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Thread poster: Bruno Piatti
Rita Bilancio
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mediazione linguistica vs. lingue e letterature straniere Oct 9, 2007

Forse la prima precisazione è che i programmi di mediazione linguistica non sono uguali al corso di laurea in lingue e letterature straniere (mi riferivo al corso di laurea quadriennale pre-riforma).
Sono ben contenta che ci siano persone professionali ma non parlavo di mediatori linguistici (il mio titolo precede il tuo da un punto di vista cronologico).
Nessuno è nato imparato ma c'è anche chi crede di essere in grado di esercitare proponendo tariffe di 5euro/cartella e si arrab
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Forse la prima precisazione è che i programmi di mediazione linguistica non sono uguali al corso di laurea in lingue e letterature straniere (mi riferivo al corso di laurea quadriennale pre-riforma).
Sono ben contenta che ci siano persone professionali ma non parlavo di mediatori linguistici (il mio titolo precede il tuo da un punto di vista cronologico).
Nessuno è nato imparato ma c'è anche chi crede di essere in grado di esercitare proponendo tariffe di 5euro/cartella e si arrabbia perchè non può iscriversi all'AITI perchè non ha fatto la Scuola Interpreti...
Non voglio far polemica ma mi sono sentita parecchie volte trattare come una professionista di serie B da persone di cui sopra che ora si mettono a tradurre per arrotondare e magari insegnano a scuola per il fisso mensile...
E' triste ma non ce l'ho con i mediatori linguistici, né con chi si aggiorna e crede, come me, nella formazione continua.

Perciò Helen good luck, ho dato un'occhiata al tuo profilo, complimenti e mi scuso se ti sono risultata offensiva

[Edited at 2007-10-09 21:47]
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Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Mah Oct 9, 2007

Rita Bilancio wrote:

F
Non voglio far polemica ma mi sono sentita parecchie volte trattare come una professionista di serie B da persone di cui sopra che ora si mettono a tradurre per arrotondare e magari insegnano a scuola per il fisso mensile...
E' triste ma non ce l'ho con i mediatori linguistici, né con chi si aggiorna e crede, come me, nella formazione continua.



Tutte le generalizzazioni, (compresa la generalizzazione sulle generalizzazioni), sono errate.

Non vedo cosa ci sia di male (per chi ci riesce) a essere insegnante di lingue e anche traduttore. In teoria, anzi, chi traduce ha una competenza in più da offrire anche ai propri studenti, sebbene la scienza della traduzione e la didattica delle lingue siano campi comunque diversi, e si potrebbe fare una serie di distinguo al riguardo.

Per quanto riguarda l'iscrizione all'AITI, non sono d'accordo su molti dei paletti di questa associazione (alla quale non mi iscriverò mai per vari motivi), di cui ricordo in particolare uno, che secondo me è assurdo: avere una fedina penale pulita.

Mi è capitato di leggere in rete traduzioni letterarie ottime, effettuate da persone che erano o erano state recluse. Non vedo quale sia il motivo di tale restrizione e che cosa c'entri con la traduzione o con un'associazione di traduttori e interpreti. Lo stesso vale per una serie di altri requisiti ma mi fermo qua.


 
Rita Bilancio
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le esperienze a volte Oct 9, 2007

[quote]Giuseppina Gatta wrote:


In teoria, anzi, chi traduce ha una competenza in più da offrire anche ai propri studenti, sebbene la scienza della traduzione e la didattica delle lingue siano campi comunque diversi, e si potrebbe fare una serie di distinguo al riguardo.

E questo intendevo, cercherò di affrancarmi da alcune mie esperienze personali rivalutando altre situazioni e persone.
Buona notte...


 
Helen Zinni
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Non hai bisogno di scusarti... :-) Oct 9, 2007

Ciao Rita,

certo, il mio è un corso post-riforma, inglobato all'interno di lingue e letterature straniere, ma con finalità e programmi leggermente diversi rispetto al corso quadriennale pre-riforma.

Non hai bisogno di scusarti, anzi... non mi sono sentita sminuita dal tuo discorso
Proprio ieri sono andata in università e ho sentito una mia collega iscritta a un corso post-laurea pronunciare "frI
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Ciao Rita,

certo, il mio è un corso post-riforma, inglobato all'interno di lingue e letterature straniere, ma con finalità e programmi leggermente diversi rispetto al corso quadriennale pre-riforma.

Non hai bisogno di scusarti, anzi... non mi sono sentita sminuita dal tuo discorso
Proprio ieri sono andata in università e ho sentito una mia collega iscritta a un corso post-laurea pronunciare "frIend" e chiedere cosa significasse "fire"... mi sono vergognata per lei... (sigh!) E non è l'unica, purtroppo... per questo so benissimo di cosa parli, lo vivo tutti i giorni ed è sempre più comune trovare laureati con una preparazione DAVVERO IMBARAZZANTE che si buttano nel mercato come pallottole impazzite...

Beh, io sono insegnante (maggiormente di supporto a un'insegnante madrelingua inglese) e traduttrice, libera professionista in entrambi i casi. E su questo concordo con Giuseppina (alla quale, tra l'altro, pensavo mentre scrivevo il primo post, per "vicinanze universitarie"), andrebbe sicuramente fatta una serie di distinguo.

Ma credo si sia andate un po' OT, quindi, detto questo, auguro a tutti una buona notte.

Good luck anche a te, Rita, e grazie per i complimenti, fanno sempre piacere

Helen
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Angie Garbarino
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Cara Rita ai miei tempi non c'era altro Oct 10, 2007

Rita Bilancio wrote:

mi riferivo al corso di laurea quadriennale pre-riforma).



Ai miei tempi non c'era altro, o forse Trieste ma si trova a 500Km

Ciao!


 
Elisa Comito
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Fedina penale Oct 10, 2007

Giuseppina Gatta wrote:

Per quanto riguarda l'iscrizione all'AITI, non sono d'accordo su molti dei paletti di questa associazione (alla quale non mi iscriverò mai per vari motivi), di cui ricordo in particolare uno, che secondo me è assurdo: avere una fedina penale pulita.

Mi è capitato di leggere in rete traduzioni letterarie ottime, effettuate da persone che erano o erano state recluse. Non vedo quale sia il motivo di tale restrizione e che cosa c'entri con la traduzione o con un'associazione di traduttori e interpreti. Lo stesso vale per una serie di altri requisiti ma mi fermo qua.


Sono d'accordo con te. Infatti io non l'ho presentata (ma mi hanno iscritto lo stesso).
Le fedina penale pulita al traduttore (come agli altri collaboratori) può (anzi deve) essere richiesta da istituzioni pubbliche per incarichi particolarmente delicati, ma per tutte le altre traduzioni non ne vedo il motivo.
Se un ex detenuto vuol vivere facendo il traduttore che problema c'è? Altrimenti, escludi qua escludi là, contribuiamo a condannare le persone che hanno avuto problemi con la giustizia a restare nel circuito criminoso.

[Edited at 2007-10-10 08:50]


 
Riccardo Schiaffino
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Credo 580, da Genova Oct 10, 2007



Ai miei tempi non c'era altro, o forse Trieste ma si trova a 500Km



Trieste ha un corso quadriennale con laurea dagli inizi degli anni 80. Io c'ero entrato con il vecchio statuto (diploma triennale, senza laurea), ma riuscii poi a passare al nuovo statuto, e quindi alla laurea in traduzione.

I chilometri da Genova erano circa 580 - a volte fatti in treno, a volte con la mia vecchia 600 (vecchia davvero: aveva ancora le porte "controvento"), comunque solo due o tre volte l'anno - al massimo ritornavo a Natale, Pasqua, e dopo la fine degli esami.

Bei tempi, per molti versi, e senz'altro una buona introduzione alla professione: quando in seguito mi sono iscritto a Lingue a Genova (più che altro per imparare il Portoghese), ho visto la grossissima differenza che c'era tra Lingue e Scuola Interpreti: per la preparazione alla professione di traduttore la Scuola Interpreti dava molto di più, anche se suppongo che sia vero il contrario per la preparazione all'insegnamento delle lingue.


 
Luisa Fiorini
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SSLMIT Oct 10, 2007

Helen Zinni wrote:

siamo proprio sicuri che una laurea in traduzione ti prepari DAVVERO per la professione?



Sì, a mio parere sì.


Helen Zinni wrote:
discussa la tesi, il giorno successivo sei pronto per presentarti come traduttore?


Il giorno dopo forse no, ma dopo un po' di gavetta assolutamete sì. Sia Forlì che a Trieste non ci si limita a studiare sui libri. Gli esami di traduzione sono TUTTI esami pratici e NON teorici. Se poi uno studente vuole leggersi che cosa dicono i vari Eco, Nida, Newmark e Gentzler sulla Teoria della Traduzione è un altro discorso. Nessun insegnante ti chiederà mai, durante un esame di traduzione, che cosa ha scritto Venuti in merito ai modelli traduttitivi estranienate e addomesticante. Potrà magari dedicare una lezione a questi argomenti ma poi basta, durante il corso si traduce usando anche Trados e Wordfast. È questo secondo me che molti non hanno capito o si rifiutano di capire: non si fa teoria si fa PRATICA!.


Helen Zinni wrote:
Non si fa altro che discutere sul fossato che esiste tra il mondo della scuola e quello del lavoro... perché questo caso dovrebbe essere diverso?


Ho risposto sopra: è un caso diverso perchè non è un'università dove si studiano volumi immensi di teoria ma dove si fa pratica. Sono comunque consapevole che per coloro che non hanno frequentato queste facoltà sia difficile credere a tutto questo.

[Modificato alle 2007-10-10 10:13]


 
Angie Garbarino
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I conti tornano Oct 10, 2007

Riccardo Schiaffino wrote:



Ai miei tempi non c'era altro, o forse Trieste ma si trova a 500Km



Trieste ha un corso quadriennale con laurea dagli inizi degli anni 80. Io c'ero entrato con il vecchio statuto (diploma triennale, senza laurea), ma riuscii poi a passare al nuovo statuto, e quindi alla laurea in traduzione.

I chilometri da Genova erano circa 580 - a volte fatti in treno, a volte con la mia vecchia 600 (vecchia davvero: aveva ancora le porte "controvento"), comunque solo due o tre volte l'anno - al massimo ritornavo a Natale, Pasqua, e dopo la fine degli esami.

Bei tempi, per molti versi, e senz'altro una buona introduzione alla professione: quando in seguito mi sono iscritto a Lingue a Genova (più che altro per imparare il Portoghese), ho visto la grossissima differenza che c'era tra Lingue e Scuola Interpreti: per la preparazione alla professione di traduttore la Scuola Interpreti dava molto di più, anche se suppongo che sia vero il contrario per la preparazione all'insegnamento delle lingue.


Alessandria si trova a circa 80 km ad est di Genova quindi ci siamo, la preparazione delle scuole di traduzione è sicuramente migliore, ma ripeto ai miei tempi non mi è stato possibile frequentare Trieste, purtroppo.

[Edited at 2007-10-11 10:37]


 
Cecilia Di Vita
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io ho risposto Oct 10, 2007

Ho risposto all'annuncio in questione proponendo una tariffa circa 4 volte superiore a quella offerta.

Risposta dell'outsourcer: la mia offerta è stata "declined" con la motivazione "too expensive, sorry".

No comment

Cecilia


 
Cecilia Di Vita
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clap clap!! Oct 10, 2007

Luisa Fiorini wrote:

Helen Zinni wrote:

siamo proprio sicuri che una laurea in traduzione ti prepari DAVVERO per la professione?



Sì, a mio parere sì.


Helen Zinni wrote:
discussa la tesi, il giorno successivo sei pronto per presentarti come traduttore?


Il giorno dopo forse no, ma dopo un po' di gavetta assolutamete sì. Sia Forlì che a Trieste non ci si limita a studiare sui libri. Gli esami di traduzione sono TUTTI esami pratici e NON teorici. Se poi uno studente vuole leggersi che cosa dicono i vari Eco, Nida, Newmark e Gentzler sulla Teoria della Traduzione è un altro discorso. Nessun insegnante ti chiederà mai, durante un esame di traduzione, che cosa ha scritto Venuti in merito ai modelli traduttitivi estranienate e addomesticante. Potrà magari dedicare una lezione a questi argomenti ma poi basta, durante il corso si traduce usando anche Trados e Wordfast. È questo secondo me che molti non hanno capito o si rifiutano di capire: non si fa teoria si fa PRATICA!.


Helen Zinni wrote:
Non si fa altro che discutere sul fossato che esiste tra il mondo della scuola e quello del lavoro... perché questo caso dovrebbe essere diverso?


Ho risposto sopra: è un caso diverso perchè non è un'università dove si studiano volumi immensi di teoria ma dove si fa pratica. Sono comunque consapevole che per coloro che non hanno frequentato queste facoltà sia difficile credere a tutto questo.

[Modificato alle 2007-10-10 10:13]


Luisa, quoto (che calco orribile!) in pieno le tue parole. Non ci crede nessuno a quanto sia (fosse?) professionalizzante la nostra università.

Ma noi andiamo avanti

Bacioni

Cecilia


 
Helen Zinni
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Mai detto questo... Oct 10, 2007

Cecilia Di Vita wrote:


Non ci crede nessuno a quanto sia (fosse?) professionalizzante la nostra università.

Cecilia


Non ho mai messo in dubbio, e credo che qui nessuno lo abbia fatto, la validità delle università di Forlì e Trieste. Se sono annoverate tra le migliori per la nostra professione, un motivo ci sarà pure... né volevo scatenare una discussione tra i laureati in lingue e quelli in traduzione. Ribadisco il concetto: non credo che un laureato in lingue traduca necessariamente peggio di un laureato in traduzione.
Tutto qui... e quando parlo di fossato tra scuola e lavoro, non mi riferisco solo alla capacità di saper prendere un testo in inglese (o in qualsivoglia lingua) e saperlo tradurre in un italiano corretto e semanticamente fedele all'originale, mi riferisco alla professione a tutto tondo, a tutto quello che implica un lavoro dal momento in cui vieni contattato (o contatti) al momento in cui premi "invia" per rispedire il lavoro finito.

Credo inoltre, ma questo è solo il mio modesto parere, che le basi teoriche, almeno all'inizio, siano importanti... salvo poi lasciare spazio a tanta pratica (e sono sicura che a Trieste e a Forlì se ne faccia di più che in alcune facoltà di lingue, questo devo ammetterlo).

Ciao,
Helen


 
Cecilia Di Vita
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stiamo andando OT, ma... Oct 10, 2007

Helen Zinni wrote:

Cecilia Di Vita wrote:


Non ci crede nessuno a quanto sia (fosse?) professionalizzante la nostra università.

Cecilia


Non ho mai messo in dubbio, e credo che qui nessuno lo abbia fatto, la validità delle università di Forlì e Trieste. Se sono annoverate tra le migliori per la nostra professione, un motivo ci sarà pure... né volevo scatenare una discussione tra i laureati in lingue e quelli in traduzione. Ribadisco il concetto: non credo che un laureato in lingue traduca necessariamente peggio di un laureato in traduzione.
Tutto qui... e quando parlo di fossato tra scuola e lavoro, non mi riferisco solo alla capacità di saper prendere un testo in inglese (o in qualsivoglia lingua) e saperlo tradurre in un italiano corretto e semanticamente fedele all'originale, mi riferisco alla professione a tutto tondo, a tutto quello che implica un lavoro dal momento in cui vieni contattato (o contatti) al momento in cui premi "invia" per rispedire il lavoro finito.

Credo inoltre, ma questo è solo il mio modesto parere, che le basi teoriche, almeno all'inizio, siano importanti... salvo poi lasciare spazio a tanta pratica (e sono sicura che a Trieste e a Forlì se ne faccia di più che in alcune facoltà di lingue, questo devo ammetterlo).

Ciao,
Helen


quello che vorrei precisare è che - a mio modesto parere - un corso di laurea frequentato a Forlì o a Trieste (e mi limito al vecchio ordinamento, essendo quello che ho sperimentato io) ti dà una formazione, un background, una preparazione alla professione del traduttore in maniera specifica. E' chiaro che il giorno dopo non esci che sai già tutto sulla professione e non sai nulla di tariffe e di come ci si rapporta con le agenzie e i clienti diretti ecc. ecc. Però hai una formazione SPECIFICA come traduttore, il che significa che qualsiasi testo, di qualsiasi argomento, e virtualmente in qualsiasi combinazione linguistica, sai come affrontarlo. Nel senso: non conoscerai la terminologia specifica, né altri aspetti peculiari di determinate tipologie testuali (penso ad es. ai brevetti, anche se da noi per qualche anno è esisitito un esame in traduzione dei brevetti), ma hai gli strumenti e la mentalità adatti ad affrontare qualsiasi compito. La grossa differenza con altri corsi di laurea è questa, secondo me. Un ingegnere elettronico che sa perfettamente -chennesò- l'inglese e conosce a menadito la materia in entrambe le lingue, sarà bravissimo a tradurre testi di ingegneria elettronica, ma non ha la formazione del traduttore e quindi non sarà in grado - se non dopo anni e anni di esperienza sul campo - di affrontare altrettanto facilmente tipologie testuali diverse. Allo stesso modo, un laureato in lingue può conoscere perfettamente la lingua e la letteratura tedesca, francese ecc. ma non ha la mentalità del traduttore, almeno non appena laureato, ecco.

Detto questo: conosco colleghi non laureati in traduzione davvero molto ma molto bravi e altrettanti laureati in traduzione veramente pessimi.

Cecilia


 
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Non tutti i corsi di laurea sono uguali Oct 10, 2007

Cecilia Di Vita wrote:



Allo stesso modo, un laureato in lingue può conoscere perfettamente la lingua e la letteratura tedesca, francese ecc. ma non ha la mentalità del traduttore, almeno non appena laureato, ecco.

Detto questo: conosco colleghi non laureati in traduzione davvero molto ma molto bravi e altrettanti laureati in traduzione veramente pessimi.

Cecilia


Ciao Cecilia, persino nel mio vecchio ordinamento (solo a pronunciare tale espressione mi sento vecchia anch'io...) c'erano corsi di traduzione, anche se di traduzione letteraria. Sicuramente non duravano 4 anni, e non trattavano di traduzione tecnica ma ti garantisco che le possibilità di approfondire la traduzione c'erano anche all'epoca. Bisognava scegliere le materie e i programmi adatti (ad es. psicolinguistica), ecc.

[Edited at 2007-10-10 16:38]


 
Rita Bilancio
Rita Bilancio  Identity Verified
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formazione MIRATA Oct 10, 2007

Cecilia [/quote]


Però hai una formazione SPECIFICA come traduttore, il che significa che qualsiasi testo, di qualsiasi argomento, e virtualmente in qualsiasi combinazione linguistica, sai come affrontarlo. Nel senso: non conoscerai la terminologia specifica, né altri aspetti peculiari di determinate tipologie testuali (penso ad es. ai brevetti, anche se da noi per qualche anno è esisitito un esame in traduzione dei brevetti), ma hai gli strumenti e la mentalità adatti ad
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Cecilia [/quote]


Però hai una formazione SPECIFICA come traduttore, il che significa che qualsiasi testo, di qualsiasi argomento, e virtualmente in qualsiasi combinazione linguistica, sai come affrontarlo. Nel senso: non conoscerai la terminologia specifica, né altri aspetti peculiari di determinate tipologie testuali (penso ad es. ai brevetti, anche se da noi per qualche anno è esisitito un esame in traduzione dei brevetti), ma hai gli strumenti e la mentalità adatti ad affrontare qualsiasi compito.

Prima mi riferivo a questo, non che non ci siano università o corsi di laurea con esami specifici di traduzione, solo che non sono mirati al solo esercizio della professione. Poi come sempre ci sono persone competenti e con ottima preparazione anche tra i non laureati in traduzione e interpretariato. E non ci sono solo Trieste o Forlì (non me ne vogliano gli studenti e i laureati dei due atenei).
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