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Ordine interpreti e traduttori: non è arrivato il momento?
Thread poster: Chiara Santoriello
gianfranco
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La richiesta di ordine è basata su una interpretazione forzata Nov 15, 2007

Luca Ruella wrote:
E' innegabile che sia la situazione attuale. A mio modo di vedere, il non volere porre regole significa mantenere l'attuale deregolamentazione.

No Luca, mi spiace, ma non hai letto bene, o non hai veramente capito quello che ho scritto.
Alcuni cambiamenti sarebbero benvenuti, molte altre cose dovranno essere lasciate alla preferenze personali. I clienti potranno scegliere a chi rivolgersi, per esempio a traduttori iscritti ad associazioni serie, senza imporre obblighi che peraltro sono molto velleitari, come tariffe, esami di stato e autorizzazioni ministeriali.


Luca Ruella wrote:]
In che modo le associazioni professionali possono rappresentare una regolamentazione vincolante? Non lo dico in modo polemico, è una domanda sincera.

A mio modo di vedere, una regolamentazione deve essere obbligatoria, cioè legge. In caso contrario non è regolamentazione ma indicazione.


Le associazioni, con il loro filtro per accedere, possono fornire esattamente lo stesso servizio di un ordine, ma senza le forzature introdotte con gli esami di stato, il reato per l'esercizio abusivo, ecc...
Le associazioni possono fare un lavoro di qualificazione professionale per i soci, come avviene in tutto il mondo.
La differenza fondamentale è che iscriversi a una associazione deve essere una libera scelta individuale, e non un obbligo.


Luca Ruella wrote:
Mi permetto di contraddirti parzialmente citando, ironia del destino, un link recentemente postato in un'altra discussione analoga:

"“L’istituzione dell’ordine professionale per i traduttori e gli interpreti è in perfetta armonia con la direttiva 2005/36/CEE del 7 settembre 2005 (direttiva Zappalà) sulle qualifiche professionali – afferma la promotrice del testo in esame in commissione – che consente agli Stati membri di delegare parte della gestione delle professioni ad organismi autonomi, come gli ordini e i collegi professionali. Peraltro – ricorda la deputata – questo principio è ribadito anche nel recente decreto ’La Loggia’ (dl n.30 del 2 febbraio 2006): ‘la legge statale definisce i requisiti tecnico-professionali e i titoli professionali necessari per l’esercizio delle attività professionali che richiedono una specifica preparazione a garanzia di interessi pubblici generali la cui tutela compete allo Stato”.

http://www.mondoprofessionisti.eu/notizieDettaglio.asp?idRec=828


Nella tua citazione qui sopra hai dimenticato di dire chi ha pronunciato le parole tra virgolette.
Ecco chi parla:
"... ma l’On. Napoli spegne sul nascere ogni possibile polemica. "... etc... segue la tua citazione ... "
Si trattava infatti dell'On. Napoli, il presentatore della proposta di legge, che ovviamente sostiene una sua tesi. La differenza maggiore tra i fautori dell'albo e coloro che sono contrari, ovvero l'esito della proposta di legge, secondo me stanno proprio in questo concetto e in questa differenza di interpretazione.

I fautori dell'albo, forzando, secondo me, alcuni aspetti obiettivamente delicati del lavoro di traduzione, vorrebbero che venisse accettata la tesi che si tratta di un compito di interesse pubblico generale, e pertanto che sia necessaria la tutela dello Stato.
Ma quale mestiere o professione non ha qualche aspetto delicato? tutti possono causare danni, e tutti possiedono caratteristiche delicate, ma NON tutti rivestono "prevalente interesse pubblico", dove la parola chiave è "prevalente".

Secondo il Colap, a quanto mi pare di capire anche di alcuni settori dell'AITI, e io sono d'accordo con loro, il lavoro del traduttore e dell'interprete non possiede queste caratteristiche in maniera "prevalente" e pertanto evitano di perdere tempo a sostenere la creazione di un albo.
L'interpretazione di questo aspetto del nostro lavoro probabilmente, deciderà la sorte della proposta di legge Napoli.

Quando parlavo di buon senso, ovvero della sua mancanza, mi riferivo a questa forzatura. Si prendono alcuni casi estremi e si vuole far credere che ogni traduzione rivesta importanza di supremo interesse pubblico e che la professione necessiti di tutela statale. Ma quando mai!!!

Un ordine non viene creato solo perché è possibile la creazione di nuovi ordini, ma solo per le professioni che rivestono una particolare importanza per il pubblico. Come dice appunto Zappalà che citi tu stesso.


Gianfranco



[Edited at 2007-11-15 10:50]


 
Luca Ruella
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non so più che titolo mettere :) Nov 15, 2007


La differenza fondamentale è che iscriversi a una associazione deve essere una libera scelta individuale, e non un obbligo.


Era proprio questa la mia obiezione. Per totale deregolamentazione intendo l'attuale mancanza di regole *obbligatorie* da rispettare. Affidando tutto alla "libera scelta", per quanto buoni siano i propositi, rimaniamo nel campo della effettiva mancanza di regole.

Ti ripeto quindi la domanda: in che modo le associazioni professionali possono rappresentare una regolamentazione *vincolante*?


Nella tua citazione qui sopra hai dimenticato di dire chi ha pronunciato le parole tra virgolette.


Non l'ho dimenticato in quanto il testo da me riportato dice "afferma la promotrice del testo"


Un ordine non viene creato solo perché è possibile la creazione di nuovi ordini, ma solo per le professioni che rivestono una particolare importanza per il pubblico.


Premetto che non sono un esperto di norme e giurisprudenza, ma ho alcune domande:

- Il requisito di "prevalente interesse pubblico" per la creazione di albi è specificato esplicitamente in qualche legge per la creazione di nuovi ordini? Puoi citarmela così posso informarmi meglio in merito. In base alle ricerche che ho condotto, gli ordini sono necessari per attività che richiedono una specifica preparazione e i cui iscritti svolgono attività ad elevato contenuto intellettuale.

- Cosa si intende esattamente per prevalente interesse pubblico? I bibliotecari hanno prevalente interesse pubblico? (sito dell'albo italiano dei bibliotecari www.aib.com). E l'interesse pubblico rivestito dai traduttori è meno prevalente di quello dei bibliotecari? O dei giornalisti?


 
Francesca Pesce
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Regolamentazione non solo inutile, ma controproducente Nov 15, 2007

Come per il mio lavoro, anche in questo caso mi attengo a ciò che più conosco: le traduzioni e i traduttori finanziarie/i.

Non mi viene in mente neanche uno tra i traduttori specializzati in testi finanziari (questi testi rappresentano il 99% del lavoro della nostra cooperativa) che ha seguito il "tradizionale" percorso tanto voluto dai promotori dell'Ordine. (se ho dimenticato qualcun@, chiedo venia )

N
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Come per il mio lavoro, anche in questo caso mi attengo a ciò che più conosco: le traduzioni e i traduttori finanziarie/i.

Non mi viene in mente neanche uno tra i traduttori specializzati in testi finanziari (questi testi rappresentano il 99% del lavoro della nostra cooperativa) che ha seguito il "tradizionale" percorso tanto voluto dai promotori dell'Ordine. (se ho dimenticato qualcun@, chiedo venia )

Nessuno proviene dalla scuola interpreti. Tutti hanno percorso strade diverse. Alcuni hanno svolto studi universitari (economia, scienze politiche, etc) e poi sono arrivati quasi subito al mondo della traduzione. Altri hanno lavorato come dipendenti o consulenti nel mondo della finanza, e poi hanno scelto di dedicarsi a tradurre.

L'invenzione di un percorso obbligatorio (salvo il pregresso, naturalmente) vuol dire che oltre a frequentare una scuola che ti insegna a tradurre ma non ti insegna assolutamente nulla di finanza (e credo neanche di economia, da quanto mi hanno detto), non potremo più usufruire di traduttori finanziari che hanno appreso i contenuti e le forme lavorandoci dentro a quel mondo.

La specializzazione di cui tanto - e giustamente - andiamo predicando andrà a farsi benedire, o sarà comunque rinviata a dopo il periodo obbligatorio di praticantato (quante sono le agenzie di traduzione specializzate in Italia dove poter imparare a tradurre con un tutor serio solo testi finanziari, oppure solo testi medici, oppure solo testi di ingegneria?). Avremo in questo modo tanti traduttori diplomati generici, che avranno fatto un periodo obbligatorio di praticantato generico che si immetteranno sul mercato, senza sapere niente di finanza (ma naturalmente autorizzati a tradurre testi finanziari) e senza sapere niente di medicina (ma autorizzati a tradurre testi di medicina) et cetera, et cetera.

Non esiste esame di Stato o periodo di praticantato che possa dare anche lontanamente una certificazione - ma neanche una probabilità - di saper tradurre tutto ciò che i traduttori italiani si trovano a tradurre.

Tra tradurre testi finanziari e tradurre testi di medicina c'è la stessa distanza che tra insegnare lettere e insegnare educazione fisica.

Non ha alcun senso quindi ipotizzare un "patentino" generico di traduttore che abbia pretesa di professionalità valido per tutti e in tutti i settori.

E' solo un modo per togliere di mezzo la concorrenza degli ingegneri diventati traduttori, medici diventati traduttori, "finanzieri" diventati traduttori, informatici diventati traduttori. E per togliere di mezzo la concorrenza di quei - pochi ma preziossimi - esponenti della nostra professione che sono in grado di tradurre praticamente tutto grazie alla profondissima cultura personale che si sono costruiti in anni di vita e di lavoro in qualsiasi campo.
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gianfranco
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I bibliotecari non hanno un ordine professionale, né lo vogliono Nov 15, 2007

Luca Ruella wrote:
Ti ripeto quindi la domanda: in che modo le associazioni professionali possono rappresentare una regolamentazione *vincolante*?


Esattamente come hanno fatto, in modo intelligente, i bibliotecari.

L'indirizzo corretto del loro sito è www.aib.it e vi ho trovato alcune informazioni interessanti.
Per esempio in questa pagina http://www.aib.it/aib/editoria/n16/0404gamba.htm
dove trovi le risposte a molte delle tue domande.

Cito alcuni brani significativi, ma consiglio la lettura dell'intera pagina:

...In realtà tutte le proposte di riforma, in vari modi e sfumature, si basano non già sul superamento completo delle professioni inquadrate in Ordini e Collegi, bensì sulla logica di un "sistema duale", in cui accanto a professioni che continuano ad essere strettamente regolate dalla legge (limitate a quelle ritenute di particolare interesse pubblico o attinenti ad interessi costituzionalmente garantiti, e regolate anche dall'art. 2229 del Codice Civile), si sviluppano professioni "libere", l'accesso alle quali è consentito a tutti a condizione che possano dimostrare la loro preparazione. Ed il meccanismo con cui avviene questa "dimostrazione di competenza" è la certificazione formulata dalle associazioni di cui tali professionisti fanno parte.
Ecco che allora la normativa deve rivolgersi in particolare al riconoscimento di queste associazioni, alla verifica dei loro requisiti organizzativi ed etici, alla fissazione di alcune linee guida per la certificazione di percorsi di formazione e riqualificazione.
I diversi disegni di legge prevedevano meccanismi leggermente diversificati per la certificazione della competenza professionale (in alcuni casi rilasciata autonomamente dalle associazioni, in altri da organismi di tipo federativo sovraordinati, in altri ancora con più stretto controllo pubblico). La logica di fondo però rimane sostanzialmente identica, ispirata alla diretta assunzione di responsabilità pubbliche da parte di soggetti liberi e diversificati, come le associazioni dei professionisti: sono queste che devono stabilire i "confini" della professione, modalità e titoli di accesso, certificare il possesso di tali requisiti da parte dei propri associati, assicurare loro attività di aggiornamento e formazione continua.
Un altro pilastro di questa riforma - annunciata e non ancora compiuta - è la libera concorrenza: al contrario degli ordini professionali, ognuno dei quali agisce nel proprio settore in regime di esclusività, diverse associazioni di professionisti possono proporsi per la stessa attività: saranno poi gli utenti, fruitori del loro servizio, a scegliere sulla base di criteri di mercato, quindi qualità e convenienza...


Questo risponde alle tue domande sulle nuove tendenze legislative, sulle libere professioni, sul ruolo delle associazioni e sugli scopi di tali nuove norme.

Essenzialmente, si tratta di fornire garanzie agli utenti e non di legislare per l'arroccamento di pochi in posizioni di privilegio, ma a danno dell'economia, degli interessi del cittadino e contro un vero spirito di libero mercato.
Altre informazioni sono disponibili nel documento che ho citato e in link disponibili nella stessa pagina, inclusi i link al sito del Colap, che procede in questa direzione.


E ancora, sul Colap, si dice:
...Oggi il CoLAP raggruppa circa 140 associazioni, molto eterogenee per tipologia, composizione e dimensioni, che si collocano in diversi comparti lavorativi: dalle professioni dell'area finanziaria-fiscale a quelle della sanità, a quelle dell'area informatica, a quelle di una vasta area "tecnica", in cui si ritrovano (un po' per esclusione) tutti gli altri, dagli statistici agli interpreti, dagli storici dell'arte a noi bibliotecari...


I bibliotecari quindi non hanno un ordine professionale, né vi aspirano, con molto buon senso, ma hanno organizzato un sistema di certificazione e un albo "privato" tramite la loro associazione.

Ne consegue che lavorare come bibliotecario senza essere iscritti a quest'albo non è reato e che chiunque trovi un datore di lavoro (in genere si tratta di un lavoro dipendente), pubblico o privato, che lo assuma come bibliotecario, può esercitare tale lavoro.
La differenza con la proposta di legge Napoli è enorme, e non solo in questo aspetto, ma la soluzione adottata dai bibliotecari si adatterebbe benissimo anche al nostro lavoro.

Se si riesce ad organizzare una associazione "certificante" e formare un albo di tipo privato non obbligatorio, oppure un sistema di certificazione per i lavori a contatto col pubblico e al servizio del cittadino, sarei felice e si farebbe un ottimo servizio al buon nome dei traduttori e ai cittadini.

Per il resto, francamente, non vedo l'esigenza di nessun altro obbligo o limitazione.


* * * *
Caso del tutto diverso, invece, sono i giornalisti. Questi hanno un ordine, ne hanno avuto storicamente bisogno per proteggersi dalle ingerenze del potere contro la libertà di espressione.
Il diritto fondamentale che viene garantito, nel loro caso, è quello alla libertà di espressione, e la ragione di esistere per tale organizzazione è che la libera informazione è un diritto di tutti i cittadini, e non solo di chi pratica la professione di giornalista.
Che questo funzioni bene o male è un altro discorso, ma storicamente i grandi poteri (politici o economici) tendono sempre a cercare il controllo delle fonti di informazione e i singoli individui, i giornalisti non organizzati, non potrebbero mai resistere a tale pressione.
Per questo motivo fondamentale è ancora in vita l'ordine dei giornalisti e secondo me ha anche un motivo molto serio, di "prevalente interesse pubblico" per esistere.


ciao
Gianfranco



[Edited at 2007-11-15 17:30]


 
Federica D'Alessio
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Ordini e domande Nov 15, 2007


Caso del tutto diverso, invece, sono i giornalisti. Questi hanno un ordine, ne hanno avuto storicamente bisogno per proteggersi dalle ingerenze del potere contro la libertà di espressione.
Il diritto fondamentale che viene garantito, nel loro caso, è quello alla libertà di espressione, e la ragione di esistere per tale organizzazione è che la libera informazione è un diritto di tutti i cittadini, e non solo di chi pratica la professione di giornalista.
Che questo funzioni bene o male è un altro discorso, ma storicamente i grandi poteri (politici o economici) tendono sempre a cercare il controllo delle fonti di informazione e i singoli individui, i giornalisti non organizzati, non potrebbero mai resistere a tale pressione.
Per questo motivo fondamentale è ancora in vita l'ordine dei giornalisti e secondo me ha anche un motivo molto serio, di "prevalente interesse pubblico" per esistere.

[Edited at 2007-11-15 16:14]


Purtroppo l'Ordine non vigila affatto sulle ingerenze del Potere. Direi piuttosto il contrario, esercita potere di controllo a sua volta e solo su chi ritiene. In altri paesi non esiste l'Ordine dei giornalisti e non mi pare che la stampa italiana sia più libera di altre quanto meno in Europa, anzi....posso asserire abbastanza sicura di no.

Per il resto sono d'accordo con il discorso di Gianfranco e mi chiedo (forse s'è già detto, scusate ma non ricordo bene...troppi filoni su questo argomento :SS):
- Ma con l'albo dei traduttori, le agenzie di traduzione dovrebbero chiudere bottega o al più trasformarsi in Studi Professionali composti da soli professionisti? Anche le filiali italiane delle grosse agenzie straniere? Quante agenzie esistono in Italia, non vi sembra un po' improponibile?
- Negli altri paesi esistono associazioni sul modello di quelle descritte da Gianfranco, giusto? Come funziona l'ATA, ad esempio?

Grazie,
Federica


 
Gianni Pastore
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Sfortunatamente... Nov 15, 2007

gianfranco wrote:

Caso del tutto diverso, invece, sono i giornalisti. Questi hanno un ordine, ne hanno avuto storicamente bisogno per proteggersi dalle ingerenze del potere contro la libertà di espressione.
Il diritto fondamentale che viene garantito, nel loro caso, è quello alla libertà di espressione, e la ragione di esistere per tale organizzazione è che la libera informazione è un diritto di tutti i cittadini, e non solo di chi pratica la professione di giornalista.
Che questo funzioni bene o male è un altro discorso, ma storicamente i grandi poteri (politici o economici) tendono sempre a cercare il controllo delle fonti di informazione e i singoli individui, i giornalisti non organizzati, non potrebbero mai resistere a tale pressione.
Per questo motivo fondamentale è ancora in vita l'ordine dei giornalisti e secondo me ha anche un motivo molto serio, di "prevalente interesse pubblico" per esistere.


...tutte le testate italiane attingono a sostanziosi sovvenzionamenti da parte dello stato. Alcune testate addirittura stampano più copie di quelle che sanno benissimo di vendere, perchè così raggiungono un certo target. In caso contrario, i fondi vengono tagliati. Sicchè non mi aspetterei grosse rivoluzioni alla "Tutti gli uomini del presidente". Le crociate le fanno dopo aver consultato chi di dovere, e guai a chi sgarra. Si giubila chi decide il potere, perchè è il potere che paga i giornalisti. Se fossi il presidente di una repubblica delle banane e sentissi apostrofare con lo stesso epiteto l'Italia, penso che mi incazzerei come un serpente.

[Edited at 2007-11-16 07:36]


 
Rita Bilancio
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pubblico impiego e privato Nov 17, 2007

gianfranco wrote:

Ne consegue che lavorare come bibliotecario senza essere iscritti a quest'albo non è reato e che chiunque trovi un datore di lavoro (in genere si tratta di un lavoro dipendente), pubblico o privato, che lo assuma come bibliotecario, può esercitare tale lavoro.
La differenza con la proposta di legge Napoli è enorme, e non solo in questo aspetto, ma la soluzione adottata dai bibliotecari si adatterebbe benissimo anche al nostro lavoro.

Se si riesce ad organizzare una associazione "certificante" e formare un albo di tipo privato non obbligatorio, oppure un sistema di certificazione per i lavori a contatto col pubblico e al servizio del cittadino, sarei felice e si farebbe un ottimo servizio al buon nome dei traduttori e ai cittadini.

Per il resto, francamente, non vedo l'esigenza di nessun altro obbligo o limitazione.




[Edited at 2007-11-15 17:30]



Gianfranco, a prescindere dal fatto che non sono qui per fare cambiare idea a nessuno, visto che hai anche tu sottolineato che i bibliotecari sono una figura che lavora nella maggior parte dei casi nel settore pubblico, già per questo non vedo come potremo paragonarci a loro.
Sono tutelati dal contratto del pubblico impiego (sempre per chi ha la fortuna di avere un contratto a tempo indeterminato) noi non abbiamo nessuna tutela (a parte chi lavora in ambito istituzionale) se non quella che possiamo autocrearci. Che poi sia un albo o un altro organismo siamo noi in primis a doverlo fare e questa è la cosa più difficile...


 
Rita Bilancio
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Torniamo indietro... Nov 17, 2007

gianfranco wrote:


Infatti, nessuno ha mai invocato la deregolamentazione totale.

In questo forum è stata avanzata l'ipotesi di rivalutare il ruolo della Associazioni professionali (per chi vuole aderire, volontariamente), è auspicata l'esistenza di diverse Associazioni (in modo che non ci sia un monopolio e per dare libertà di scelta a quale iscriversi), ed è stato infine ribadita l'importanza di una forma di controllo per interpreti e traduttori che lavorano per gli enti pubblici (tribunali, ospedali, ecc.), per chi fosse interessato a lavorare in quel settore, con tariffe e tempi di pagamento dignitosi.

Tutto il resto, comprese le norme restrittive e "liberticide" non servono in quanto il mestiere di traduttore non ha aspetti di "prevalente" interesse pubblico, come li ha, tanto per intenderci, chi opera nel settore della sanità, pubblica o privata.

Ma tant'è, i sostenitori della formazione di un albo sono specialisti nel non voler sentire ragioni, e quindi gliele dovrà spiegare la commissione parlamentare, visto che il buon senso e le discussioni in ProZ.com e Langit non servono a niente.

Gianfranco






Le associazioni professionali non possono imporre nè modi di operare nè limitazioni alla professione.
Se sono un interprete che lavora per un ente locale o in ambito sanitario sono fortemente vincolato all'ambiente in cui opero e devo attenermi alle regole, per quanto possa anche operarvi in libera professione. Non credo che qui si parli solo di queste figure soltanto, anche le aziende di qualsiasi settore privato sono vincolate al rispetto di leggi. Perchè la nostra professione non deve essere regolarmentata?


 
gianfranco
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Teniamo d'occhio cosa avviene a livello nazionale, europeo e mondiale Nov 17, 2007

Rita Bilancio wrote:
... visto che hai anche tu sottolineato che i bibliotecari sono una figura che lavora nella maggior parte dei casi nel settore pubblico, già per questo non vedo come potremo paragonarci a loro.


Rita,

per amore della precisione, non ho detto "pubblico", ho detto "in genere si tratta di un lavoro dipendente, pubblico o privato", quindi non confondiamo il lavoro dipendente con il lavoro nel settore pubblico.
In ogni caso, a parte questo dettaglio, io sono sempre stato contrario, come noto, ai paralleli forzati con altre professioni che hanno problematiche e natura diversa dalla nostra, mentre ho sempre sollecitato il confronto e lo studio delle realtà del mondo della traduzione in altri paesi.

Finora, a parte un parallelo molto stiracchiato, anzi totalmente ingiustificato, con l'Inghilterra, i sostenitori di un ordine dei traduttori non hanno trovato nessun paese al mondo in cui i traduttori siano organizzati come proposto in Italia.
Questo dovrebbe far riflettere più di qualunque confronto inappropriato con professioni diverse dalla nostra.

Il confronto con i bibliotecari, che ho dovuto riprendere solo per uno scambio durante questa discussione, deriva da un altro intervento, e ovviamente non viene citato per applicare a noi la loro soluzione o la loro situazione attuale.
Era stato detto che i bibliotecari hanno istituito un albo (che è vero), ma veniva detto in modo da far intendere che si trattava dello stesso tipo di albo che viene richiesto per i traduttori. Il che non è vero, ed ho spiegato cosa hanno fatto.

Ho detto anche che un albo organizzato da una associazione, una certificazione volontaria e tutte le iniziative tese a fornire alcuni standard di qualità, per i traduttori interessati (quindi non obbligatoria per tutti) sono benvenute anche nel nostro settore.
Quello che non mi sta bene è la proposta di legge dell'On. Napoli.

I sostenitori dell'ordine sostengono che NON esistono strade alternative, ma in verità ci sono varie alternative.

Tanto per incominciare, AITI ha aderito ufficialmente al CoLAP, anche se molti membri e dirigenti AITI hanno organizzato o aderito ad una proposta di legge che va in direzione opposta.

In Parlamento, inoltre, è all'esame una proposta di legge per il riordino delle professioni che riguarderà TUTTE le professioni, sia quelle attalmente dotate di un Ordine sia quelle non regolamentate con tale sistema.
Per questo motivo la proposta di legge Napoli verrà molto probabilmente rimandata all'esito del riordino generale dell'intero settore delle professioni, riordino che non solo fornirà le indicazioni per tutte le professioni "atipiche" ma cambierà molte cose, anche alcuni dei privilegi attuali e apparentemente intoccabili, nelle cosidette "professioni liberali" classiche.

Si tratta di pazientare, attendere l'arrivo di una legge quadro moderna, e utilizzarla bene per migliorare alcuni aspetti della nostra professione, lasciando perdere i progetti attuali, che ritengo abbiano aspetti molto velleitari e populistici, fino al punto di essere seriamente pericolosi per i traduttori e per l'economia in quanto contengono limitazioni gravi per la libertà personale e per il libero mercato.

In sostanza, invece di incaponirsi nel sostenere la proposta di legge Napoli, o di guardare con una sorta di invidia a come funzionano le professioni liberali classiche (uno sguardo probabilmente rivolto a una realtà obsoleta e di prossima modifica radicale) occorre guardare cosa succede a livello nazionale, con la nuova legge quadro, a livello europeo, poiché la nuova normativa italiana dovrà essere in sintonia con le direttive europee, ed a livello mondiale , ovvero cosa fanno i traduttori negli altri paesi.


Gianfranco



[Edited at 2007-11-17 20:17]


 
Francesca Pesce
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Siamo già regolamentati Nov 17, 2007

Rita Bilancio wrote:

(...) anche le aziende di qualsiasi settore privato sono vincolate al rispetto di leggi. Perchè la nostra professione non deve essere regolarmentata?


Anche noi siamo vincolati al rispetto di leggi. Le leggi alle quali sono vincolate le aziende del settore privato sono in genere leggi generali, che valgono per tutti. In genere sono leggi che cercano di tutelare la libera concorrenza, salvo, appunto, le corporazioni oppure alcuni settori di prevalente interesse pubblico.

In alcuni casi, esistono leggi che tutelano il consumatore/utente/cittadino/lavoratore: divieto di utilizzare certi materiali nocivi, leggi in materia di diritto del lavoro (qualcuna ne esiste ancora...).

Poi esistono regolamenti europei che impongono a volte alcuni canoni, in genere riguardanti la salute.

Ripeto: in linea generale, le leggi che regolano le imprese private sono le stesse, mutatis mutandis, che regolano il lavoro di un traduttore (o comunque dello stesso tenore).

Chiunque può costituire una società di servizi (pulizia, traduzioni, informatica, organizzazione convegni, pubbliche relazioni, etc.), se ha una fedina penale decente, i soldi necessari e se espleta le necessarie procedure burocratiche. Né più né meno di noi.

Non è che noi siamo gli unici fessi a non avere un ordine; ci sono alcune - poche, ma rilevanti - professioni che godono di un privilegio il più delle volte ingiustificato.


 
Christel Zipfel
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E' OT (scusate), ma debbo rispondere Nov 17, 2007

perché mi sento toccata!

Luisa Fiorini wrote:

Sebbene molti sul forum dicano il contrario ti posso garantire che NESSUNA agenzia italiana paga questa tariffa.

(Adesso seguirà un coro di "Non è vero! Io lavoro tranquillamente a questa tariffa anche con le agenzie italiane!!!" E questi sono quelli che poi si calano le brache davati a qualsiasi committente pur di lavorare.)


La prima affermazione può essere smentita da molti, me compresa. Sicuramente non sarà la media, su questo sono d'accordo, ma credimi, le eccezioni esistono, eccome!

La seconda è un'offesa per tutti quelli che osano dire il contrario, e quindi anche la sottoscritta. Io almeno, fino a prova contraria, non ho mai predicato bene e razzolato male, perché ho la mia dignità.

A parte che sono asserzioni tendenziose le tue. Hai fatto il censimento delle tariffe di tutte le agenzie italiane per caso? Altrimenti, perché queste insinuazioni gratuite?

[Bearbeitet am 2007-11-17 22:03]


 
Luisa Fiorini
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Ti rispondo Nov 17, 2007

Christel Zipfel wrote:

perché mi sento toccata.

Luisa Fiorini wrote:

Sebbene molti sul forum dicano il contrario ti posso garantire che NESSUNA agenzia italiana paga questa tariffa.

(Adesso seguirà un coro di "Non è vero! Io lavoro tranquillamente a questa tariffa anche con le agenzie italiane!!!" E questi sono quelli che poi si calano le brache davati a qualsiasi committente pur di lavorare.)


La prima affermazione può essere smentita da molti, me compresa. Sicuramente non sarà la media, su questo sono d'accordo, ma credimi, le eccezioni esistono, eccome!

La seconda è un'offesa per tutti quelli che osano dire il contrario, e quindi anche la sottoscritta. Io almeno, fino a prova contraria, non ho mai predicato bene e razzolato male, perché ho la mia dignità.

A parte che sono asserzioni tendenziose le tue. Hai fatto il censimento delle tariffe di tutte le agenzie italiane per caso? Altrimenti, perché queste offese gratuite?


Premesso che io non offendo nessuno e non ho nè l'interesse nè l'intenzione di farlo.

1) Se esistono le eccezioni ti chiederei di farmi i nomi delle agenzie così gli telefono subito. Forse per le tue combinazioni linguistiche sono disposti a pagare questa tariffa ma per le mie no di sicuro.

2) Come ho già detto nella premessa io non offendo nessuno e chi mi conosce lo sa bene. Non metto in dubbio che tu sia integerrima, ma ci sono colleghi che hanno i tuoi stessi anni di esperienza e, per loro stessa ammissione, accettano tariffe infime, da studente (anche 0,05 se non c'è di meglio). Alcuni di questi sono poi quelli che fanno la predica sul forum a tutti gli studenti che ogni tanto chiedono informazioni su come diventare traduttori. E mi fermo qui perchè adesso mancano solo i nomi poi siamo a posto.
Come ho già sottolineato non è un attacco rivolto a te personalmente ma è una critica a tutti coloro che predicano bene e razzolano male e se tu pensi che non ce ne siano, beh, ti lascio le tue illusioni.

3) Cara, il censimento non l'ho fatto. Mi è bastato lavorare in house in 3 posti, sentire quello che dicono altre colleghe che fanno le PM e vedere a che tariffe si proponevano traduttori esperti alle offerte pubblicate dalle agenzie dove lavoravo io. Sottolineo per l'ennesima volta che non mi riferisco a te, visto che non ti conosco e non so quali siano le tue tariffe, giusto per chiarire che NON ti voglio offendere e che ritengo fortemente di non avere offeso nessuno.

Un saluto

[Modificato alle 2007-11-18 14:02]


 
Rita Bilancio
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Anche io voglio i riferimenti! Nov 17, 2007

Christel Zipfel wrote:

perché mi sento toccata.

Luisa Fiorini wrote:

Sebbene molti sul forum dicano il contrario ti posso garantire che NESSUNA agenzia italiana paga questa tariffa.

(Adesso seguirà un coro di "Non è vero! Io lavoro tranquillamente a questa tariffa anche con le agenzie italiane!!!" E questi sono quelli che poi si calano le brache davati a qualsiasi committente pur di lavorare.)


La prima affermazione può essere smentita da molti, me compresa. Sicuramente non sarà la media, su questo sono d'accordo, ma credimi, le eccezioni esistono, eccome!


Sarei ben contenta di conoscerle. Nemmeno a me un'agenzia italiana ha offerto tariffe intorno agli 0.08eur/parola quindi sono d'accordo con Luisa. Ecco perchè dobbiamo cercare clienti altrove. Forse le agenzie italiane ti offrono di più in quanto madrelingua?


 
Mariella Bonelli
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Riconfermo Nov 18, 2007

Visto che sono stata io a invitare i colleghi a riflettere sul discorso delle tariffe legate all'ordine professionale, vorrei confermare quanto detto da Luisa e Rita e noto sicuramente a molti colleghi che lavorano in Italia. Non ho neanch'io dubbi sul fatto che tu Christel lavori a tariffe più elevate, dal momento che per la tua combinazione linguistica la concorrenza è molto limitata. Potrebbero rivolgersi ai colleghi residenti in Germania, è ovvio, ma allora dovrebbero pagare comunque prez... See more
Visto che sono stata io a invitare i colleghi a riflettere sul discorso delle tariffe legate all'ordine professionale, vorrei confermare quanto detto da Luisa e Rita e noto sicuramente a molti colleghi che lavorano in Italia. Non ho neanch'io dubbi sul fatto che tu Christel lavori a tariffe più elevate, dal momento che per la tua combinazione linguistica la concorrenza è molto limitata. Potrebbero rivolgersi ai colleghi residenti in Germania, è ovvio, ma allora dovrebbero pagare comunque prezzi più alti.
Lavoro da un numero di anni sufficienti a farmi un'idea abbastanza precisa del mercato italiano. Mai nessuna agenzia italiana ha acconsentito a pagarmi 0,08 euro, nemmeno per i lavori più impegnativi, urgenti e specialistici. Se anche una sola lo avesse fatto, potrei vantare un'agenzia cliente italiana, mentre non ne ho, se non per lavori di interpretariato. E io non credo proprio di essere un'eccezione.
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Barbara Baldi
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Sindacato europeo Nov 18, 2007

Premetto che non ho avuto il tempo di leggere tutti gli interventi, forse però è interessare sapere che si sta discutendo la creazione di un sindacato europeo degli interpreti che si occuperà anche della regolamentazione delle tariffe oltre che della tutela delle condizioni di lavoro.
Posso fornire ulteriori informazioni a chi fosse interessato.
Mi rendo conto che il mio intervento è.."on-off topic" ma credo comunque abbastanza di attualità.


 
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