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saper leggere? saper scrivere? ma è davvero importante?
Thread poster: Alfredo Tutino
Alfredo Tutino
Alfredo Tutino  Identity Verified
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Feb 7, 2008

Molti colleghi li avranno notati per conto proprio, ma forse vale la pena di segnalare qui i dati e le riflessioni riportate da Michele Smargiassi ieri su Repubblica:

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Molti colleghi li avranno notati per conto proprio, ma forse vale la pena di segnalare qui i dati e le riflessioni riportate da Michele Smargiassi ieri su Repubblica:

http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scuola_e_universita/servizi/laureati-analfabeti/laureati-analfabeti/laureati-analfabeti.html

e anche il breve commento di Stefano Bartezzaghi:

http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scuola_e_universita/servizi/laureati-analfabeti/ignoranza-collettiva/ignoranza-collettiva.html

Ci sarebbero molte cose da dire a commento, ovviamente, sia come cittadini sia come professionisti di un settore che proprio su delle abilità linguistiche si basa; e in particolar modo mi sembra che questa realtà pesi sulla pratica quotidiana del nostro mestiere - incide, ad esempio, sulle aspettative dei committenti, sul modo in cui interventi di certi revisori (magari esperti di settori specialistici ma pressoché ignari del funzionamento della lingua e delle esigenze della comunicazione scritta), su certi termini o costruzioni presi di peso, senza chiari motivi, da lingue straniere o da gerghi specialistici, su una certa tendenza, cui tutti rischiamo spesso di cedere, a riprodurre pedissequamente traduzioni o espressioni poco soddisfacenti (quando non errate) solo perché qualcun altro ha già commesso la stessa superficialità in testo che poi ha trovato la strada per finire sul WEB...

Ma conta anche, da un altro punto di vista, quando si deve decidere come commisurare la lingua di cui ci si serve nel tradurre al pubblico dei lettori cui il testo si può ritenere rivolto, e prima ancora quando questo pubblico si deve cercare, almeno approssimativamente, di identificare. Per non dire dei colleghi che traducono dall'italiano, che spesso si trovano di fronte (lo si vede ogni tanto nei Kudoz) a certi tremendi guazzabugli di parole - di cui è magari vagamente intuibile un qualche senso ma quando si cerca di verificarne i dettagli non fanno che provocare mal di testa e irritazioni.

(Se non altro però possiamo consolarci pensando che su questo sfondo, e pur con tutti i nostri difetti, le nostre discussioni su Proz sembrano spesso spiccare come modelli di scrittura comprensibile, talvolta persino efficace e persino, in qualche caso, elegante... Possiamo rivendicare quanto meno il titolo di "monoculi in terra caecorum"! E qui un grazie particolare è dovuto a Gianfranco per una certa discussione che ha voluto aprire un annetto fa... http://www.proz.com/topic/62658 e derivati)

A me sembra particolarmente interesante (preoccupante, certo, ma anche illuminante) il penultimo paragrafo dell'articolo di Smargiassi (quello che riporta le esperienze e le riflessioni di un "responsabile delle risorse umane" sull'assunzione di laureati nelle imprese), che mi pare un vero e proprio segnale del processo di mutamento che sta vivendo la classe dirigente del nostro paese; si tratta, prima ancora di dar giudizi, di capirci qualcosa. E magari anche di trarne qualche indicazione per le nostre scelte professionali: come persone di cultura (o almeno aspiranti tali), si spera; ma anche come professionisti che devono comprendere le esigenze del mercato di cui servono le esigenze. Scelte che ognuno deve compiere per sé, in ultima analisi; ma che forse si possono articolare meglio se intanto se ne discute.



[Edited at 2008-02-07 17:57]

[Edited at 2008-02-07 17:58]
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Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Per colpa di chi? Della "società sprintata"? Feb 7, 2008

Ciao Alfredo,
grazie mille per le segnalazioni che hai riportato. Vorrei limitarmi a una banalissima considerazione: mi sembra che l'autore dell'articolo si sia appena appena dimenticato di ricordare che buona parte della colpa di questo sfacelo linguistico è anche sua e dei suoi colleghi, vale a dire dei giornalisti, siano essi della TV, della carta stampata o di Internet, che a mio parere - e lo dico da giornalista io stessa - sono fra i primi responsabili di questo neo-analfabetismo,
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Ciao Alfredo,
grazie mille per le segnalazioni che hai riportato. Vorrei limitarmi a una banalissima considerazione: mi sembra che l'autore dell'articolo si sia appena appena dimenticato di ricordare che buona parte della colpa di questo sfacelo linguistico è anche sua e dei suoi colleghi, vale a dire dei giornalisti, siano essi della TV, della carta stampata o di Internet, che a mio parere - e lo dico da giornalista io stessa - sono fra i primi responsabili di questo neo-analfabetismo, insieme, come giustamente si è detto, alla scuola e all'Università.
Nel primo articolo che hai riportato c'è un'espressione emblematica, come minimo. Il professorone di turno che per fare sociologia e dire quanto è grave la situazione parla di "società sprintata", e il giornalista che non fa neanche un commento su un termine che a mio parere, è molto più da ignoranti degli sms che si mandano i quattordicenni. Un silenzio ironico? Non mi è sembrato. Lo stesso giornalista, d'altra parte, per parlare dei laureati americani, scrive "i graduate" e non si preoccupa neanche di aggiungere un inciso, di metterlo in corsivo, che so, fra virgolette...
Allora dico: per forza che l'italiano ce lo dimentichiamo, se usiamo "quotare" per dire "citare", se non si trova più da nessuna parte la parola "anticipazione" perché ormai si dice solo "spoiler", se si linka per non impiegare troppo tempo a scrivere "collegamento"... per forza che parliamo e scriviamo male, se sentiamo cose dette male e leggiamo cose scritte malissimo da chi ha la presunzione di essere un "medium" culturale. Magari si parlasse male perché si parla ancora troppo il dialetto: per lo meno il dialetto una sua dignità sociale ce l'ha, ha una storia dietro, una tradizione orale e culturale profonda. Oggi siamo ignoranti perché giornali e televisioni, che a loro volta influenzano e sono influenzati da scuole e accademie, hanno infarcito la nostra lingua di termini ibridi e spesso del tutto inutili, solo per pigrizia, solo perché, diciamocelo (chi meglio di noi traduttori lo sa???) il 90% di ciò che si legge sui giornali, o dei materiali aziendali, o di ciò che passa in televisione, è scritto originariamente in inglese, e se ci sono migliaia di aziende che hanno il cordone della borsa tanto stretto da non affidarsi a un buon traduttore, ci sono milioni di persone che sono talmente pigre e prese dal "business" e basta, da non voler fare né lo sforzo di imparare l'inglese, né di cercare le parole giuste in italiano, ed ecco qua che vengono fuori gli orrori...
Non fraintendetemi, non dico queste cose perché sono contraria alle trasformazioni delle lingue. Sono molto favorevole, ad esempio, a un minore formalismo nella lingua scritta. E tendo a detestare pignoli e grammaticoni. Ma un conto è un uso creativo, convinto, consapevole della lingua, un altro è lasciarla andare di qua e di là per pigrizia o per superficialità.
Non so poi se i giornalisti siano più responsabili del sistema scolastico di tale situazione. Probabilmente no, anche se talmente è grande (si sente ;D?) l'antipatia verso di loro che sarei tentata di dire sì. Però trovo innegabile la responsabilità del sistema dei media; il parolaio di turno ha perso l'ennesima occasione per ricordarlo e per fare mea culpa. L'autore dell'altro articolo (non lo cito per evitare indicizzazioni del forum, per quanto possibile) è stato decisamente più onesto e ha messo il dito nella piaga di varie categorie.
Grazie comunque per avermi dato l'occasione per questo sfogo ;D
Federica

[Edited at 2008-02-07 12:42]

[Edited at 2008-02-07 13:23]
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Francesca Pesce
Francesca Pesce  Identity Verified
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Grazie Alfredo Feb 7, 2008

Grazie Alfredo per la segnalazione dei due articoli (mi erano sfuggiti, infatti). E soprattutto per le riflessioni.

Sicuramente è un argomento che ci riguarda in prima persona sia nell'effettuare il nostro lavoro, sia nell'interazione con i clienti (i testi che ci presentano, il risultato che si attendono, le modifiche che vi apportano).

Dopo il tuo intervento, che ho letto da poco, mi sono ripartite in mente una serie di riflessioni, che non riporto ancora in questa
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Grazie Alfredo per la segnalazione dei due articoli (mi erano sfuggiti, infatti). E soprattutto per le riflessioni.

Sicuramente è un argomento che ci riguarda in prima persona sia nell'effettuare il nostro lavoro, sia nell'interazione con i clienti (i testi che ci presentano, il risultato che si attendono, le modifiche che vi apportano).

Dopo il tuo intervento, che ho letto da poco, mi sono ripartite in mente una serie di riflessioni, che non riporto ancora in questa sede perché troppo "acerbe" e poco sistematizzate.

Volevo comunque scrivere per ringraziarti per avere ripreso un argomento sollevato da Gianfranco un anno fa.

Devo dire che io avevo preso piuttosto seriamente la discussione avviata da Gianfranco, compreso il famoso (all'epoca) elenco di persone che avevano accettato di sottoporsi (e sottoporre i colleghi) alle correzioni reciproche. Io ho dato seguito all'impegno, nel tempo. Quando noto un errore nei post, vado ancora a consultare il link http://www.proz.com/topic/62772 per vedere se il/la collega aveva aderito al "patto" e in caso positivo gli/le segnalo l'errore.

Devo dire che ho riscontrato sorpresa nei colleghi che ho contattato: sorpresa che mi ricordassi ancora di quel patto e che lo continuassi ad applicare. Devo anche dire che in tutti questi mesi nessuno ha contattato me per farmi presente un mio errore. E questo mi dispiace. Non credo proprio che non ne abbia fatti, penso piuttosto che pochi siano disposti (interessati) a perdere tempo per aiutare gli altri a crescere.

Credo però che questo "luogo" sia importante per noi proprio per questo. Anche nelle domande kudoZ, aiutare gli altri a fare un passo avanti è più importante che suggerire necessariamente l'espressione magari più in uso su internet, ma poco precisa o addirittura scorretta nella nostra lingua.

Educare i nostri clienti a migliorare la loro comunicazione, evitando facili scorciatoie è un compito che nessuno ci obbliga a svolgere, ma che io ritengo fondamentale.

(Esempio banale: un mio cliente continua a modificare i miei testi inserendo il verbo "sovraperformare"; io lo so, ma gli ho fatto presente che io non lo userò mai quel verbo e che ci sono modi molto più puliti e corretti per rendere il concetto in italiano. Piano piano stanno si stanno abituando all'idea....)
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gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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Grazie per la segnalazione Feb 7, 2008

Alfredo,

grazie per la segnalazione di questi due articoli, che non avevo ancora visto.
Avevo l'impressione che ci fosse una diffusa ignoranza linguistica, anche tra i laureati, ma vederlo scritto e documentato in questo modo è molto interessante e fa riflettere.

Per quanto riguarda il mio sollecito, all'inizio del 2007, a fare uno sforzo e cercare di usare questo forum per scrivere un po' meglio, se non in modo elegante almeno dignitoso e senza errori grossola
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Alfredo,

grazie per la segnalazione di questi due articoli, che non avevo ancora visto.
Avevo l'impressione che ci fosse una diffusa ignoranza linguistica, anche tra i laureati, ma vederlo scritto e documentato in questo modo è molto interessante e fa riflettere.

Per quanto riguarda il mio sollecito, all'inizio del 2007, a fare uno sforzo e cercare di usare questo forum per scrivere un po' meglio, se non in modo elegante almeno dignitoso e senza errori grossolani, ho l'impressione che non sia cambiato molto.
Quando feci quell'intervento ero irritato dalla sciatteria nello scrivere di alcuni partecipanti, tutti traduttori o sedicenti tali, che dovrebbero quindi campare con le proprie capacità nello scrivere e che invece scrivono qui, in un forum pubblico, dove vengono letti da colleghi e potenziali clienti, in modo spesso sciatto e talvolta anche asinino.
Praticamente l'equivalente di uscire senza lavarsi e pettinarsi, e qualcuno anche con le braghe calate.

Insomma, chi sa scrivere ha sempre scritto bene e continua a scrivere in modo comprensibile e corretto, senza bisogno di essere sollecitato, e chi invece non sa scrivere sostiene che il forum è un luogo per rilassarsi. Invece sul lavoro, oh beh, allora avviene un cambio improvviso di personalità, alla Jekyll and Hyde, e chi da anni scrive sistematicamente in modo sciatto in pubblico, improvvisamente sa scrivere, in privato, in un lavoro che non viene mostrato qui ma solo al cliente, con proprietà di linguaggio e buona ortografia, usando perfino la punteggiatura!!
Ah, la punteggiatura, questa sconosciuta! ormai un opzional totale!

Per essere chiaro, sto facendo riferimento a quei segnetti, come dei vermetti o barrette che si trovano talvolta inseriti tra le parole, a intervalli non regolari. Qualcuno li avrà notati, altri si saranno chiesti a cosa servono, qualcuno li ha scambiati per puntini o peluffi sullo schermo.
Ce ne sono, in verità, di diverse forme e hanno nomi curiosi (virgole, punti, accenti, apostrofi, ecc.)
Beh, comunque, non sono peluffi, o almeno non sempre. Un metodo molto semplice per distinguerli: fate scorrere il testo sul monitor, se il segnetto segue le parole non è un peluffo sullo schermo ma appartiene al testo.
Nel caso di libri e giornali si può fare un altra prova: quando si trova una macchietta su un libro o un giornale e si è in dubbio se si tratta di una macchia sulla carta, basta prendere un altra copia dello stesso libro o giornale e fare il confronto. Se la macchietta o peluffo è ancora nello stesso posto, in genere è un segno di punteggiatura.

Passo successivo: domandarsi a cosa serve e sforzarsi di usarne qualcuno, in modo corretto, ogni tanto...


ciao
Gianfranco


[Edited at 2008-02-07 15:35]
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Giovanni Guarnieri MITI, MIL
Giovanni Guarnieri MITI, MIL  Identity Verified
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scusa, Gianfranco... Feb 7, 2008

ma cos'è un peluffo?

 
Marie-Hélène Hayles
Marie-Hélène Hayles  Identity Verified
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[off-topic] Io ho aderito al patto Feb 7, 2008

Però dopo qualche e-mail nei primi giorni, nessuno mi ha mai scritto per segnalare degli errori in quello che scrivo qui (e sicuramente ce ne saranno tanti...)

Personalmente sarei molto contenta di accettare delle correzioni, anche perché tranne le comunicazioni con i miei clienti non scrivo niente in italiano in nessun'altra parte e quindi mi sento abbastanza incerta. Quindi se qualcuno di voi è disposto a prendere il tempo di correggermi, lo prenderò come una cortesia.
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Però dopo qualche e-mail nei primi giorni, nessuno mi ha mai scritto per segnalare degli errori in quello che scrivo qui (e sicuramente ce ne saranno tanti...)

Personalmente sarei molto contenta di accettare delle correzioni, anche perché tranne le comunicazioni con i miei clienti non scrivo niente in italiano in nessun'altra parte e quindi mi sento abbastanza incerta. Quindi se qualcuno di voi è disposto a prendere il tempo di correggermi, lo prenderò come una cortesia.

[fine off-topic]


Parlando degli articoli, purtroppo credo che il problema che Troppi ragazzi escono dall'università sapendo solo trascrivere la propria oralità, ovvero un flusso continuo di idee non ordinato e difficilmente comunicabile sia ormai diffuso ovunque. Sicuramente vedo anche nei vari fori in lingua inglese sempre più utenti che o non sanno o non vogliono scrivere nel modo generalmente accettato.... che finiscono ogni frase con dei puntini.... che buttano giù un flusso continuo di idee non ordinato... (ora smetto, è troppo fastidioso!) Però può essere che io sia fuori moda: gli altri fori che frequento sono informali, quindi se stiamo solo assistendo alla crescita di una nuova forma di comunicazione, non vedo il male (anche se non piace a me). L'importante è che questi ragazzi sappiano usare un linguaggio più elegante e formale quando serve. E su questo non posso giudicare. Comunque, sono d'accordo con Gianfranco che un sito per i traduttori dovrebbe essere considerato un luogo dove ognuno debba prendere la massima cura di quello che scrive.

Un'altra cosa che mi è colpita era questa affermazione: "Fino a cinquant'anni fa l'incompetenza linguistica era palese: otto italiani su dieci usavano ancora il dialetto."
Ma non è di un'arroganza incredibile di affermare che usare il dialetto è uguale all'incompetenza linguistica? A me sembra di sì! In un mondo dove si rimpiange la perdita delle lingue rare ogni giorno, non dovremmo cercare di proteggere anche i dialetti? Non sono anche loro sia fonte sia risultato di un patrimonio culturale che andrebbe in parte perso con il dialetto stesso?

[Edited at 2008-02-07 14:49]

[Edited at 2008-02-07 15:41]
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gianfranco
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Per Giovanni Feb 7, 2008

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
ma cos'è un peluffo?


Può essere di tutto: peluria, pulviscolo, cacca di mosca, zampa di formica, sbaffo di inchiostro o un sospetto segno di punteggiatura.

Prima di identificazione più precisa è solo un "peluffo"


Gif

[Edited at 2008-02-07 13:52]


 
Mariella Bonelli
Mariella Bonelli  Identity Verified
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Sui dialetti Feb 7, 2008

Marie-Hélène Hayles wrote:
Un'altra cosa che mi è colpita era questa affermazione: "Fino a cinquant'anni fa l'incompetenza linguistica era palese: otto italiani su dieci usavano ancora il dialetto."
Ma non è di un'arroganza incredibile di affermare che usare il dialetto è uguale all'incompetenza linguistica? A me sembra di sì! In un mondo dove si rimpiange la perdita delle lingue rare ogni giorno, non dovremmo cercare di proteggere anche i dialetti? Non sono anche loro sia fonte sia risultato di un patriomonio culturale che andrebbe in parte perso con il dialetto stesso?


Secondo me intendeva "incompetenza in italiano" e su questo credo di potergli dare ragione. Fino alla generazione degli attuali sessantenni/settantenni in molte regioni l'italiano veniva appreso dalla maggior parte dei bambini per la prima volta a scuola, dunque a 6 anni. E di lì in poi era gestito quasi come una lingua straniera, con conseguenti interferenze e continuando a "pensare" nel proprio dialetto.
Inoltre in Italia era (ed è) molto diffuso inserire termini ed espressioni dialettali nell'italiano corrente, spesso convinti che sia "vero" italiano.
Abbastanza diffusi per i piemontesi i vari:
"darsi un andi" = darsi una mossa
"avere gena" = sentirsi imbarazzo / a disagio
La cosa grave è essere convinti di parlare in italiano!

[Edited at 2008-02-07 14:40]


 
Marie-Hélène Hayles
Marie-Hélène Hayles  Identity Verified
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Ah, OK, ora capisco Feb 7, 2008

Mariella Bonelli wrote:

Secondo me intendeva "incompetenza in italiano" e su questo credo di potergli dare ragione.


Grazie.


 
smargiassi
smargiassi
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Risponde il parolaio di turno Feb 7, 2008

Carissimi, mi permetterete di intervenire nella vostra discussione come autore dell'articolo che ne ha fornito lo spunto, prima di tutto per ringrziarvi dell'attenzione e dei commenti molto interessanti. (La blogosfera ci dà anche questa, per me impoirtantissima, facoltà di interlocuzione coi lettori, o visto che siamo in un sito di traduttori, di feedback: in corsivo).

Poi mi pare di dovere un paio di risposte a Federica, che chiama in causa anche noi giornalisti come corresponsa
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Carissimi, mi permetterete di intervenire nella vostra discussione come autore dell'articolo che ne ha fornito lo spunto, prima di tutto per ringrziarvi dell'attenzione e dei commenti molto interessanti. (La blogosfera ci dà anche questa, per me impoirtantissima, facoltà di interlocuzione coi lettori, o visto che siamo in un sito di traduttori, di feedback: in corsivo).

Poi mi pare di dovere un paio di risposte a Federica, che chiama in causa anche noi giornalisti come corresponsabili dello sfascio linguistico e lessicale. Colpa che non ho assolutamente intenzione di negare (naturalmente ciascuno pro quota e secondo individuale responsabilità). Ma il mio servizio si fermava prima della cattiva scrittura e quindi della cattiva lettura: si occupava proprio della non-lettura (tra coloro che, per titolo di studio, dovrebbero essere lettori abituati, abituali e magari professionali). Il problema dei neologismi pericolanti, degli anglicismi esasperati, viene molto dopo. Chi non legge, usa in modo malamente identico sia gli anglicismi orecchiati alla tivù che le parole della sua lingua madre.

Il professore che parla di "società sprintata" magari avrà tirato per i capelli un termine straniero ("sprint" comunque è ormai adottato dalla lingua italiana, credo sia anche sui vocabolari), ma non farei di questo problema la causa principale di quella quota impressionante di laureati che non leggono, voglio dire non legogno né anglicismi né parole italiane: non leggono proprio. Il problema che ho cercato di far emergere è la drammatica disabitudine, quindi progressiva inabilità, a usare gli strumenti di base (letto-scrittura), non l'assortimento lessicale che semmai ne è una conseguenza.
I graduate sono stati lasciati in inglese (e in corsivo, almeno sull'edizione cartacea) perché non sarebbe stato corretto tradurre "laureato", non essendoci perfetta corrispondenza tra i due titoli: dunque un'esigenza di precisione e correttezza, non il contrario.

Grazie per l'attenzione
Michele Smargiassi
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Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Bene Feb 7, 2008

smargiassi wrote:

Carissimi, mi permetterete di intervenire nella vostra discussione come autore dell'articolo che ne ha fornito lo spunto, prima di tutto per ringrziarvi dell'attenzione e dei commenti molto interessanti. (La blogosfera ci dà anche questa, per me impoirtantissima, facoltà di interlocuzione coi lettori, o visto che siamo in un sito di traduttori, di feedback: in corsivo).

Poi mi pare di dovere un paio di risposte a Federica, che chiama in causa anche noi giornalisti come corresponsabili dello sfascio linguistico e lessicale. Colpa che non ho assolutamente intenzione di negare (naturalmente ciascuno pro quota e secondo individuale responsabilità). Ma il mio servizio si fermava prima della cattiva scrittura e quindi della cattiva lettura: si occupava proprio della non-lettura (tra coloro che, per titolo di studio, dovrebbero essere lettori abituati, abituali e magari professionali). Il problema dei neologismi pericolanti, degli anglicismi esasperati, viene molto dopo. Chi non legge, usa in modo malamente identico sia gli anglicismi orecchiati alla tivù che le parole della sua lingua madre.

Il professore che parla di "società sprintata" magari avrà tirato per i capelli un termine straniero ("sprint" comunque è ormai adottato dalla lingua italiana, credo sia anche sui vocabolari), ma non farei di questo problema la causa principale di quella quota impressionante di laureati che non leggono, voglio dire non legogno né anglicismi né parole italiane: non leggono proprio. Il problema che ho cercato di far emergere è la drammatica disabitudine, quindi progressiva inabilità, a usare gli strumenti di base (letto-scrittura), non l'assortimento lessicale che semmai ne è una conseguenza.
I graduate sono stati lasciati in inglese (e in corsivo, almeno sull'edizione cartacea) perché non sarebbe stato corretto tradurre "laureato", non essendoci perfetta corrispondenza tra i due titoli: dunque un'esigenza di precisione e correttezza, non il contrario.

Grazie per l'attenzione
Michele Smargiassi




Grazie a lei (te?)
per avere risposto, mi fa molto piacere questo contraddittorio e soprattutto sapere che siamo d'accordo sulle responsabilità negative dei media. Ripeto, anch'io faccio la giornalista e cioè la parolaia, e sicuramente ho toccato solo un aspetto dell'articolo, non il tutto. D'altra parte il problema, credo, è che qui il cane si morde la coda. C'è infatti un aspetto su cui vorrei tornare, ovvero sul fatto che secondo lei poca gente legge. Credo che bisogna mettersi d'accordo sul cosa. Sarebbe interessante una ricerca su quante parole leggiamo nella vita quotidiana anche senza aprire né un libro né un giornale (almeno a pagamento, perché i "free press", i giornaletti da metropolitana, a proposito di anglicismi che sbucano da tutte le parti, li leggono tante, tantissime persone). Tantissima gente legge annunci pubblicitari, legge cartelloni, legge le scritte in televisione, milioni di persone leggono su Internet, si legge un sacco di carta spesso inutile sul lavoro...la maggior parte delle cose che noi traduttori traduciamo, sono fatte per qualcuno che le leggerà, e solo nel 20-25? (altri colleghi saranno molto più in grado di me di fare una stima) per cento dei casi si tratterà di libri o giornali. Quindi per leggere, si legge. Cose scritte male, tradotte a casaccio, da non professionisti (e qui si riallaccia il ruolo dei traduttori e dell'industria della traduzione) o non tradotte affatto eppure lette con l'inglese "del daddy" e poi rielaborate nell'italiano...qui ognuno di noi aggiungerà l'espressione dialettale che gli è più consona...
Molta meno gente legge libri, e questo è un problema, sono molto d'accordo, perché al di là della qualità contenutistica di un libro, quanto meno sappiamo che in quel caso c'è stato un redattore con lo specifico ruolo di verificare la qualità grammaticale, lessicale, sintattica di un testo. Quindi leggere un libro, anche se lo strafalcione è sempre dietro l'angolo, dovrebbe significare leggere un testo ben scritto in lingua italiana, in grado di insegnarci l'italiano.
Il giornalismo però sta abdicando clamorosamente a questo suo potenziale compito: in parte, credo che sia perché oggi passa quasi tutto online. E le redazioni giornalistiche online, o i portali informativi, stando alla mia esperienza diretta, non solo non ce l'hanno, il correttore di bozze, ma il capo esplicitamente dice: "non stare a badare più di tanto alla correttezza linguistica. L'importante è arrivare primi". Ecco dunque che il nostro ruolo di mediatori linguistici e culturali va a farsi benedire, con tanta pazienza per la lingua italiana. E siccome anche nelle redazioni online, più spesso che mai si traducono o rielaborano articoli da altre lingue e quasi sempre dall'inglese, e siccome c'è pigrizia anche fra i giornalisti, ecco qua lo spoiler e tutto il resto.
Quanto a graduate, se c'era il corsivo, va bene così ;D...e scusi il tono un po' incarognito (anche se con sprintata, ammettiamolo, gli ha datto proprio una bella stirata il professore a quei capelli...), ma si spiega col profondo amore-odio che nutro nei confronti della categoria.
Grazie ancora,
Federica


 
Francesca Pesce
Francesca Pesce  Identity Verified
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pro memoria sulle abitudini di lettura di noi traduttori proz Feb 7, 2008

Riporto per curiosità (la mia soprattutto: mi ricordavo questo sondaggio veloce, ma non i risultati e quindi l'ho cercato) i risultati del sondaggio veloce apparso su proz il 10 gennaio 2006.

La domanda era: "quanti libri leggete al mese, per il gusto" (e non per lavoro). Mia traduzione dall'inglese e la parentesi è mia.

Il risultato finale è stato:

Risposte complessive: 971

Nessuno: 20,0%
Uno: 35,4%
Due: 19,9%
Tre: 7,7%... See more
Riporto per curiosità (la mia soprattutto: mi ricordavo questo sondaggio veloce, ma non i risultati e quindi l'ho cercato) i risultati del sondaggio veloce apparso su proz il 10 gennaio 2006.

La domanda era: "quanti libri leggete al mese, per il gusto" (e non per lavoro). Mia traduzione dall'inglese e la parentesi è mia.

Il risultato finale è stato:

Risposte complessive: 971

Nessuno: 20,0%
Uno: 35,4%
Due: 19,9%
Tre: 7,7%
più di tre: 17,0%

Nessuna pretesa di scientificità, naturalmente. Eppure è indicativo quel 20% di traduttori che rispondono di non leggere mai libri per il gusto di leggere...
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Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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La lingua e i giovani Feb 7, 2008

Marie-Hélène Hayles wrote:



Parlando degli articoli, purtroppo credo che il problema che Troppi ragazzi escono dall'università sapendo solo trascrivere la propria oralità, ovvero un flusso continuo di idee non ordinato e difficilmente comunicabile sia ormai diffuso ovunque. Sicuramente vedo anche nei vari fori in lingua inglese sempre più utenti che o non sanno o non vogliono scrivere nel modo generalmente accettato.... che finiscono ogni frase con dei puntini.... che buttano giù un flusso continuo di idee non ordinato... (ora smetto, è troppo fastidioso!)no anche loro sia fonte sia risultato di un patrimonio culturale che andrebbe in parte perso con il dialetto stesso?

[Edited at 2008-02-07 14:49]

[Edited at 2008-02-07 15:41]


Ci sarebbe tantissimo da dire su questo tema, ma voglio soltanto citare il commento di mio figlio (quasi diciottenne), mentre stavamo chattando: gli ho chiesto come mai scriveva si invece di sì e altre cose simili e mi ha risposto: "Su Internet tutto va bene".

La sua risposta mi ha fatto riflettere, in effetti sembra che l'esistenza di Internet abbia cambiato tantissimo il modo di scrivere. Non si usano più le maiuscole, le accentate, ecc. e lo capisco anche, è noioso cercare sulla tastiera le accentate (soprattutto se si usano tastiere straniere, ecc.), bisogna rispondere subito, scrivere in fretta, ecc. Credo che non ci sia niente da fare per cambiare questa tendenza, sta avvenendo e basta. Ovviamente il fatto che Internet ospiti tantissimi contenuti scritti, chat, forum, ecc. costringe anche tanta gente che non aveva più preso la penna in vita sua, dopo le scuole dell'obbligo. a esprimersi per iscritto, con i risultati che vediamo ovunque.
Ormai mi sono rassegnata persino all'uso del pò (non che io lo usi, intendiamoci, solo che ormai non mi fa più effetto vederlo ovunque...)
Giusi

[Edited at 2008-02-07 17:48]


 
Annamaria Arlotta
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Una contraddizione Feb 8, 2008

Devo fare una critica sia ad Alfredo che a Michele Smargiassi: nei vostri interventi ci sono diversi errori di grammatica, sintassi e uso del vocabolario. Ora, se aveste discusso un qualsiasi altro tema, ciò avrebbe un’importanza relativa. Ma considerato che l’argomento della discussione è la correttezza dell’espressione scritta mi sembra che sia l’autore del post che quanti intervengono esprimendo disappunto per il basso livello di competenza generale in quest’ambito debbano se ... See more
Devo fare una critica sia ad Alfredo che a Michele Smargiassi: nei vostri interventi ci sono diversi errori di grammatica, sintassi e uso del vocabolario. Ora, se aveste discusso un qualsiasi altro tema, ciò avrebbe un’importanza relativa. Ma considerato che l’argomento della discussione è la correttezza dell’espressione scritta mi sembra che sia l’autore del post che quanti intervengono esprimendo disappunto per il basso livello di competenza generale in quest’ambito debbano se non altro assicurarsi che i loro stessi scritti non contengano errori. Invece, a causa della fretta magari, anche in questo caso alcuni testi non sono stati controllati prima dell’invio e il risultato è che non appaiono poi così dissimili da quelli che costituiscono l'oggetto della critica. Se di Alfredo e di Michele io leggessi esclusivamente questi due post concluderei che ambedue mostrano delle lacune a livello di composizione scritta. Come altre volte mi sono sentita irritata perché il contenuto esposto anziché risultare scorrevole presenta tanti piccoli intoppi che il mio cervello ha dovuto superare. Non rivedere il testo che si scrive per assicurarsi che tutto fili liscio e che sia corretto in tutte le sue parti equivale secondo a me a una mancanza di rispetto per il lettore, al quale non si da’ più di tanto del proprio prezioso tempo; la mancanza di chiarezza è imputabile invece ad un effettivo limite delle proprie capacità di esposizione.

Nello specifico, nel testo di Alfredo ho riscontrato:
- La lettera minuscola dopo i punti interrogativi
- “i dati e le riflessioni riportatE” anziché “riportati” ( i soggetti sono due, un sostantivo maschile e uno femminile )
- “superficialità IN TESTO” anziché “in un testo” ( appunto, mi viene da dire…)
- “guazzabugli di parole di cui è magari vagamente intuibile un qualche senso ( idem)

Nell’intervento di Michele ho notato:
ringrziarvi
impoirtantissima
disabitudine ( questa parola non compare nel mio Sansoni)
letto-scrittura ( che c’entra il letto?)

Bene, a costo di rendermi antipatica vi ho voluto far notare la contraddizione nella quale siete incappati affrontando l’argomento della correttezza dell’uso della lingua.
Non mi resta che fondare il CPDL, o “Comitato per i diritti del lettore”.


[Modificato alle 2008-02-08 12:12]
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Maurizio Spagnuolo
Maurizio Spagnuolo  Identity Verified
Italy
Local time: 13:40
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T9 Feb 8, 2008

Buongiorno a tutti,

vi segnalo un articolo di oggi sul Corriere:

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_febbraio_07/linguaggio_t9_f1edfc48-d55e-11dc-aa3d-0003ba99c667.shtml

Nuove frontiere dell'espressione scritta...


 
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