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Thread poster: Bruno Depascale
Bruno Depascale
Bruno Depascale  Identity Verified
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Jun 15, 2013

Gentili colleghi,
scrivo per chiedervi il vostro parere in merito alla difficile situazione del nostro paese, una situazione che ha forti e dure ripercussioni sui giovani disoccupati e su chi è costretto a fare sacrifici per sostenere l’oneroso carico fiscale italiano e mandare avanti la propria attività.
Prima di proseguire, al fine di non rovinarvi l’umore, vi avverto: questo post esprime pensieri che possono urtare la vostra sensibilità e che non definirei propriamente ott
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Gentili colleghi,
scrivo per chiedervi il vostro parere in merito alla difficile situazione del nostro paese, una situazione che ha forti e dure ripercussioni sui giovani disoccupati e su chi è costretto a fare sacrifici per sostenere l’oneroso carico fiscale italiano e mandare avanti la propria attività.
Prima di proseguire, al fine di non rovinarvi l’umore, vi avverto: questo post esprime pensieri che possono urtare la vostra sensibilità e che non definirei propriamente ottimistici. Se pensate di possedere il giusto umore e il giusto equilibrio per valutare le cose in maniera serena e distaccata, leggete pure; altrimenti è meglio leggere questo post in un altro momento per non rovinarvi la serata

Vi spiego dunque la mia situazione. Ho 28 anni e ho da un anno aperto la p. iva nel cosiddetto regime “dei minimi”. Tra i requisiti di un tale regime “agevolato” c’è quello di non superare un fatturato annuo di 30.000 euro.
Da questi 30.000 euro devono esserne tolti circa 10.000 da versare all’INPS (il 28% circa) e poi bisogna tenere presente che bisognerà versare il 5% di tasse sui guadagni (escluse quindi le spese di lavoro).
Come potete vedere, è ben difficile considerare “agevolato” un tale sistema, nel quale i guadagni netti sono scarsi. Nel mio caso ho dovuto aprirlo per via di una collaborazione con un’agenzia italiana, con la quale volevo eliminare il vincolo dei 5.000 euro annui fatturabili senza p. iva.
Inoltre, ciò che mi ha anche spinto ad aprire la p. iva è stato in un certo senso il “miraggio” della pensione, cioè il forte desiderio di mettermi in regola al più presto per tutelare il mio futuro.

Tuttavia, le ultime evoluzioni economiche italiane hanno messo me, e credo moltissimi altri giovani della mia età, in condizione di non credere più in questo Stato, dal quale non ci sentiamo rappresentati e che non tutela minimamente i nostri interessi e i nostri sogni.

Quindi, poiché da più fonti ho sentito dire che è possibile aprire società all’estero, mantenendo la cittadinanza italiana e versando la giusta tassazione allo Stato in cui si apre la società (credo non più del 25%), vorrei chiedervi il vostro parere in merito a questa spinosa questione. Se avete cioè pensato a questa soluzione per voi stessi e quali sono le vostre opinioni al riguardo.

So che non è un bel discorso di “italianità”, ma ogni giorno sento di perdere sempre più il senso di appartenenza a questo Stato che ha tradito e deluso le aspettative di un’intera generazione.
Dispiace dover affermare questo quando la lingua con la quale lavoro è anche la più bella del mondo e ha espresso ed esprime una grande cultura.
Ciononostante, non voglio che questo senso di “appartenenza” pregiudichi il mio futuro e limiti i miei sogni. Io amo la mia terra, ma non sarà forse anche il caso di pensare un po’ a noi stessi e non a questo Stato (corrotto)?

Sono parole dure, lo so, ma la situazione del nostro paese è questa. Quindi, o emigrare o cercare alternative per tutelarci dal punto di vista fiscale.
E poiché nel mio caso personale i miei clienti sono al 95% esteri, questo è un altro motivo che mi spinge a tagliare i ponti con lo Stato italiano e con la sua folle tassazione, oltre che con la sua la mancanza di servizi e opportunità.

Oltre alla totale assenza di lavoro nel nostro paese, e visto che le giovani generazioni rischiano di non avere alcuna pensione, o una pensione minima nella migliore delle ipotesi, non è forse meglio lasciare perdere totalmente questo miraggio e optare per un piano pensionistico privato? Questo vale ovviamente per chi può scegliere tra le due cose.

Nel mio caso personale, il lavoro di traduttore è stata ed è una passione prima che un lavoro.
Se però volessi sfruttare appieno la mia conoscenza delle lingue, vivere altre esperienze all’estero, perché devo rimanere legato alla tassazione italiana? Se un domani decidessi di stabilirmi all’estero e magari passarci il resto della mia vita, perché perdere così anni di contributi pensionistici versati allo stato italiano?

Queste sono considerazioni che faccio al termine di un solo anno di p. iva. Quindi ho soppesato bene i pro e i contro della situazione. O lavorare in nero in Italia, con tutti gli aspetti negativi che ciò comporta, inclusi quelli di carattere civico-morale, oppure aprire una società all’estero e rendersi indipendenti da una tassazione assurda.
So che mi verrà obiettato che vivendo in Italia noi usufruiamo di servizi, e a ciò rispondo che questi servizi sono troppo carenti e iniqui. È per caso giusto ammalarsi e dovere aspettare 4 mesi per una visita medica in ospedale? È per caso giusta la distribuzione della ricchezza in Italia? Oppure l’accesso alla cultura che diventa sempre più appannaggio delle classi benestanti (e non parlatemi di borse di studio, destinate allo 0,5% degli studenti)?
E in ultimo, ciò che secondo me è peggio di tutto, è giusto togliere il futuro alle giovani generazioni, obbligarle a non poter avere una famiglia, a rinunciare ad avere figli per paura di perdere o non trovare lavoro, o di non arrivare a fine mese (per le tasse)?
Secondo me non è giusto ed è anche per questo che faccio queste osservazioni. Sono deluso come lo è un’intera generazione. La forbice tra benestanti e gente comune si allarga sempre di più e le opportunità anziché crescere scompaiono.
Ed è brutto sentirmi quasi un privilegiato. Lo so, il nostro lavoro non è facile, ha i suoi aspetti difficili che si possono vincere solo con la passione e la volontà, ma lo Stato serve proprio a garantire che chiunque possa seguire e realizzare il proprio sogno, entro i propri limiti, e questo adesso non accade purtroppo.
So che questo post solleverà un vespaio di polemiche ma ci tengo comunque a sottolineare che amo questo paese e scrivo questo post proprio perché mi sento combattuto tra l’amore per l’Italia e la deriva che stiamo vivendo.
L’unica cosa che non vorrei è rinunciare al futuro per i miraggi che ci propinano i politici o i telegiornali. Non sono pessimista, ma la situazione non è rosea e molti fattori indicano un inesorabile peggioramento.

Vi ringrazio per avere sopportato tutta la lunghezza di questo post e le mie considerazioni, e spero di ricevere commenti costruttivi e non negativi o degradanti come spesso accade su questo forum. Il mio è solo un punto di vista e come si può evincere dal mio post ho fatto molti distinguo, per cui apprezzerei molto che il post venga letto nella maniera più serena possibile, senza commenti ingiuriosi.
Grazie a tutti e buona serata!
Bruno
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Tom in London
Tom in London
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Un punto di vista Jun 15, 2013

Caro Bruno,

Ho vissuto e lavorato per più di 20 anni in Italia (un lungo tempo, quasi la durata della tua vita intera) e credo di avere diritto di dire anche la mia.

Per quanto riguarda la tua idea (se l'ho capita bene) di creare una entità estera, credo che significherebbe imboccare una strada piuttosto complicata. Le imposte sulle persone e sulle società si basano sulla residenza effettiva e se intendi rimanere in Italia, dovresti comunque pagare le tasse allo Stat
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Caro Bruno,

Ho vissuto e lavorato per più di 20 anni in Italia (un lungo tempo, quasi la durata della tua vita intera) e credo di avere diritto di dire anche la mia.

Per quanto riguarda la tua idea (se l'ho capita bene) di creare una entità estera, credo che significherebbe imboccare una strada piuttosto complicata. Le imposte sulle persone e sulle società si basano sulla residenza effettiva e se intendi rimanere in Italia, dovresti comunque pagare le tasse allo Stato Italiano anche se metterai sù una società con sede, chissà, alle Bahamas, caso in cui la cosa diventa ancora più complicata !

In ogni caso, non credere che economicamente e socialmente parlando, le cose vanno meglio altrove in Europe che in Italia. I tagli che vedi imposti sull'economia italiana non sono peggio dei tagli che si stanno imponendo negli altri paesi, ad es. qui in Inghilterra (uno Stato che semmai fa schifo ancora di più dell'Italia, anche se gli italiani amano pensare che l'Inghilterra sia una sorta di paradiso !) Se stai pensando di emigrare dovrai quindi pensare di andare lontano dall'Europa (in Brasile, India, Cina ad esempio). Ma non sarebbe meglio rimanere in Italia e impegnarti, nei modi possibili, per migliorarla? L'Italia è piena di talenti e brava gente che sono la sua risorsa più importante. E' una paese di cui conosco i pregi e difetti, e per il quale io tifo, ma non migliorerà se gente come te se ne va via.

Forse la via di mezzo sarebbe andare a vivere in un paese straniero allo scopo di migliorare le tue capacità linguistiche e come traduttore - ma non per sempre.


[Edited at 2013-06-15 14:55 GMT]
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Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Mi riservo di risponderti più tardi in modo più completo, per ora.... Jun 15, 2013

Bruno Depascale wrote:

Tuttavia, le ultime evoluzioni economiche italiane hanno messo me, e credo moltissimi altri giovani della mia età, in condizione di non credere più in questo Stato, dal quale non ci sentiamo rappresentati e che non tutela minimamente i nostri interessi e i nostri sogni


quoto quanto sopra e aggiungo, solo una generazione è stata privata dei sogni? No... almeno 3-4 guarda...

Ma a dopo, punto per punto:)


 
Bruno Depascale
Bruno Depascale  Identity Verified
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Eh sì, noi italiani amiamo Londra... Jun 15, 2013

Grazie per la tua risposta Tom,
guarda, se devo essere sincero devo confermare quanto hai detto tu: io adoro l'Inghilterra, e come me moltissimi altri italiani.
Credo che sia proprio per la differenza di mentalità rispetto all'Italia, per la possibilità di riuscire a creare qualcosa senza dover scendere a compromessi assurdi.
Io comunque non ho detto una cosa nel mio post: di aprire una società all'estero ne ho solo sentito parlare, ma non conosco tutti i dettagli su come f
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Grazie per la tua risposta Tom,
guarda, se devo essere sincero devo confermare quanto hai detto tu: io adoro l'Inghilterra, e come me moltissimi altri italiani.
Credo che sia proprio per la differenza di mentalità rispetto all'Italia, per la possibilità di riuscire a creare qualcosa senza dover scendere a compromessi assurdi.
Io comunque non ho detto una cosa nel mio post: di aprire una società all'estero ne ho solo sentito parlare, ma non conosco tutti i dettagli su come fare e se convenga davvero a dei lavoratori autonomi come i traduttori.
Quello che mi manca sono appunto informazioni al riguardo e ho scritto questo post anche per sapere se qualcuno ha avuto esperienze di tassazione all'estero.
Però il punto del mio post che vorrei sottolineare è quello previdenziale: se davvero vale la pena sobbarcarsi versamenti INPS onerosi per ricevere una pensione minima nella vecchiaia.
Per non parlare della tassazione complessiva che in Italia ha raggiunto il 47% credo.
Faccio questo discorso perché dal punto di vista fiscale io sono ancora ai primi passi, e vorrei il vostro consiglio per poter fare una scelta giusta e ponderata. Insomma, una scelta che non sia basata solo sull'amore verso il mio paese, ma che mi consenta di crescere professionalmente e che mi permetta di realizzare i miei sogni e il futuro che vorrei.
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Tom in London
Tom in London
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Non resisto.... Jun 15, 2013

Bruno Depascale wrote:

Grazie per la tua risposta Tom,
.....devo confermare quanto hai detto tu: io adoro l'Inghilterra, e come me moltissimi altri italiani. ..


Non hai capito.


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Intanto ti posto il costo dell'Inps in Spagna (Seguro) per la tua fascia d'età Jun 15, 2013

http://ayudasoficiales.es/Novedades/Novedades/icuanto-paga-un-autonomo.html

Questo per quanto riguarda la Spagna, dove, a livello fiscale mi sto trovando abbastanza bene.

Ci sono anche qui delle agevolazioni per chi è sotto i 35 anni, inoltre si scarica praticamente tutto (cosa che alla fine dell'anno dà i suoi frutti), la vita costa
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http://ayudasoficiales.es/Novedades/Novedades/icuanto-paga-un-autonomo.html

Questo per quanto riguarda la Spagna, dove, a livello fiscale mi sto trovando abbastanza bene.

Ci sono anche qui delle agevolazioni per chi è sotto i 35 anni, inoltre si scarica praticamente tutto (cosa che alla fine dell'anno dà i suoi frutti), la vita costa un pochino meno, il fisco non è nemico del cittadino, (nel senso che quando chiede chiarimenti chiede per sapere, non per dare per scontato che sei un delinquente e di conseguenza farti pagar sanzioni da vera usura).

Lo so, mi dirai, la Spagna ha molto problemi, vero, però un traduttore i clienti se li porta nel computer, quindi, io ritengo una scelta del genere un buon compromesso per pagare un fisco più equo, e non allontanarsi troppo, certo Tom ha ragione Cina, India sono scelte forse migliori (specie a 28 anni), ma un po' radicali...

Però attenzione, la cittadinanza italiana ti resta, ma devi ASSOLUTAMENTE prendere la residenza per lavorare legalmente in un altro paese,,e iscriverti all'AIRE.

Ok per ora non mi viene in mente altro, se ti servono altre informazioni chiedi pure.
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Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Io no.... Jun 15, 2013

Bruno Depascale wrote:

Grazie per la tua risposta Tom,
.....devo confermare quanto hai detto tu: io adoro l'Inghilterra, e come me moltissimi altri italiani. ..


A me dell'Inghilterra piace solo (tanto però), la lingua.
Londra vista una volta, esperienza fatta, va bene così


 
Chiara Deaglio
Chiara Deaglio
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Un po' di sano pessimismo Jun 15, 2013

Anch'io ho intrapreso da poco questa professione, e anch'io sono rimasta scottata dal pagamento dei contributi INPS, che per gli iscritti alla gestione separata è attualmente al 27,72%, ma che l'anno prossimo (ho appena ricevuto la bella notizia dal mio commercialista) sarà aumentata al 33%!!! Cioè un terzo di quel poco che guadagno se ne andrà di soli contributi, per una pensione che forse non prenderò MAI, e poi ci sono le tasse da pagare.

Per me le cose andranno sempre peggi
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Anch'io ho intrapreso da poco questa professione, e anch'io sono rimasta scottata dal pagamento dei contributi INPS, che per gli iscritti alla gestione separata è attualmente al 27,72%, ma che l'anno prossimo (ho appena ricevuto la bella notizia dal mio commercialista) sarà aumentata al 33%!!! Cioè un terzo di quel poco che guadagno se ne andrà di soli contributi, per una pensione che forse non prenderò MAI, e poi ci sono le tasse da pagare.

Per me le cose andranno sempre peggio, almeno per altre due generazioni, e ciò per un motivo semplicissimo, di cui non si parla molto spesso: lo Stato non potrà diminuire affatto la pressione fiscale nel breve-medio termine, e anzi dovrà semmai aumentarla perché mentre scriviamo e leggiamo, proprio ora, il debito pubblico (che costringe lo Stato a tartassarci, per pagare gli enormi interessi) aumenta inesorabilmente. Giorno e notte. Sempre di più.

Ha sfondato un altro record il mese scorso, e non accenna a diminuire. E serviranno sempre più soldi per finanziarlo e per ripagarlo.

Chi può, scappi.
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Ilaria A. Feltre
Ilaria A. Feltre  Identity Verified
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Sì, però... Jun 15, 2013

Tom in London wrote:

ad es. qui in Inghilterra (uno Stato che semmai fa schifo ancora di più dell'Italia, anche se gli italiani amano pensare che l'Inghilterra sia una sorta di paradiso !)





Ciao Tom. Magari non un paradiso per quanto riguarda il tempo o altri aspetti della vita. Ma dal punto di vista burocratico il Regno Unito è su un altro pianeta!

Quando ho cominciato a lavorare da freelancer in GB, ho aperto attività e conto in banca nel giro di poche ore; il commercialista mi ha detto cosa fare, l'ho fatto, e siamo tutti vissuti felici e contenti.

E quando chiedi delle informazioni, nel Regno Unito la gente (salvo rare eccezioni) si fa in quattro per cercare di indirizzarti verso la persona o l'ufficio giusto... E di solito le risposte arrivano rapidamente.

Insomma, in GB tutto funziona all'insegna del motto "tasse chiare e amicizia lunga"!

Ora che sono tornata nel Mediterraneo (non Italia, ma... close enough), sono ritornata anche alla dura realtà, incontrandomi e scontrandomi con una macchina burocratica inceppata, dove nessuno sa niente, e dove per fare un documento ci vuole un altro documento per il quale è necessario un altro documento che può essere rilasciato solo in presenza del primo documento.

Mi sto riabituando con difficoltà ai "non lo so" e alle varie spallucce... Agli uffici impossibili da trovare, e a quelli chiusi quando dovrebbero essere aperti...

Per non parlare delle code... Quanto mi manca la pacata e infallibile immutabilità delle dinamiche delle "queues" britanniche... La gente che si allinea magicamente, con la distanza giusta, né appiccicata, né così lontana da non poter scambiare due parole di cortesia con i compagni di coda... La certezza matematica che qualsiasi conversazione possa cominciare sarà automaticamente incentrata sul tempo... La sensazione che... "you belong", hai un posto ben preciso, se non nella società quantomeno nella coda... Ora invece son tornata al caos. Mi sa che devo ri-allenare i gomiti.

Ok, fine della digressione...

Caro Bruno, purtroppo come hai già intuito l'Italia non facilita la vita ai giovani che hanno voglia di lavorare.

Concordo con Tom sull'idea di trasferirti per un certo periodo di tempo in un paese straniero per conoscere meglio non solo la lingua ma anche la cultura del posto. Ma attento: a volte la vita riserva sorprese e i cambiamenti "provvisori" possono diventare permanenti... Per questo ti consiglio di sceglere bene il prossimo passo... Per quanto il sistema possa essere più facile, è importante trovarsi in un posto dove si stia bene. Le altre difficoltà si superano pian pianino.

Se ancora non l'hai fatto, magari potresti viaggiare un po' e indagare... Non solo sulla situazione fiscale ma anche su come sia "la vita" nei vari posti e magari potresti pensare di trasferirti per un certo periodo di tempo in un paese che ti sembri... adatto a te!
I paesi lontani possono magari avere sistemi più vantaggiosi sotto punti di vista diversi, ma non dimenticare che restando nell'Unione Europea avresti il vantaggio di non dover richiedere visti e di essere ancora relativamente vicino a casa. In questo modo potresti mantenere la cittadinanza italiana, ma dovresti risultare comunque residente (ovvero avere un domicilio) nel paese in questione per poter usufruire del suo sistema burocratico e fiscale.

Per quanto riguarda la pensione... Potresti considerare altre alternative, come ad esempio pensioni private, oppure investire in immobili. Ciò ti darebbe più libertà di movimento.

Purtroppo concordo sul fatto che le cose in Italia siano difficili, se non impossibili. Il problema è che quando si ha voglia di cambiare si finisce per trovarsi davanti a porte chiuse (a doppia mandata) e ci si piantano pure delle belle capocciate sopra!

Per migliorare la situazione dell'Italia ci sarebbe bisogno che l'economia italiana aiutasse la gente che è veramente in grado di contribuire in maniera positiva (leggi persone oneste)... Ma non lo fa, e chi è stufo di lottare contro i mulini a vento fa le valigie e se ne va...


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Investire in immobili? Jun 15, 2013

In Italia?

Forse ho letto male


 
Ilaria A. Feltre
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Immobili Jun 15, 2013

Angie Garbarino wrote:

In Italia?

Forse ho letto male



Non conosco il mercato... Ma comunque il mondo è grande, si può investire anche all'estero, no?


 
Angie Garbarino
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Se sei residente in Italia Jun 15, 2013

Ilaria Feltre wrote:

Angie Garbarino wrote:

In Italia?

Forse ho letto male



Non conosco il mercato... Ma comunque il mondo è grande, si può investire anche all'estero, no?


No, perché ovunque tu investa, il tuo immobile viene tassato a sangue... ma proprio a sangue

[Edited at 2013-06-15 18:29 GMT]


 
Bruno Depascale
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Grazie a tutti per i vostri input Jun 16, 2013

Tom in London wrote:

Ma non sarebbe meglio rimanere in Italia e impegnarti, nei modi possibili, per migliorarla? L'Italia è piena di talenti e brava gente che sono la sua risorsa più importante. E' una paese di cui conosco i pregi e difetti, e per il quale io tifo, ma non migliorerà se gente come te se ne va via.


Grazie Tom, sicuramente hai ragione, per migliorare il nostro Paese noi giovani non dovremmo fare le valigie ma restare qui e cercare di migliorarlo. Ma il punto è proprio questo, come migliorare il proprio paese e la propria condizione se lo Stato e/o l’economia ti sbarra la strada?


Angie Garbarino wrote:

Lo so, mi dirai, la Spagna ha molto problemi, vero, però un traduttore i clienti se li porta nel computer, quindi, io ritengo una scelta del genere un buon compromesso per pagare un fisco più equo, e non allontanarsi troppo, certo Tom ha ragione Cina, India sono scelte forse migliori (specie a 28 anni), ma un po' radicali...
Però attenzione, la cittadinanza italiana ti resta, ma devi ASSOLUTAMENTE prendere la residenza per lavorare legalmente in un altro paese,e iscriverti all'AIRE.


Grazie mille per il tuo suggerimento Angie, quindi posso chiederti se tu vivi in Spagna o in Italia alla fine? Perché non ho capito bene se per aprire un’azienda all’estero poi bisogna viverci fisicamente in quel Paese oppure no.

Chiara Deaglio wrote:

Anch'io ho intrapreso da poco questa professione, e anch'io sono rimasta scottata dal pagamento dei contributi INPS, che per gli iscritti alla gestione separata è attualmente al 27,72%, ma che l'anno prossimo (ho appena ricevuto la bella notizia dal mio commercialista) sarà aumentata al 33%!!! Cioè un terzo di quel poco che guadagno se ne andrà di soli contributi, per una pensione che forse non prenderò MAI, e poi ci sono le tasse da pagare.
Per me le cose andranno sempre peggio, almeno per altre due generazioni, e ciò per un motivo semplicissimo, di cui non si parla molto spesso: lo Stato non potrà diminuire affatto la pressione fiscale nel breve-medio termine, e anzi dovrà semmai aumentarla perché mentre scriviamo e leggiamo, proprio ora, il debito pubblico (che costringe lo Stato a tartassarci, per pagare gli enormi interessi) aumenta inesorabilmente. Giorno e notte. Sempre di più.



Grazie Chiara,
a me è proprio questa deriva che preoccupa. Non voglio essere pessimista, ma ho il vago sospetto che si stia consumando l’ultimo atto del fallimento di questo Stato, e i telegiornali e i politici cercano di tenerci buoni. Le tasse continueranno ad aumentare, i consumi a scendere e i giovani avranno sempre meno opportunità di lavoro...

Ilaria Feltre wrote:

I paesi lontani possono magari avere sistemi più vantaggiosi sotto punti di vista diversi, ma non dimenticare che restando nell'Unione Europea avresti il vantaggio di non dover richiedere visti e di essere ancora relativamente vicino a casa. In questo modo potresti mantenere la cittadinanza italiana, ma dovresti risultare comunque residente (ovvero avere un domicilio) nel paese in questione per poter usufruire del suo sistema burocratico e fiscale.
Per quanto riguarda la pensione... Potresti considerare altre alternative, come ad esempio pensioni private, oppure investire in immobili. Ciò ti darebbe più libertà di movimento.


Grazie Ilaria,
In effetti pensavo comunque di rimanere nell’ambito UE. Grazie anche per avere sottolineato un aspetto chiave: la libertà di movimento. È vero che in UE c’è la libera circolazione, ma a che serve questa libera circolazione se poi uno è obbligato a versare i contribuiti pensionistici allo stato di appartenenza, senza poter scegliere del proprio futuro?
Comunque, non ho capito bene una cosa. Se una volta aperta un’azienda all’estero si può decidere di non versare somme per nessuna forma pensionistica statale e optare per un piano pensione privato.
Insomma, se apro un’azienda all’estero, che so in Inghilterra, lì non mi verrà chiesto di versare alcuna somma per la pensione, giusto? E se invece apro un’azienda in Inghilterra, potrò mantenere la residenza in Italia, ma dovrò effettuare comunque i versamenti INPS sui guadagni che dichiaro in Italia? Insomma è un po’ complicato e le domande sono tante. Sicuramente continuerò ad informarmi bene al riguardo...

[Edited at 2013-06-16 09:28 GMT]


 
Timote Suladze
Timote Suladze  Identity Verified
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Pensa alla Russia Jun 16, 2013

Dopo aver espletato tutte le pratice inerenti all'ottenimento della residenza in Russia, potrai diventare imprenditore individuale con il sistema fiscale semplificato. Ciò significa il pagamento dei contributi pari ai 35664,66 rubli (818,38 euro) all'anno che poi verranno detratti dal totale complessivo dell'imposta sul reddito che, tra l'altro pari, al 6% dal fatturato oppure al 15 dall'utile (fatturato al netto delle spese di lavoro).

Un esempio. Se tu hai guadagnato 600000 rubli
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Dopo aver espletato tutte le pratice inerenti all'ottenimento della residenza in Russia, potrai diventare imprenditore individuale con il sistema fiscale semplificato. Ciò significa il pagamento dei contributi pari ai 35664,66 rubli (818,38 euro) all'anno che poi verranno detratti dal totale complessivo dell'imposta sul reddito che, tra l'altro pari, al 6% dal fatturato oppure al 15 dall'utile (fatturato al netto delle spese di lavoro).

Un esempio. Se tu hai guadagnato 600000 rubli (13767,88 euro) all'anno, dovresti pagare 36000 rubli (ovvero 826,07 euro) dell'imposta sul reddito. Ma devi pagare anche i contributi di cui sopra e la cui misura è sempre fissa, ma variabile di anno in anno. Ora immagimiamo che tu abbia pagato quei 35664,66 rubli (818,38 euro) dei contributi al Fondo Pensioni della Federazione Russa. Ti rimane presentare all'ispettorato fiscale la quietanza di pagamento degli stessi contributi e versare la differenza 335,34 rubli (oppure 7,69 euro). Il gioco è fatto. Punto.

Se, invece, hai guadagnato il doppio (1200000 rub.), allora pagherai sempre l'importo dei contributi di cui soprta più 36335,34 rubli (833,77 euro) dei contributi.
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LuciaC
LuciaC
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Una discussione simile Jun 16, 2013

Qualche spunto...

http://deu.proz.com/forum/italian/228854-essere_professionisti_o_creare_unazienda.html


 
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