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Antitrust: ai professionisti troppi privilegi
Thread poster: Luigi Muzii (X)
Luigi Muzii (X)
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Nov 19, 2005

Secondo quanto si legge nella sua relazione, l''Antitrust ritiene che in Italia esista una normativa che attribuisca ingiustificati privilegi ai professionisti, limitando in questo modo l'accesso al mercato e riducendo l'efficienza complessiva a danno dei consumatori.
L'Autorità punta il dito su ordini, tariffe inderogabili, limiti alla pubblicità, eccesso di regolamentazione normativa e chiede una riforma "improcrastinabile".


 
Antonella Andreella (X)
Antonella Andreella (X)  Identity Verified
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A dire il vero... Nov 19, 2005

Che l'Antitrust non chieda l'abolizione degli ordini è già un'ottima notizia.

Per il resto, noi - traduttori e interpreti in maniera diversa - siamo
già in regime di *ultra* libera concorrenza, ci confrontiamo quasi
quotidianamente ad esempio con i colleghi residenti in altre Paesi
che, visto il costo diverso della vita, possono lavorare egregiamente a
un terzo delle nostre tariffe.
Da questo punto di vista la nostra categoria è anni luce avanti
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Che l'Antitrust non chieda l'abolizione degli ordini è già un'ottima notizia.

Per il resto, noi - traduttori e interpreti in maniera diversa - siamo
già in regime di *ultra* libera concorrenza, ci confrontiamo quasi
quotidianamente ad esempio con i colleghi residenti in altre Paesi
che, visto il costo diverso della vita, possono lavorare egregiamente a
un terzo delle nostre tariffe.
Da questo punto di vista la nostra categoria è anni luce avanti,
rispetto alle altre professioni, e l'eventuale (per tanti auspicata )
istituzione di un ordine, non ci impedirebbe certo di competere con gli
altri e avrebbe il vantaggio di dare giusta dignità alla nostra
professione, a mio modesto parere.
Ecco perché, sempre a mio modesto parere, il diritto comunitario in
materia di libera concorrenza per noi è già obsoleto ))) ... mi si
perdoni la battuta!

Buona domenica a tutti!
Antonella
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Luigi Muzii (X)
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L'Antitrust non chiede l'abolizione degli ordini Nov 21, 2005

"L'Autorità propone un profondo ripensamento del ruolo degli Ordini, il cui compito deve essere quello di promuovere la formazione (per garantire l'aggiornamento dei professionisti a vantaggio degli utenti) e di vigilare sulla correttezza dei comportamenti degli iscritti. Bisogna quindi contrastare la tendenza a far ricadere nei codici deontologici aspetti spiccatamente regolatori dell'esercizio delle professioni, che non hanno niente a che vedere con questioni di ordine etico.

Occ
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"L'Autorità propone un profondo ripensamento del ruolo degli Ordini, il cui compito deve essere quello di promuovere la formazione (per garantire l'aggiornamento dei professionisti a vantaggio degli utenti) e di vigilare sulla correttezza dei comportamenti degli iscritti. Bisogna quindi contrastare la tendenza a far ricadere nei codici deontologici aspetti spiccatamente regolatori dell'esercizio delle professioni, che non hanno niente a che vedere con questioni di ordine etico.

Occorre eliminare le tariffe predeterminate inderogabili. Si tratta di un tassello fondamentale nella riforma delle professioni per consentire lo svolgersi della concorrenza proprio a beneficio di un continuo miglioramento dei servizi professionali. La qualità minima della prestazione professionale è infatti garantita dalle regole di accesso alle professioni mentre i prezzi prefissati non costituiscono né un parametro di riferimento per gli utenti né un valido incentivo per i professionisti.

In Italia esiste una regolamentazione normativa in molti casi sproporzionata, che attribuisce ingiustificati privilegi ai professionisti: si limita così l'accesso al mercato e se ne riduce l'efficienza complessiva a danno dei consumatori.

Occorre ripensare il sistema di accesso alle attività professionali riservate. E' necessario eliminare i vincoli allo svolgimento delle professioni in forma societaria ed è indispensabile porre un argine alla domanda di regolamentazione espressa dalle professioni non protette".

Morale: dimenticare l'ordine o albo che dir si voglia e rinunciare all'invidia per quelle che finora sono stati fenomeni di un'economia protetta e sovvenzionata i cui nodi, negli ultimi cinque anni, sono venuti clamorosamente al pettine. È forse venuta l'ora della rinuncia ai velleitarismi?


Luigi Muzii
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Antonella Andreella (X)
Antonella Andreella (X)  Identity Verified
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Per noi... una situazione paradossale Nov 21, 2005

Ciao Luigi,

il paradosso è che la nostra categoria non gode certo di queste tutele e abbiamo tutti sperimentato sulla nostra pelle i paradossi del mercato: considera che si parte da un minimo di 0,01 centesimi a parola, voglio dire non godiamo certo di tariffe minime applicabili. E' vero che applicare tariffe minime livellate verso l'alto non garantisce la qualità della prestazione ma è altrettanto vero che una forbice che parte da 0,01 non tutela nessuno, né noi né i consumato
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Ciao Luigi,

il paradosso è che la nostra categoria non gode certo di queste tutele e abbiamo tutti sperimentato sulla nostra pelle i paradossi del mercato: considera che si parte da un minimo di 0,01 centesimi a parola, voglio dire non godiamo certo di tariffe minime applicabili. E' vero che applicare tariffe minime livellate verso l'alto non garantisce la qualità della prestazione ma è altrettanto vero che una forbice che parte da 0,01 non tutela nessuno, né noi né i consumatori.
Ancora nel nostro caso non si può certo dire che ci sia difficoltà di accesso al mercato in senso ufficiale, ossia tutti volendo posso essere traduttori, tuttavia questa facilità di accesso non garantisce, lo sappiamo tutti fin troppo bene, la qualità delle prestazioni, tantomeno noi.
Morale 1: nel nostro caso l'istituzione di un ordine avrebbe il paradossale beneficio di correggere ciò che invece in altri casi possono essere considerate, da alcuni, storture insite negli ordini.
Morale 2: mentre chi fa parte di una professione protetta, intendo riconosciuta mediante istituzione di un ordine, può credere che la situazione sia migliorabile eliminando una serie di "privilegi" perché in fondo non sa a cosa va incontro, noi, sempre paradossalmente, sappiamo benissimo a cosa andremmo incontro, perché siamo i "professionisti" (diciamo così) meno protetti del mondo, sia in termini di tariffe, sia in termini di accesso alla professione, sia in termini di previdenza.... insomma siamo i *non protetti* per eccellenza per dirla in breve.
Lo stesso vale per chi non è un professionista e può cadere nell'inganno di pensare che l'abolizione degli ordini migliorerebbe certe cose perché in fondo non vive sulla sua pelle quella situazione. Noi invece la viviamo, per cui è molto difficile, per non dire assurdo a mio modesto parere, schierarsi dalla parte di chi invoca la liberalizzazione del mercato perché il nostro mercato è già più che libero e anche altrettanto disorientato e disorientante, ne sono prova i centinaia di thread, anche solo su questo sito, su tutti i problemi che ci affliggono e che si ripropongono a intervalli regolari.

A chi invece spera in un miglioramento nonostante tutto, suggerisco di visitare questo link: www.altrinit.org ))

Non so, spero di non essermi espressa in maniera troppo confusa.

Buona serata
Antonella
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gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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L'ordine non è un'istituzione di natura appropriata per la nostra professione Nov 21, 2005

Antonella,
scusa ma non riesco a seguire i tuoi ragionamenti. Salti da un punto all'altro, fai paralleli e collegamenti che proprio non riesco a seguire. Perciò provo, ancora una volta, a esporre delle considerazione e delle verità concrete, ancorate ai fatti, che hanno una loro logica innegabile.



ALCUNE PROFESSIONI DEVONO ESSERE REGOLAMENTATE

Ci sono professioni in cui un ordine professionale ha motivo di esistere. In particolare, per le
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Antonella,
scusa ma non riesco a seguire i tuoi ragionamenti. Salti da un punto all'altro, fai paralleli e collegamenti che proprio non riesco a seguire. Perciò provo, ancora una volta, a esporre delle considerazione e delle verità concrete, ancorate ai fatti, che hanno una loro logica innegabile.



ALCUNE PROFESSIONI DEVONO ESSERE REGOLAMENTATE

Ci sono professioni in cui un ordine professionale ha motivo di esistere. In particolare, per le professioni mediche sicuramente l'esistenza di un ordine professionale, sia pure "riformato", potrebbe avere benefici effetti per gli utenti (cittadini e pazienti).

Mi riferisco in particolare alla responsabilità personale di chi esercita la professione medica. Non è infatti pensabile che un medico laureato e specializzato deleghi altre persone per visitare, diagnosticare o operare su un paziente.
Lo DEVE fare di persona! Giustissimo.

Altrettanto dicasi per alcune ovvie limitazioni nelle forme di pubblicità e concorrenza ammesse, l'etica professionale e l'aggiornamento.



LE DIFFERENZE CON IL NOSTRO LAVORO

Quello che alcuni non hanno capito, o non vogliono capire, è la differenza fondamentale tra le esigenze descritte sopra e le diverse caratteristiche della nostra professione.

Il nostro lavoro è molto più commerciale, semplicemente prestiamo servizi linguistici, in forma scritta o orale.
Quindi possiamo e vogliamo poter delegare un lavoro a un collaboratore, in tutto o in parte, possiamo e vogliamo poter formare società per la prestazione dei nostri servizi, se necessario per una maggiore efficienza o per servizi di una certa natura e di un certo volume, e possiamo e vogliamo poter utilizzare qualunque forma di pubblicità.

Tutto questo è attualmente pesantemente limitato, o proibito, negli attuali ordini. Tali limitazioni in parte hanno bisogno, come ampiamente spiegato nella relazione della commissione parlamentare sulla concorrenza, di revisione e di riforme, ma in sostanza ci sono sempre motivi validi per un certo grado di regolamentazione in alcune professioni.

Per noi no. Tutto quanto applicabile ad esempio alle professioni mediche NON HA motivo di esistere per noi. E infatti non esiste, in nessun paese al mondo.
Certamente non nel formato descritto dalla proposta di legge Napoli, e neppure in alcun formato simile, nemmeno molto più pallido o liberale o diluito.

La professione di traduttore e interprete è, in tutto il mondo, e probabilmente sempre sarà, non regolamentata.
Fanno eccezione, in un buon numero di paesi, alcune forme di regolamentazione, ben motivate (servizio pubblico) che sarebbero auspicabili anche in Italia, e l'argomento è già stato toccato in questi forum. Non mi dilungo pertanto ancora su questo punto.


In aggiunta, il nostro mestiere è anche uno dei più sfuggenti territorialmente, non può essere controllato da autorità nazionali o locali. E' semplicemente impossibile, o incredibilmente difficile, o facilmente aggirabile, o inutile, tentare di imporre recinti nazionali a un mestiere che non ha praticamente legami con il territorio.
I vincoli anacronistici di un ordine per autorizzare l'esercizio della professione linguistica non hanno senso, visto che gli stessi servizi possono essere forniti da qualunque paese del mondo.



MA ALLORA?

Cosa resta di valido in questo movimento, nato per risvegliare dal giusto coma profondo l'illogica proposta di legge Napoli?

  • Forse la possibilità di organizzare una cassa di previdenza professionale?
    NO, questo scopo è ottenibile in altro modo, meno vincolante e meno invadente.

  • Forse la speranza inconfessata di limitare il numero di traduttori che esercitano la professione.
    NO, perché non è possibile, non é giusto e neppure democratico.

  • La speranza di regolamentare le tariffe?
    NO, anzi, questa storia delle tariffe è totalmente fuori dal mondo reale.



    Chiedo, di nuovo, per quale motivo si promuove l'istituzione proprio di un ordine?
    Sono state fatte analisi approfondite su cosa significa?
    Sono state esplorate altre strade, magari più semplici, meno costose e più efficaci?


    illuminateci, se avete luce
    ciao
    Gianfranco




    [Edited at 2005-11-22 01:05] ▲ Collapse


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    Luigi Muzii (X)
    Luigi Muzii (X)
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    Ordini, velleitarismo e avventurismo Nov 22, 2005

    Tanto per sgombrare il campo, ricorderò che sono ideologicamente contrario agli ordini che ritengo pericolosi anacronismi. Si tratta di conventio ad excludendum intollerabili per qualunque spirito autenticamente libero che servono solo a tutelare gli interessi degli iscritti e non di coloro verso i quali questi prestano la propria opera.

    Mi trovo in disaccordo anche con chi ne sostiene la validità per i medici, perché estensivamente potrebbero essere interessati anche tutti gli o
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    Tanto per sgombrare il campo, ricorderò che sono ideologicamente contrario agli ordini che ritengo pericolosi anacronismi. Si tratta di conventio ad excludendum intollerabili per qualunque spirito autenticamente libero che servono solo a tutelare gli interessi degli iscritti e non di coloro verso i quali questi prestano la propria opera.

    Mi trovo in disaccordo anche con chi ne sostiene la validità per i medici, perché estensivamente potrebbero essere interessati anche tutti gli operatori sociali, giornalisti compresi che, non per niente, giustificano in modo quanto meno ambiguo l'esistenza del proprio ordine.

    Un medico che si dovese rivelare incompetente o negligente subirà più facilmente le conseguenze penali dei propri errori che l'azione disciplinare dell'ordine. E ricordo che è sempre molto, molto difficile trovare un medico disposto a testimoniare in tribunale contro l'imperizia o l'incompetenza di un collega.

    Certo, ai traduttori viene più facile dileggiare addirittura il lavoro di un collega, ma spesso non si tratta di onestà, quanto piuttosto di invidia professionale. Ma questa è un'altra storia.

    Le tariffe... Addurre le questioni economiche a sostegno della costituzione dell'ordine è ipocrita. In condizioni di libero mercato l'offerta è altrettanto libera e se è troppo bassa vuol probabilmente dire che questo lavoro non paga e che è meglio pensare di farne un altro.

    La ragione dell'esistenza in vita degli ordini e di molte associazioni di categoria che ad essi vorrebbero rifarsi è puramente dirigista. L'illusione di poter governare il mercato applicando un tariffario evidentemente è proprio dura a morire, tanto più quando l'esperienza insegna che sono proprio gli appartanenti a questi organismi i primi a violare i tarifferi; e una ragione dovrà pur esserci. Certo ci sono quelli che, magari sottovoce, ne chiedono l'espulsione; io proporrei l'arresto e la condanna ai lavori forzati a vita.

    Trovo curioso, poi che nessuno muova mai l'obiezione della affidabilità degli appartenenti a un ordine. Si deve ritenerli tali per il solo superamento di un esame di ammissione? altrettanto curioso trovo il fatto che, a vent'anni dalla nascita dei sistemi qualità ad uso civile, ancora si dibatta di certificazione. La verità. secondo me, è che nessuno la vuole: il libero mercato in fondo fa comodo quando permette di evitare di essere controllati.

    Infine, qualche considerazione di ordine etico. La cosiddetta proposta Napoli, altro non è che la riproposizione di un'altra proposta di legge presentata già nella scorsa legislatura e mai dibattuta. La proposta Napoli giace in commissione referente (quindi non legislativa) da inizio legislatura e questo la dice lunga su quanto, anche tra i rappresentanti di una classe politica chiaramente dirigista e corporativista, il tema non sia ritenuto degno di attenzione.

    Da un punto di vista pratico, poi, se invece di frazionarsi all'infinito e beccarsi continuamente a più non posso come tante galline, i traduttori e gli interpreti italiani avessero saputo trovare compattezza almeno intorno a quello che sembra l'unico argomento che hanno davvero a cuore, l'attività di lobby sarebbe potuta essere più intensa e forse gli esiti delle diverse (perché diverse sono) proposte di legge presentate nel corso degli anni avrebbero potuto essere differenti.

    In questa frammentarietà fine alla ricerca di visibilità personale rientra, secondo me, anche l'iniziativa ALTRINIT. Lei, cara signora Andreella, siede a pieno titolo ai vertici di quel che resta di un'associazione di categoria che avrebbe meritato sorte migliore, e che prevede, per statuto, la lotta sindacale per la costituzione dell'ordine, ma ha preferito costituire un organismo a sé stante che mi permetto di definire velleitario innanzitutto per le modalità con cui si propone di sostenere i propri obiettivi. ALTRINIT indebolisce l'AITI e le altre associazioni di categoria che condividono i medesimi scopi e, modestamente penso sia solo lo strumento di ricerca di visibilità. Il che è legittimo, ma non trovo condivisibile.


    Luigi Muzii
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    gianfranco
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    Qual è la posizione ufficiale delle associazioni? Nov 22, 2005

    Luigi Muzii wrote:
    ...
    Lei, cara signora Andreella, siede a pieno titolo ai vertici di quel che resta di un'associazione di categoria che avrebbe meritato sorte migliore, e che prevede, per statuto, la lotta sindacale per la costituzione dell'ordine, ma ha preferito costituire un organismo a sé stante che mi permetto di definire velleitario innanzitutto per le modalità con cui si propone di sostenere i propri obiettivi. ALTRINIT indebolisce l'AITI e le altre associazioni di categoria che condividono i medesimi scopi...


    Sarebbe interessante, per inquadrare il problema, conoscere la posizione uffiiciale delle associazioni italiane sulla costituzione di un ordine per traduttori e interpreti.

    ciao
    Gianfranco


     
    Antonella Andreella (X)
    Antonella Andreella (X)  Identity Verified
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    Solo due punti essenziali Nov 22, 2005

    La diversità di legittime opinioni va rispettata e non mi propongo certo di far cambiare idea a chi la pensa diversamente.

    1) Regolamentazione vs riconoscimento
    Lo Stato italiano, attualmente, non prevede altri strumenti di riconoscimento delle professioni che, sempre attualmente, si dividono in quelle riconosciute, per le quali è previsto il rispettivo ordine, e tutte le altre semplicemente non riconosciute, Nè tantomeno regolamentate.

    2) Altrinit e gli altri<
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    La diversità di legittime opinioni va rispettata e non mi propongo certo di far cambiare idea a chi la pensa diversamente.

    1) Regolamentazione vs riconoscimento
    Lo Stato italiano, attualmente, non prevede altri strumenti di riconoscimento delle professioni che, sempre attualmente, si dividono in quelle riconosciute, per le quali è previsto il rispettivo ordine, e tutte le altre semplicemente non riconosciute, Nè tantomeno regolamentate.

    2) Altrinit e gli altri
    Altrinit ha già invitato ufficialmente *tutte* le associazioni di categoria italiane che condividono il nostro scopo sociale, l'istituzione dell'ordine professionale, ad aderire per portare avanti insieme questo obiettivo, quindi non indebolisce proprio un bel nulla, anzi l'intento è proprio quello di creare un fronte comune condiviso e sostenuto da tutti. Chi riterrà di non accogliere questo invito avrà fatto la sua scelta, rispettabile, ma non si potrà mai dire che sia stata "Altrinit" a schierarsi contro, altrimenti si sarebbe ben guardata dall'invitare *tutti* gli altri a partecipare.

    Cordialmente
    Antonella Andreella

    3) Devo aggiungere il terzo punto
    Se fossi stata in cerca di visibilità, mi creda caro Signor Muzii, mi sarei inventata tanti altri sistemi, di sicuro meno gravosi e meno impegnativi, è evidente che non riesce a cogliere quanta fatica sia necessaria per portare avanti una simile iniziativa non pianificata, oltre al normale lavoro da sbrigare, sia per la responsabilità che richiede che per l'impegno in termini di tempo, denaro, sì anche denaro, eccetera eccetera eccetera quindi mi rammarico per lei se non riesce a vederci altro che questo.


    [Edited at 2005-11-22 10:34]
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    gianfranco
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    Cosa hanno risposto le associazioni? Nov 22, 2005

    Antonella Andreella wrote:
    1) Regolamentazione vs riconoscimento
    Lo Stato italiano, attualmente, non prevede altri strumenti di riconoscimento delle professioni che, sempre attualmente, si dividono in quelle riconosciute, per le quali è previsto il rispettivo ordine, e tutte le altre semplicemente non riconosciute, Nè tantomeno regolamentate.


    Per la nostra professione ci sono probabilmente validi motivi, visto che NON è regolamentata in nessun paese del mondo.
    Questo è un FATTO, non un'opinione modificabile.



    Antonella Andreella wrote:
    2) Altrinit e gli altri
    Altrinit ha già invitato ufficialmente *tutte* le associazioni di categoria italiane che condividono il nostro scopo sociale, l'istituzione dell'ordine professionale, ad aderire per portare avanti insieme questo obiettivo, quindi non indebolisce proprio un bel nulla, anzi l'intento è proprio quello di creare un fronte comune condiviso e sostenuto da tutti. Chi riterrà di non accogliere questo invito avrà fatto la sua scelta, rispettabile, ma non si potrà mai dire che sia stata "Altrinit" a schierarsi contro, altrimenti si sarebbe ben guardata dall'invitare *tutti* gli altri a partecipare.


    Va bene, sono state invitate, ma cosa hanno risposto?


    ciao
    Gianfranco


    [Edited at 2005-11-22 16:00]


     
    Luigi Muzii (X)
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    Altrinit e gli altri Nov 22, 2005

    Per regolamentare qualcosa si deve riconoscerla, questo è ovvio, ma, oltre che anacronistico in sé, lo strumento degli ordini è stato riconosciuto inefficace e distorto in sedi ben più auterevoli di questa, a cominciare dal Parlamento e dalla Commissione europei. La stessa bozza Mirone di qualche anno fa faceva carta straccia di tutte le ambizioni ordinistiche di diverse "professioni" che chiedevano il riconoscimento. Per quanto mi riguarda, vorrei capire quali effetti erga omnes un riconosc... See more
    Per regolamentare qualcosa si deve riconoscerla, questo è ovvio, ma, oltre che anacronistico in sé, lo strumento degli ordini è stato riconosciuto inefficace e distorto in sedi ben più auterevoli di questa, a cominciare dal Parlamento e dalla Commissione europei. La stessa bozza Mirone di qualche anno fa faceva carta straccia di tutte le ambizioni ordinistiche di diverse "professioni" che chiedevano il riconoscimento. Per quanto mi riguarda, vorrei capire quali effetti erga omnes un riconoscimento che passi per un ordine possa produrre. Per me è uno strumento che introduce surretiziamente una forma di economia protetta. Allora o si è liberisti, anche, più semplicemente e immodestamente, come me, liberal, o non lo si è e si è, anzi, corporativisti, dirigisti e quan'altro per anni certi pseudoliberisti hanno propinato.

    Quanto al fronte comune, circa vent'anni fa Antonio Ricci, per bocca di Beppe Grillo ebbe a dire: "tre italiani, quattro partiti". COLAP, no CNEL, AITI, no ANITI, Assointerpreti, no AIIC, Federcentri, no Imprelingue - e potrei continuare - stanno lì a dire che se veramente ci fosse un obiettivo comune da raggiungere e non il particulare di qualcuno da difendere, forse ci racconteremmo storie diverse.

    Gianfranco Manca credo meriti una risposta, ma non sono io a dovergliela dare, sapendo di averla. E magari raccontare della canizza che questo argomento solleva in seno alle associazioni ogni volta soprattutto tra coloro che sono favorevoli all'ordine non sarebbe sbagliato. In fondo, la mia posizione, per quanto minoritaria è la stessa da almeno vent'anni, mentre non posso dire lo stesso di quanti questa tigre l'hanno cavalcata spesso pur sapendo che non li avrebbe portati da nessuna parte.


    Luigi Muzii
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    María José Iglesias
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    Qualche eventuale risposta... Nov 22, 2005

    Gianfranco Manca wrote:
    In aggiunta, il nostro mestiere è anche uno dei più sfuggenti territorialmente, non può essere controllato da autorità nazionali o locali. E' semplicemente impossibile, o incredibilmente difficile, o facilmente aggirabile, o inutile, tentare di imporre recinti nazionali a un mestiere che non ha praticamente legami con il territorio.
    I vincoli anacronistici di un ordine per autorizzare l'esercizio della professione linguistica non hanno senso, visto che gli stessi servizi possono essere forniti da qualunque paese del mondo.


    Vorrei che Antonella Adreella o qualcun'altro di Altrinit (nel caso lei non fosse in grado di trattare) rispondesse a questa questione proposta da Gianfranco -che a mio avviso è fondamentale- e per la quale non è stata mai fornita alcuna spiegazione concreta.

    Mi accodo anche a queste altre domande:

    Chiedo, di nuovo, per quale motivo si promuove l'istituzione proprio di un ordine?
    Sono state fatte analisi approfondite su cosa significa?
    Sono state esplorate altre strade, magari più semplici, meno costose e più efficaci?


    A mio parere Gianfranco Manca e Luigi Muzzi hanno appena fatto un'esposizione splendida e molto chiara. E senza voler essere provocatoria direi che dopo l'iniziativa di Andreella che non sembra "convincere" più di tanto i suoi interlocutori più locuaci e informati, sarebbe interessante sentire i numerosissimi traduttori professionisti che hanno aderito all'iniziativa Altrinit. E' da mesi che vengono poste delle domande per le quali non vengono fornite risposte e spiegazioni precise.


     
    Antonella Andreella (X)
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    1 e 2 Nov 22, 2005

    1) E' già stato risposto a più riprese, da me e da altri, anche qualche ora fa a questa domanda: perché proprio un ordine? Perchè *attualmente* è l'unico riconoscimento previsto per le professioni in Italia! Le professioni riconosciute hanno un ordine le altre no!

    2) Prendiamo il caso concreto dello IoL: non mi risulta che ora che ha acquisito il riconoscimento di charter gli iscritti allo IoL non potranno più lavorare per committenti al di fuori dell'UK. E a voi?
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    1) E' già stato risposto a più riprese, da me e da altri, anche qualche ora fa a questa domanda: perché proprio un ordine? Perchè *attualmente* è l'unico riconoscimento previsto per le professioni in Italia! Le professioni riconosciute hanno un ordine le altre no!

    2) Prendiamo il caso concreto dello IoL: non mi risulta che ora che ha acquisito il riconoscimento di charter gli iscritti allo IoL non potranno più lavorare per committenti al di fuori dell'UK. E a voi?

    Antonella
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    Luigi Muzii (X)
    Luigi Muzii (X)
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    Domande e non risposte Nov 22, 2005

    L'iniziativa Altrinit non serve a convincere quanti in fondo sperano nell'ordine, ma non hanno nessuna voglia e fantasia di darsi da fare più di tanto. Si tratta della stragrande maggioranza di quegli pseudoprofessionisti che, nel corso degli anni, hanno contribuito ad alimentare i tanti luoghi comuni che affliggono la categoria. Che siano 1442 o 791 cambia poco. Lo studio BvDEP, condotto nel 1998 per la Commissione Europea nell'ambito del programma MLIS (Multilingual Information Society), avev... See more
    L'iniziativa Altrinit non serve a convincere quanti in fondo sperano nell'ordine, ma non hanno nessuna voglia e fantasia di darsi da fare più di tanto. Si tratta della stragrande maggioranza di quegli pseudoprofessionisti che, nel corso degli anni, hanno contribuito ad alimentare i tanti luoghi comuni che affliggono la categoria. Che siano 1442 o 791 cambia poco. Lo studio BvDEP, condotto nel 1998 per la Commissione Europea nell'ambito del programma MLIS (Multilingual Information Society), aveva indicato in 15.000 il numero dei traduttori operanti in Italia il che significa che la categoria avrebbe i numeri per contare molto, ma molto di più.
    Sono tutt'altro che numerosissimi i traduttori che hanno aderito all'iniziativa, molti non sono affatto professionisti e contano sull'ordine per una qualificazione professionale che non otterrebbero altrimenti. Per costoro, le domande poste fin qui non presentano motivi di interesse e, del resto, dovrebbero accontentarsi di non risposte. La domanda vera, infatti, è non perché un ordine, ma perché il riconoscimento. A chi serve, davvero? E a cosa serve? Perché non darsi concretamente da fare per l'unificazione delle associazioni e il riconoscimento della risultante con l'istituzione di un organismo di certificazione che sottoponga gli iscritti a audit biennali? La risposta è semplice: perché non basterebbero più 90-150 euro l'anno, non ne basterebbero 250, e si dovrebbe dimostrare di essere professionisti, non solo di pretendere di esserlo.
    Che diamine, nel 2005, nell'era delle 3I, con programmi di formazione a catalogo disponibili in tutta Italia, ancora proponiamo corsettini di informatica di base per la serie cestino-icona-grassetto-selezionacella-avviapresentazione? Ma voi vi fareste fare mai un comodino da un falegname quaranta-cinquantenne che frequentasse un corso per imparare a usare la sega e la pialla?
    Infine, quanto al caso IoL, se i suoi iscritti non potessero più lavorare per committenti al di fuori dell'UK sarebbe una gravissima violazione degli accordi di Schengen, ma non vedo in che modo questa sia una risposta...



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    Sono d'accordo Nov 22, 2005

    Caro Luigi,

    lasciando da parte qualche amarezza che scorgo tra le righe dei tuoi interventi, forse ti sembrerà strano, ma sono d'accordo sulle problematiche che individui in questo tuo ultimo intervento, anzi te ne ringrazio.
    Ovviamente non sulle soluzioni, insomma non proprio, ma essere già d'accordo sul quadro che tracci è già molto!

    Buona serata
    Antonella


     
    gianfranco
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    Un vostro giochino dialettico Nov 23, 2005

    Antonella Andreella wrote:

    1) E' già stato risposto a più riprese, da me e da altri, anche qualche ora fa a questa domanda: perché proprio un ordine? Perchè *attualmente* è l'unico riconoscimento previsto per le professioni in Italia! Le professioni riconosciute hanno un ordine le altre no!


    Il fatto che alcune professioni, a torto o a ragione (ora non disputo su questo), siano regolamentate con un istituto ordinistico non significa che siano le uniche professioni aventi dignità.
    Il vostro vezzo dialettico di equiparare l'esistenza, il riconoscimento, o l'avere dignità, all'essere inquadrati con un tale tipo ordinamente, ma questa è solo disinformazione.

    Lo dimostro semplicemente facendo notare che moltissime professioni non sono inquadrate in un sistema ordinistico, non lo saranno mai, non devono esserlo e non si sognano neppure di chiederlo. Eppure, badate bene, esistono, sono reali, onorevoli, legittime e dignitosissime. E sono migliaia!

    La vera terminologia da adottare non è quella di definire l'ordine come unico riconoscimento possibile o unico esistente.
    Bisognerebbe piuttosto avere l'onestà intellettuale di distinguee tra le professioni che necessitano di una regolamentazione particolare (con la tutela del pubblico in mente, non per proteggere una casta) e altre professioni che di tale regolamentazione non hanno bisogno.
    La distinzione non coincide, come vorreste far credere, con l'avere dignità e il non averla.

    Cito da un intervento precedente:
    Antonella Andreella wrote:
    ...istituzione di un ordine, non ci impedirebbe certo di competere con gli altri e avrebbe il vantaggio di dare giusta dignità alla nostra professione, a mio modesto parere.
    ...


    Il giochino, a mio avviso, ormai ha stancato perché si tratta di parole senza sostanza. Finora è servito solo come paravento per non dire mai i motivi concreti per cui si dovrebbe sostenere la costituzione di un'ordine anche per la nostra professione.


    Gianfranco




    [Edited at 2005-11-23 19:04]


     
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