gli altri forestierismi/esotismi hanno vita lunga ? | Sep 26, 2007 |
Umberto Cassano wrote: Liliana Roman-Hamilton wrote: Zanichelli inserisce ogni anno nuove parole nel vocabolario della lingua italiana, e non si tratta di 2 o 3 parole all'anno, ma di decine e decine di parole, le piu' recenti sono "linkare", "tex-mex" "embedded" "neocon". L. [Edited at 2007-09-26 20:36] Alcune di queste parole sono tecnicamente classificabili come "occasionalismi" cioè come prestiti occasionali legati a un particolare momento storico e poi col passare del tempo mostrano i capelli bianchi. Soprattutto quelli del linguaggio della politica. Quanto potrà durare "neocon" nei nostri dizionari? Che fine ha fatto la "perestrojika" di Gorbacev ? E' sparita da alcuni dizionari italiani o mai attestata come voce degna di attenzione (vedi il Sabatini-Coletti che potete consultare online su www.corriere.it) ma è attestata nel De Mauro che riporta anche "glasnost" (http://www.demauroparavia.it/81414). | | | Anna Lanave Italy Local time: 00:20 French to Italian + ... Purismo vs buon senso | Sep 26, 2007 |
Impedire l'utilizzo di prestiti da altre lingue è senz'altro negativo e parlare di purismo è esagerato. Tuttavia è a mio avviso fondamentale evitare l'utilizzo di parole straniere quando esiste un traducente o comunque quando una parola può essere tradotta. Soprattutto se il motivo per cui non lo si fa è moda o pigrizia. PS: la traduzione corretta di email non è corriere elettronico, ma corrispondenza elettronica, che suona decisamente bene. Anna
[Modificato alle 2007-09-26 21:15] | | |
Grazie Anna per la precisazione. Si' suona meglio cosi'. | | |
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Umberto Cassano Italy Local time: 00:20 English to Italian + ... TOPIC STARTER Moda, pigrizia e... | Sep 26, 2007 |
lanave wrote: Tuttavia è a mio avviso fondamentale evitare l'utilizzo di parole straniere quando esiste un traducente o comunque quando una parola può essere tradotta. Soprattutto se il motivo per cui non lo si fa è moda o pigrizia. Anna
[Modificato alle 2007-09-26 21:15] Moda, pigrizia e...aggiungerei scarsa abitudine alla lettura, atavica malattia italica. Ma qualcuno potrebbe obiettare dicendo "Ma se la stampa è piena di parole straniere che devo trovare sul dizionario !! ". E qui Anna ha ragione da vendere sulla moda !! Non è una moda parlare di mode in questo caso. E' proprio vero. Persino personalità insospettabili, culturalmente dotate, che maneggiano quotidianamente la lingua con agio e agilità possono farsi adescare dalla moda di cui parla Anna. Un illustre ex-ministro della Pubblica Istruzione ha scritto un dotto articolo su "Tuttoscuola" in cui, a un certo punto, parla della "mission dell'education" (divertitevi a Googlare l'espressione e capirete a chi mi riferisco). Su "mission dell'education" io sono rimasto di stucco !! E voi ? | | | male diffuso | Sep 26, 2007 |
Purtroppo e' un male diffuso tra i politici (e anche alcuni giornalisti) italiani fare discorsi magniloquenti infarcendoli spesso e volentieri con numerosi termini inglesi per far credere di conoscere bene l'inglese quando invece non e' cosi'.... | | | texjax DDS PhD Local time: 18:20 Member (2006) English to Italian + ... La mission dell'education | Sep 27, 2007 |
Incuriosita dalla “mission dell’education” ho fatto una breve e fruttuosa ricerca in rete o, come direbbero personalità certo più erudite di me, ho googlato il web (passato prossimo del verbo googlare, declinato con certosina precisione sul Wikidizionario, figlio della nuova Bibbia enciclopedica Wikipedia così spesso citata anche nelle nostrane kudoz. Non capisco, inoltre, come una parola italianizzata come questa debba essere scritta in tal modo piuttosto che con la dicitura “più it... See more Incuriosita dalla “mission dell’education” ho fatto una breve e fruttuosa ricerca in rete o, come direbbero personalità certo più erudite di me, ho googlato il web (passato prossimo del verbo googlare, declinato con certosina precisione sul Wikidizionario, figlio della nuova Bibbia enciclopedica Wikipedia così spesso citata anche nelle nostrane kudoz. Non capisco, inoltre, come una parola italianizzata come questa debba essere scritta in tal modo piuttosto che con la dicitura “più italiana” di guglato). Ok, divago, riprendiamo il filo del discorso… Il frutto della mia googlata, dicevo, è stato il ritrovamento di un reperto nel quale la “mission dell’education” la fa da sovrana e del quale riporto alcuni scorci, che forse saranno un ulteriore spunto di discussione. Nel brano che segue l’autore, con claudicante maestria, sottolinea in carattere italico alcune parole ed espressioni inglesi, alle quali evidentemente viene dato lo stesso risalto e reverenza del latino. Altre, forse ritenute dall’autore stesso più plebee o popolari oppure arcinote e ormai facenti parte integrante della nostra lingua parlata e scritta, non vengono invece evidenziate. Per chiarezza riporto spezzoni di testo rispettando la stesura originale (o dovrei scrivere layout?): “La mission dell’Education, Audiovisual and Culture Executive Agency è rappresentata dalla gestione dei programmi UE attinenti alla Cultura e al Learning quali i programmi Socrates, Leonardo da Vinci, Minerva, etc…” [..] “Partendo dal re-focus della Lisbon Strategy, la conferenza ha esaminato, analizzato e approfondito i temi incentrati sul legame tra Tecnologia ed Education. La key question della conferenza è stata la seguente:”[..] “la tecnologia può, con efficacia ed efficienza, supportare l’innovazione nel campo dell’Education, promuovendone il cambiamento e il miglioramento, nonché supportando il lifelong learning per tutti.”[..] "Inoltre l’organizzazione è stata attenta ai feedbacks e alle domande di tutti i partecipanti. Infine si porta a conoscenza dei lettori che la location della conferenza è stata molto suggestiva, immersa nel verde, all’interno di un edificio realizzato in legno e decorato con grandi pietre, che richiama la tipica atmosfera delle Saune Finlandesi e al contempo quella dei cottage Lapponi. Un vero monumento architettonico progettato dagli architetti Finlandesi Raili e Reima Mietila.” http://www.unicastangelo.it/default.asp?id=46&mnu=46 D’accordo, la location progettata dal Sig. Mietila sarà pure un monumento architettonico, ma anche questo scritto è un’opera d’arte mica male, anche se, almeno per me, molto meno suggestiva. Non sono una linguista, tantomeno una purista, e concordo sul fatto che le lingue e le culture siano in continuo divenire, ma qui non siamo più nel campo dell'evoluzione e della selezione linguistica naturale di stampo Darwiniano, qui si rischia l'estinzione o quantomeno la mutazione aberrante irreversibile. A parte il caso specifico che, essendo stato scritto da un madrelingua per madrelingua, è piuttosto emblematico, credo che i traduttori come categoria abbiano una grossa fetta di responsabilità nel fenomeno. Il compito del traduttore è quello di tradurre e di localizzare, e ha un ruolo estremamente importante nel veicolare le informazioni, anche e soprattutto dal punto di vista linguistico. Siamo tutti quotidianamente spettatori di laconiche risposte nella nostra combinazione che troppe volte e con troppa sciatteria recitano "si lascia in inglese" e, ammettiamolo, spesso traduciamo dall’inglese all’inglese. Probabilmente, almeno nella maggior parte dei casi, la cosa potrebbe essere evitata. Anche noi abbiamo una mission dell'education da portare avanti, dopotutto. Se continuiamo così, tra poco l’unica persona in grado di parlare l’italiano sarà solo Zia Peppina, con la quale dovremo scusarci tutti. http://www.despair.com/ir.html B. PS. E mò chi glielo dice, all’autore della perla, che feedbacks si scrive senza la S finale?
[Edited at 2007-09-27 02:44] ▲ Collapse | | | Io ci credo. Eccome. | Sep 27, 2007 |
Premetto che non ho letto l'articolo, perché sono in consegna. Ieri però ho letto una delle lettere di Repubblica di una professoressa di medicina, infarcita di parole inglesi (credo e mi auguro che l'autrice fosse straniera) e non posso non notare che molti manager, medici, ma anche semplici dipendenti fanno un allegro uso e abuso di termini inglesi. Ma poi, guardiamo il nostro orticello (o il backyard?)... Non ... See more Premetto che non ho letto l'articolo, perché sono in consegna. Ieri però ho letto una delle lettere di Repubblica di una professoressa di medicina, infarcita di parole inglesi (credo e mi auguro che l'autrice fosse straniera) e non posso non notare che molti manager, medici, ma anche semplici dipendenti fanno un allegro uso e abuso di termini inglesi. Ma poi, guardiamo il nostro orticello (o il backyard?)... Non di rado mi capita di correggere traduzioni zeppe di calchi e parole lasciate così (cito Riccardo Schiaffino). Perché dire il know-how del cuoco, quando esiste un semplicissimo "bravura"? E mi viene in mente solo questa ora, ma basta dare un occhiata ai kudoz per stare male. A me dispiace nuocere all'italiano, molto. E ogni trascuratezza, negligenza, atto di pigrizia o quel che volete è un colpo che ognuno di noi gli infligge. E non nascondiamoci dietro al paravento che la lingua l'ha da cambiare! Paola ▲ Collapse | |
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sofiablu (X) Netherlands Local time: 00:20 Perfida lingua d'Albione? | Sep 27, 2007 |
Un paio di settimane fa è stata aperta nel forum russo una discussione intitolata Vy govorite po-runglijski? http://www.proz.com/post/668795#668795 (in italiano Parla runglese?, neologismo formato dalle parole russkij+anglijskij, russo+inglese), il cui spunto proveniva da un articolo del Telegraph, molto simile nei contenuti a quello di Repubblica. �... See more Un paio di settimane fa è stata aperta nel forum russo una discussione intitolata Vy govorite po-runglijski? http://www.proz.com/post/668795#668795 (in italiano Parla runglese?, neologismo formato dalle parole russkij+anglijskij, russo+inglese), il cui spunto proveniva da un articolo del Telegraph, molto simile nei contenuti a quello di Repubblica. È buffo che ci si preoccupi tanto della presunta mala influenza delle lingue straniere, anzi in particolare della lingua franca in voga in un dato periodo storico (per il nostro è l'inglese, ma è stato così anche per il francese e presumo lo stesso per il latino), proprio in quei paesi dove tali lingue sono parlate (a livello medio-alto) soltanto da una sparuta minoranza. Quel capolavoro comico malgré soi che è la Mission (impossible? n.d.a.) dell'education risulterebbe terribilmente irritante, se non fosse stato chiosato con la consueta ironica grazia e spiritosa eleganza da Texjax (tanto di cappello a te, signora Bruna. A lot of hat to you, Dark Lady), e ci fa capire una volta di più che - se il riso abbonda sulla bocca degli stolti - lo scilinguagnolo vaniloquente è appannaggio esclusivo di personalità tronfie e vacue. Il pericolo per la lingua italiana non sta nell'uso, per quanto scriteriato, dell'inglese, ma nell'abuso di quanti la adoperano senza rispetto per le norme grammaticali e ortografiche. Anni fa avevo disdetto l'abbonamento alla Stampa, stanca di trovarvi regolarmente refusi, errori, solecismi pedestri di manzoniana memoria. In un articolo, su 10 "è"(copula del verbo essere), la metà erano scritte come si deve con l'accento grave, l'altra invece con l'accento acuto "é", sbagliato anche dal punto di vista fonetico. Almeno la coerenza nell'errore, no? No. Ultimamente, a parte l'orrido e cacofonico "ii pneumatico/i pneumatici", si ritiene che "incinta" sia un avverbio, tant'è che ho letto sui siti web di prestigiosi (ehm) quotidiani nazionali e ho sentito dire in uno dei miei ultimi - Deo gratias! - telegiornali italiani: "Le lavoratrici incintA", scritto anche "in cinta". Dove sono finiti quegli eserciti di correttori di bozze, revisori, redattori che un tempo ogni giornale che si rispettasse schierava a battaglia prima di andare in stampa e anche dopo? Dove si è andato a cacciare il leggendario decalogo di Gadda per i radiogiornalisti? Non vorrei lasciare l'italiano nelle mani di canaglie editoriali (qui è d'uopo la citazione da Henry James: "Ah you publishing scoundrel!"), e men che meno in quelle di zia Peppina (ma non era la casalinga di Voghera?). In quanto professionisti ed esperti linguisti, sta a noi arginare e disciplinare il flusso montante del vasto fiume della lingua inglese, anche se ciò comporterà grande dispendio di energie mentali e farà sì che il progetto originale di mille parole diventi in italiano di almeno millecinquecento. Fortunati i nostri colleghi di madrelingua inglese che traducono nella nostra e che vengono pagati contando le parole del testo di partenza! Le lingue sono organismi vivi, ribadisco, quindi si evolvono secondo leggi che forse potremmo studiare e tenere d'occhio, ma che sono sottoposti anche alle più disparate e imprevedibili variabili, come tutto quel che è umano. ▲ Collapse | | | texjax DDS PhD Local time: 18:20 Member (2006) English to Italian + ... Stringiamoci a coorte! | Sep 27, 2007 |
sofiablu wrote: Ultimamente, a parte l'orrido e cacofonico "ii pneumatico/i pneumatici", si ritiene che "incinta" sia un avverbio, tant'è che ho letto sui siti web di prestigiosi (ehm) quotidiani nazionali e ho sentito dire in uno dei miei ultimi - Deo gratias! - telegiornali italiani: "Le lavoratrici incintA", scritto anche "in cinta". La lingua itangliana s'è desta dell'elmo di Scempio s'è in cinta la testa... | | |
texjax DDS PhD wrote: La lingua itangliana s'è desta dell'elmo di Scempio s'è in cinta la testa... LOL... Questa e' bellissima! | | | To report site rules violations or get help, contact a site moderator: You can also contact site staff by submitting a support request » Itangliano. Chi ci crede veramente ? Protemos translation business management system | Create your account in minutes, and start working! 3-month trial for agencies, and free for freelancers!
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