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le mamme della grammatica
Thread poster: Tom in London
Serena Basili
Serena Basili  Identity Verified
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. Dec 10, 2015

Infatti, Tom, il mio commento voleva essere solo un "momento simpatia"

Per il resto, io appartengo alla schiera delle "fondamentaliste linguistiche", meglio note come "maestrine" hahahah

Angie, io comunque ho detto "per esempio", anche mia mamma è quella che si occupa della casa; poi, se tu sei così fortunata da aver trovato un raro esemplare di "masculus italicus" che pulisce casa senza essere minacc
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Infatti, Tom, il mio commento voleva essere solo un "momento simpatia"

Per il resto, io appartengo alla schiera delle "fondamentaliste linguistiche", meglio note come "maestrine" hahahah

Angie, io comunque ho detto "per esempio", anche mia mamma è quella che si occupa della casa; poi, se tu sei così fortunata da aver trovato un raro esemplare di "masculus italicus" che pulisce casa senza essere minacciato di morte, beata te

Comunque sì, direi che dovremmo tutti (me compresa) attenerci all'argomento, cioè alla pulizia ossessiva della lingua; in questo concordo con Tom quando dice "va bene la disinvoltura quotidiana con la quale si usano le lingue ma ci vuole pur sempre una versione corretta" e aggiungo: la versione corretta andrebbe sempre usata, visto soprattutto il grosso problema di analfabetismo di ritorno che c'è nel Belpaese.



[Edited at 2015-12-10 11:43 GMT]
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Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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@Serena Dec 10, 2015

Vedo che non ci siamo capite, mi spiace ma non saprei come diversamente spiegare.
Ri ciao a tutti


 
texjax DDS PhD
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Grammatica italiana? No problem! Dec 10, 2015

Perché crucciarsi?

Tanto tra qualche anno, grazie a Presidenti del Consiglio e ai loro Jobs Act, a traduttori che non si sforzano neanche più di abbozzare una resa italiana di termini inglesi apparentemente ostici giustificando eventualmente con un laconico "Si dice così" (esempi a iosa qui e altrove) e giornalisti vari la lingua italiana non esisterà più e con lei la sua grammatica, ormai già in coma irreversibile.

Diamoci pace e che qualcuno inizi a pensare a
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Perché crucciarsi?

Tanto tra qualche anno, grazie a Presidenti del Consiglio e ai loro Jobs Act, a traduttori che non si sforzano neanche più di abbozzare una resa italiana di termini inglesi apparentemente ostici giustificando eventualmente con un laconico "Si dice così" (esempi a iosa qui e altrove) e giornalisti vari la lingua italiana non esisterà più e con lei la sua grammatica, ormai già in coma irreversibile.

Diamoci pace e che qualcuno inizi a pensare a come riciclarsi, che da tradurre dall'inglese all'italiano resterà ben poco…


[Edited at 2015-12-10 22:27 GMT]
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Gaetano Silvestri Campagnano
Gaetano Silvestri Campagnano  Identity Verified
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Arretramento dell'italiano e ruolo dei traduttori Dec 13, 2015

texjax DDS PhD wrote:

Perché crucciarsi?

Tanto tra qualche anno, grazie a Presidenti del Consiglio e ai loro Jobs Act, a traduttori che non si sforzano neanche più di abbozzare una resa italiana di termini inglesi apparentemente ostici giustificando eventualmente con un laconico "Si dice così" (esempi a iosa qui e altrove) e giornalisti vari la lingua italiana non esisterà più e con lei la sua grammatica, ormai già in coma irreversibile.

Diamoci pace e che qualcuno inizi a pensare a come riciclarsi, che da tradurre dall'inglese all'italiano resterà ben poco…


[Edited at 2015-12-10 22:27 GMT]


Ciao Tex,

Premetto che l'argomento proposto da Tom è molto interessante, e ringrazio il nostro collega per aver aperto sia questa discussione sia le altre che ci presenta spesso sul tema della lingua italiana.

Condivido anche in pieno la necessità di trovare il "giusto mezzo" tra quello che potremmo definire "integralismo purista" e l'uso grammaticale completamente sregolato. E concordo in pieno con chi ha individuato questa giusta misura nella tutela delle forme corrette di uso più comune. Paradossalmente, infatti, entrambe le suddette posizioni estreme contrastano con l'uso consolidato. Infatti, da un lato, il purismo si arrocca spesso su forme arcaiche, obsolete o in via di sparizione, rifiutandosi di accettare le forme nuove, sebbene ormai affermate. Sul versante opposto, invece, l'eccessiva "creatività linguistica" a scapito delle regole non tiene conto che ogni forma grammaticale deve appunto entrare pienamente nell'uso prima di essere considerata corretta.

Riguardo, poi, allo scempio dell'italiano fatto da determinati governanti, per di più con il loro comicissimo "fanta-inglese", non posso che concordare totalmente (ed anzi, non mi soffermo oltre su questo aspetto specifico, altrimenti rischio di debordare su argomenti non linguistici, e perciò censurabili dal sito...)

Più in generale, come tutti noi, non posso che constatare desolatamente lo sgretolamento progressivo della lingua italiana a favore dell'inglese. E di questo tema, tra l'altro, ho parlato tante volte, anche su questo forum. Anzi, chiedo scusa per l'indiretta autocitazione, ma, in un post di molti anni fa, ho persino ipotizzato, per l'italiano, uno scenario veramente apocalittico: in un futuro non lontano, la nostra lingua cederebbe definitivamente il posto a una variante dell'inglese (e in particolare dell'inglese americano), nella quale, di italiano vero e proprio, rimarrebbero solo delle piccolissime tracce...

In diversi altri casi, ho espresso grande ammirazione per i francesi, che, rappresentando il caso esattamente opposto al nostro, resistono energicamente all'anglicizzazione, fino al punto di aver creato un comitato di salvaguardia della lingua francese.

Concordo anche sul fatto che anche i traduttori abbiano, purtroppo, una grossa responsabilità nell'attuale arretramento dell'italiano rispetto all'inglese. Tuttavia, secondo me, questa responsabilità va confinata esclusivamente alla fase del "primo contatto", cioè delle prime traduzioni (o, appunto, non traduzioni) di ciascun termine inglese in italiano. Dopo questa fase, quando un termine inglese è già entrato nell'uso rimanendo invariato (cioè come prestito linguistico), ormai il traduttore non può più far nulla.

Non si può, perciò, biasimare il traduttore che utilizzi un termine inglese non tradotto dopo aver constatato (ad es. con una ricerca in rete) che questo termine si è ormai affermato. Anzi, secondo me questo comportamento è indice di vera professionalità, perché un buon traduttore, come l'autore di una grammatica o di un dizionario, non può mai discostarsi dall'uso consolidato di una forma linguistica.

E su questo credo che siamo tutti d'accordo. Anche la maggior parte di noi, come immagino e spero, cerca, finché è possibile, di utilizzare un termine italiano come equivalente di un termine inglese, ma solo finché il termine italiano è ampiamente in uso. Altrimenti, se le attestazioni dovessero confermare che il termine inglese non tradotto ha ormai una prevalenza schiacciante, noi tutti, sebbene a malincuore, non possiamo che prenderne atto e rassegnarci a utilizzare la forma inglese. Il consolidamento di questa forma potrà anche essere dovuto, almeno in parte, a un "errore primordiale" di alcuni nostri colleghi che, forse molti anni fa, nelle prime traduzioni di quel termine, lo avranno riportato pari pari, benché fossero possibili una o persino più opzioni di traduzione, per di più perfettamente corrette. Tuttavia, se quel termine non tradotto si è poi affermato, noi tutti conveniamo che, ormai, non c'è più nulla da fare.

Questo, infatti, è il meccanismo di base di una lingua, fondato sul principio cardine dell'uso. E poiché l'uso dipende dalla cultura, cioè dal modo di pensare e di agire delle persone, dobbiamo sperare che cambi l'atteggiamento degli italiani nei confronti della propria lingua. Dobbiamo augurarci, cioè, che maturi una più forte coscienza linguistica, grazie alla quale sia possibile porre un limite ragionevole ai prestiti linguistici, sull'esempio, se non della Francia, perlomeno della media delle altre nazioni europee.

Naturalmente, limitarsi a sperare che ciò avvenga servirebbe a ben poco, ed ogni parlante dovrebbe fare la propria parte, dimostrando un minimo di rispetto verso l'italiano. E, su questo aspetto, risulta di nuovo importantissimo il ruolo di noi traduttori, nel cercare di tradurre, finché possibile, i termini inglesi, e non solo quelli già noti, ma soprattutto i termini nuovi che possano trovare una corrispondenza accettabile in italiano. Si eviterà così il suddetto, fatidico errore iniziale che, lasciando sempre invariati i termini inglesi, può favorire la diffusione dei prestiti linguistici indiscriminati.

Buona Domenica a tutte/i,

Gaetano


[Modificato alle 2015-12-13 03:37 GMT]


 
Andrea Russo
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Affermato? Dec 13, 2015

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:


In diversi altri casi, ho espresso grande ammirazione per i francesi, che, rappresentando il caso esattamente opposto al nostro, resistono energicamente all'anglicizzazione, fino al punto di aver creato un comitato di salvaguardia della lingua francese.

Concordo anche sul fatto che anche i traduttori abbiano, purtroppo, una grossa responsabilità nell'attuale arretramento dell'italiano rispetto all'inglese. Tuttavia, secondo me, questa responsabilità va confinata esclusivamente alla fase del "primo contatto", cioè delle prime traduzioni (o, appunto, non traduzioni) di ciascun termine inglese in italiano. Dopo questa fase, quando un termine inglese è già entrato nell'uso rimanendo invariato (cioè come prestito linguistico), ormai il traduttore non può più far nulla.

Non si può, perciò, biasimare il traduttore che utilizzi un termine inglese non tradotto dopo aver constatato (ad es. con una ricerca in rete) che questo termine si è ormai affermato. Anzi, secondo me questo comportamento è indice di vera professionalità, perché un buon traduttore, come l'autore di una grammatica o di un dizionario, non può mai discostarsi dall'uso consolidato di una forma linguistica.




[Modificato alle 2015-12-13 03:37 GMT]


Anche se siamo molto indietro rispetto ai cugini francesi, segnalo – per chi ancora non lo conoscesse – l'osservatorio sui neologismi e forestierismi incipienti (Incipit), iniziativa a cura dell'Accademia della Crusca, con lo scopo di «suggerire alternative agli operatori della comunicazione e ai politici, con le relative ricadute sulla lingua d’uso comune».


Per quanto riguardo l'ultimo paragrafo che ho riportato, non capisco cosa vuol dire "termine (ormai) affermato": quanto occorrenze ci vogliono con Google? Weekend ne ha molte di più di fine settimana, quindi è più "affermato", ma io uso comunque la seconda espressione: che bisogno c'è di usare la parola inglese? Sarei poco professionale perché non uso l'anglicismo? Per me significherebbe "farlo (solo) perché lo fanno tutti", senza neanche ragionarci un attimo.


 
Tom in London
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Per un anglofono Dec 13, 2015

Andrea Russo wrote:

Weekend


....solitamente scritto erroneamente "week-end" in Italia.

Per un anglofono come me è doppiamente imbarazzante far abuso della mia madrelingua per farmi capire quando sono in Italia! Sopratutto a Firenze (wee'end).


 
Tom in London
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O meglio Dec 14, 2015

wee'ende

o ma che l'è?

[Edited at 2015-12-14 11:49 GMT]


 
texjax DDS PhD
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La rete è bugiarda Dec 14, 2015

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:

Concordo anche sul fatto che anche i traduttori abbiano, purtroppo, una grossa responsabilità nell'attuale arretramento dell'italiano rispetto all'inglese. Tuttavia, secondo me, questa responsabilità va confinata esclusivamente alla fase del "primo contatto", cioè delle prime traduzioni (o, appunto, non traduzioni) di ciascun termine inglese in italiano. Dopo questa fase, quando un termine inglese è già entrato nell'uso rimanendo invariato (cioè come prestito linguistico), ormai il traduttore non può più far nulla.
Non si può, perciò, biasimare il traduttore che utilizzi un termine inglese non tradotto dopo aver constatato (ad es. con una ricerca in rete) che questo termine si è ormai affermato. Anzi, secondo me questo comportamento è indice di vera professionalità, perché un buon traduttore, come l'autore di una grammatica o di un dizionario, non può mai discostarsi dall'uso consolidato di una forma linguistica.
E su questo credo che siamo tutti d'accordo.


No, non siamo tutti d'accordo e tra le nostre posizioni, pur non diametralmente opposte, si ravvisano delle differenze di base.

Io parto dall'assunto che la rete è bugiarda, tu apparentemente affermi che invece non solo è veritiera ma ha addirittura una funzione di conferma e che detti l'uso consolidato di alcuni termini.

Purtroppo non tieni in considerazione che, in rete, un'altissima percentuale di siti e pagine sono frutto di traduzioni automatiche nelle quali i termini stranieri di nuovo conio o semplicemente un po' ostici restano per forza di cose tali e quali. Appare pertanto palese che come risultato il numero di riscontri in rete sia sempre in eccesso. Per constatare l'uso consolidato di un termine non basta quindi una rapida ricerca in rete (chi è senza peccato lanci la prima pietra).

Anche la maggior parte di noi, come immagino e spero, cerca, finché è possibile, di utilizzare un termine italiano come equivalente di un termine inglese, ma solo finché il termine italiano è ampiamente in uso.


Anche qui, forse sei eccessivamente ottimista ed è sufficiente farsi un giretto nell'area Kudoz per constatare che pochi sono quelli che cercano di utilizzare il termine italiano, di trovare una soluzione accettabile nella nostra lingua. Bada che non mi riferisco a testi di marketing, in cui l'inglese volente o nolente impera, ma a termini inglesi per cui la nostra lingua, ricchissima, avrebbe certamente più di un traducente.

Altrimenti, se le attestazioni dovessero confermare che il termine inglese non tradotto ha ormai una prevalenza schiacciante, noi tutti, sebbene a malincuore, non possiamo che prenderne atto e rassegnarci a utilizzare la forma inglese. Il consolidamento di questa forma potrà anche essere dovuto, almeno in parte, a un "errore primordiale" di alcuni nostri colleghi che, forse molti anni fa, nelle prime traduzioni di quel termine, lo avranno riportato pari pari, benché fossero possibili una o persino più opzioni di traduzione, per di più perfettamente corrette. Tuttavia, se quel termine non tradotto si è poi affermato, noi tutti conveniamo che, ormai, non c'è più nulla da fare.


Parli di errori primordiali come se ci stessimo riferendo a termini inglesi introdotti molti anni fa, nell'epoca del cretaceo (singolare l'assonanza con cartaceo, non credi? ), così come accadde con computer e mouse. Il fatto è che nuove scoperte, prodotti e termini vengono introdotti quasi quotidianamente e se non li si traducono perché sul vocabolario (per i pochi antiquati e uncool che lo usano ancora) e in rete non si trovano i corrispondenti e tentare di abbozzare una resa in italiano è ormai fuori moda, rischiamo un impoverimento massiccio e a tappeto della nostra lingua.
Questo, infatti, è il meccanismo di base di una lingua, fondato sul principio cardine dell'uso.


Lungi da me contraddire questa affermazione. All'uso però contribuiamo anche noi, e non abbiamo un ruolo di secondo piano. Traduttori, giornalisti e anche i politici (purtroppo) sono investiti di una grande responsabilità, spesso disattesa solo per mera pigrizia o per il tipico atteggiamento provinciale da italiano medio per cui si ritiene che l'ostentamento del termine moderno faccia più cool. Spesso invece il risultato è francamente patetico ed è reso ancor più ridicolo dalla pronuncia errata condita dai vari accenti regionali, dalle S del plurale mantenute ad oltranza e così via.

E poiché l'uso dipende dalla cultura, cioè dal modo di pensare e di agire delle persone, dobbiamo sperare che cambi l'atteggiamento degli italiani nei confronti della propria lingua. Dobbiamo augurarci, cioè, che maturi una più forte coscienza linguistica, grazie alla quale sia possibile porre un limite ragionevole ai prestiti linguistici, sull'esempio, se non della Francia, perlomeno della media delle altre nazioni europee.

Naturalmente, limitarsi a sperare che ciò avvenga servirebbe a ben poco, ed ogni parlante dovrebbe fare la propria parte, dimostrando un minimo di rispetto verso l'italiano. E, su questo aspetto, risulta di nuovo importantissimo il ruolo di noi traduttori, nel cercare di tradurre, finché possibile, i termini inglesi, e non solo quelli già noti, ma soprattutto i termini nuovi che possano trovare una corrispondenza accettabile in italiano. Si eviterà così il suddetto, fatidico errore iniziale che, lasciando sempre invariati i termini inglesi, può favorire la diffusione dei prestiti linguistici indiscriminati.


Certo, bisogna che ognuno faccia la sua parte, e qui concordo decisamente con te.
Speriamolo tutti, ma non dimentichiamoci che siamo in una posizione ideale non solo per sperare ma anche e soprattutto per fare qualcosa. Non dico di bandire completamente l'uso dell'inglese ma di usare il buon senso. A mio modesto parere, abito è meglio di outfit e consistenza è decisamente meglio di texture (ed evita imbarazzanti pronunce).

Dopotutto, quanti di noi hanno firmato la petizione "Dillo in italiano" per poi continuare imperterriti a dirlo in itangliano?

Dal momento che siamo nel periodo pre-natalizio, impegnamoci a dire basta all'uso indiscriminato dell'inglese e aggiungiamolo alla lista dei buoni propositi per l'anno nuovo.

Buone Feste a tutti


[Edited at 2015-12-15 00:19 GMT]


 
Gaetano Silvestri Campagnano
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La rete è veritiera Dec 15, 2015

Ciao Tex,

Evidentemente non devo aver spiegato bene il mio pensiero, benché il mio post non fosse così breve e benché io fossi convinto di essere stato molto chiaro.

Mi sembra naturale che Internet, volenti o nolenti, sia ormai il riferimento di base per verificare la diffusione e l'attestazione di un termine. Mi auguro di aver frainteso a mia volta, perché negare l'importanza di Internet (come fece, diversi anni fa, un collega non più presente in ProZ, lasciandomi
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Ciao Tex,

Evidentemente non devo aver spiegato bene il mio pensiero, benché il mio post non fosse così breve e benché io fossi convinto di essere stato molto chiaro.

Mi sembra naturale che Internet, volenti o nolenti, sia ormai il riferimento di base per verificare la diffusione e l'attestazione di un termine. Mi auguro di aver frainteso a mia volta, perché negare l'importanza di Internet (come fece, diversi anni fa, un collega non più presente in ProZ, lasciandomi a bocca aperta) significherebbe negare l'evidenza e voler invertire il corso del tempo, tornando appunto a quello che tu hai definito il "cartaceo/cretaceo".

Senza contare che una grossa parte dei testi presenti su Internet sono, a loro volta, derivati da testi cartacei o hanno anch'essi una versione cartacea. Anche per questo motivo, perciò, a maggior ragione non avrebbe alcuna giustificazione un'eventuale diffidenza verso Internet da parte di chi, ancora nel 2015 (e non voglio credere che sia il tuo caso), dovesse ritenere inattendibile tutto ciò che è digitale/telematico e attendibile solo ciò che è cartaceo.

Non ho poi mai parlato di "rapida ricerca" in Internet, soprattutto nel senso di ricerca superficiale, ma di ricerca approfondita, e da fonti attendibili, come quella che ogni traduttore scrupoloso deve fare. E comunque non è questione di tempo, ma di metodo, perché una ricerca effettuata con dei buoni criteri può anche richiedere un tempo relativamente breve. È poi ovvio che esistano siti inattendibili e traduzioni automatiche, ma questi sono facilmente riconoscibili, e quando un termine è veramente diffuso, non rappresentano certo la maggioranza dei risultati.

Per essere più precisi, se un dato termine è attestato in una lunga serie di siti attendibili fin dalle prime pagine di una ricerca nel web, o, meglio ancora, se questi risultati concordano anche con le nostre consuete risorse bilingui, sia on line che off line, mi pare evidente che il termine sia da ritenere diffuso e consolidato (e, per inciso, sfido chiunque a riconoscere come "stranieri", almeno di primissimo acchito, i termini inglesi che ho utilizzato in questi primi paragrafi, visto che ormai sono talmente integrati nell'italiano da non essere quasi più percepiti come prestiti). Di conseguenza, quando un dato termine ha in rete una maggioranza schiacciante (o persino assoluta, come può essere, ad esempio, un prestito inglese privo di qualsiasi alternativa in italiano), dovuta a un numero preponderante di corrispondenze (o, come si dice oggi, di "occorrenze": calco semantico inglese ormai nei dizionari), credo sia ovvio concludere che, in Internet, il fattore numerico abbia sempre il suo peso.

Riguardo poi agli errori iniziali di alcuni traduttori, che hanno causato la diffusione indiscriminata dei prestiti, parlavo di un tempo lontano solo per fare un esempio più calzante di questo meccanismo, ma mi pare di aver lasciato capire chiaramente, nonostante il mio auspicio ottimistico, che tale meccanismo può ripetersi e (purtroppo) si ripete tuttora. Quindi, mi dispiace per il fraintendimento, ma non mi sono mai riferito esclusivamente all'epoca del cartaceo (che tu, per una giocosa assonanza, hai anche accostato al periodo preistorico del cretaceo). Anzi, mentre scrivevo quella frase pensavo soprattutto alla nostra epoca telematica.

Ed è per questo che, come tu convieni, ho auspicato che ognuno di noi faccia sempre la propria parte per tradurre un termine inglese finché può, e per di più in modo corretto, evitando il dilagare di calchi e prestiti ingiustificati.

Nonostante ciò, naturalmente, non possiamo essere talmente idealisti (o "puristi/integralisti") da voler auspicare un ritorno all'improponibile "autarchia linguistica" del famoso "ventennio", per fortuna lontano. Non si può, cioè riproporre il criterio del rifiuto totale dei prestiti stranieri che si tentò di attuare allora (ben oltre i parametri, sia pur rigidi, seguiti oggi dai francesi) e che, come è ovvio, fallì ben presto miseramente. Gli esiti che tale assurdo "teorema" determinò allora furono talmente esilaranti che forse ancora oggi buona parte del mondo riderebbe ancora, se non fosse per il contesto ben poco umoristico che caratterizzò quel periodo...

Ma su questo mi sembra di capire che abbia concordato anche tu. Dovremmo essere tutti d'accordo che non ci si può distaccare dalla realtà, anche al di là di ogni buon proposito teso a migliorarla il più possibile. E la realtà di oggi ci dice che la diffusione di calchi, e soprattutto di prestiti dall'inglese è vastissima e, purtroppo, sempre crescente. E visto che tale realtà corrisponde al fondamentale principio linguistico dell'uso (che, come tutti conveniamo, non è possibile negare), noi traduttori non possiamo non prenderne atto nel nostro lavoro. Basti pensare anche soltanto a tutta la serie di linguaggi settoriali, tecnici e scientifici, ormai caratterizzati da una miriade di termini inglesi di prestito, la maggior parte dei quali completamente priva di alternative in italiano. Due esempi per tutti, il campo medico e quello informatico, che cito anche perché oggetto del mio lavoro. Ma si potrebbe ormai menzionare quasi ogni settore delle attività umane.

Quindi, certamente non si tratta soltanto dei termini di marketing, come tu hai accennato, e mi meraviglio che proprio tu che vieni dal campo medico, e che traduci proprio in questo settore, non abbia riconosciuto quanto quest'ultimo sia ormai imprescindibilmente legato alla terminologia inglese.

Perciò, se, da un lato, ognuno di noi, traduttori in primis, dovrà fare tutto il possibile per cercare di salvare l'italiano dallo strapotere dell'inglese (come spero che siamo tutti d'accordo), allo stesso tempo, mi auguro che tutti convengano sul fatto che, finché un termine inglese è pienamente diffuso e attestato (o persino privo della minima alternativa in italiano), un vero traduttore non possa che alzare le braccia e riportare quel termine nel testo tradotto. Una scelta diversa da questa, in casi del genere, non solo non sarebbe professionale, ma otterrebbe i già citati esilaranti risultati di quella famosa epoca che non descrivo nei minimi dettagli per non violare le regole di ProZ...

A presto e buon Natale a tutte/i

Gaetano


[Modificato alle 2015-12-15 22:46 GMT]
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Tom in London
Tom in London
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Hmm... Dec 15, 2015

Termini inglesi pienamente diffusi (nei post precedenti) e attestati (e persino privi della minima alternativa in italiano):

post
marketing
Online
Offline
Web
Internet

ecc.


[Edited at 2015-12-15 09:25 GMT]


 
Gianluca Attoli
Gianluca Attoli  Identity Verified
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--- Dec 15, 2015

Separerei i fatti dalle opinioni:

Angie Garbarino wrote:

Si tratta di uno stereotipo


Opinione;


la mamma fissata con la (dalla) pulizia è uno stereotipo grosso come una casa


Opinione;


e chi non lo vede (guarda caso) appartiene al "sesso forte" (l'ho virgolettato perché altro stereotipo).


Fatto! Il maschio tontolone e un po' misogino che non vede e non coglie. Finalmente uno stereotipo vero nero su bianco.



[Modificato alle 2015-12-15 11:05 GMT]


 
Tom in London
Tom in London
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Per cortesia lasciamo stare le mamme Dec 15, 2015

Io speravo in uno scambio di opinioni sul tema dell'articolo, ovvero gli ossessionati dalla grammatica.

Peccato. Ora mi escludo deselezionando la casella "email tracking".

Arrivederci a tutti


 
Angie Garbarino
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@ Attoli Dec 15, 2015

Ho SEMPRE scritto "a mio avviso" o "a mio parere" o "esprimere il mio pensiero"

Certo che sono opinioni... le mie sono sempre opinioni, mai mi sono permessa di considerare fatti non confutabili le mie opinioni, qualcuno concorda, qualcuno non concorda .

@ Tom

Si, lasciamo stare le mamme, scusami, solo questa risposta e chiudo con le mamme.

PS. Hai visto Tom, ho usato "citare" e non "quotare"...
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Ho SEMPRE scritto "a mio avviso" o "a mio parere" o "esprimere il mio pensiero"

Certo che sono opinioni... le mie sono sempre opinioni, mai mi sono permessa di considerare fatti non confutabili le mie opinioni, qualcuno concorda, qualcuno non concorda .

@ Tom

Si, lasciamo stare le mamme, scusami, solo questa risposta e chiudo con le mamme.

PS. Hai visto Tom, ho usato "citare" e non "quotare"

Qualche alternativa c'è....

post = esposizione (un po' forzato)
marketing = commercializzazione
Online = in linea
Offline = non in linea
Web :no, ragnatela non va bene
Internet :impossibile, nessuno lo traduce nemmeno gli spagnoli (che tendono a tradurre forse anche più dei francesi)


[Edited at 2015-12-15 12:45 GMT]
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Gaetano Silvestri Campagnano
Gaetano Silvestri Campagnano  Identity Verified
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Termini entrati nell'uso Dec 15, 2015

Siamo d'accordo che alcuni termini inglesi entrati ampiamente nell'uso, come quelli richiamati da Tom, hanno delle alternative in italiano, ma queste, spesso, sono in realtà solo teoriche. In gran parte, si tratta, infatti, di sinonimi italiani un po' forzati, creati ad arte in un secondo momento, e pressoché inutilizzati. Perciò, volerli impiegare a tutti i costi porterebbe veramente agli effetti risibili del "ventennio", di cui ho appena parlato. Nel caso, poi, di "web" e "Internet", per i ... See more
Siamo d'accordo che alcuni termini inglesi entrati ampiamente nell'uso, come quelli richiamati da Tom, hanno delle alternative in italiano, ma queste, spesso, sono in realtà solo teoriche. In gran parte, si tratta, infatti, di sinonimi italiani un po' forzati, creati ad arte in un secondo momento, e pressoché inutilizzati. Perciò, volerli impiegare a tutti i costi porterebbe veramente agli effetti risibili del "ventennio", di cui ho appena parlato. Nel caso, poi, di "web" e "Internet", per i quali non ci sono proprio alternative, inventarle di sana pianta significherebbe raggiungere il massimo livello di comicità.

Potrà piacere o meno, ma si ritorna sempre al principio fondamentale dell'uso. E chi appartiene alla nostra categoria non può non conoscerlo bene.

Anzi, talvolta, secondo un recente calco semantico dall'inglese, che spero non prenda piede, i traduttori sono addirittura definiti "linguisti", il che, però, visto il vero significato che questo termine ha in italiano, mi sembra, francamente, un po' esagerato. Immagino, tra l'altro, il disappunto che questo calco potrà suscitare nei linguisti veri e propri, cioè i glottologi, per la confusione semantica che il termine verrebbe a creare, accomunando a loro tutti noi traduttori. Pur con tutto il rispetto per la nostra professione, va naturalmente conservata la distinzione terminologica tra i due diversi ruoli.

Buona giornata a tutte/i,

Gaetano


[Modificato alle 2015-12-15 23:04 GMT]
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Fiona Grace Peterson
Fiona Grace Peterson  Identity Verified
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Dec 16, 2015



[Edited at 2015-12-16 19:38 GMT]


 
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