Reference: Olistico
Reference information: Dal greco "holos" = "tutto", derivato dalla stessa radice indeuropea da cui molto probabilmente discende anche l'inglese "whole". Quest'ultimo, infatti, viene dall'anglosassone "hal" (= "intero", "intatto", "sano", da cui deriva anche "healthy"), a sua volta derivato dall'antico germanico "*khailaz" (= "integro"), ricondotto appunto all'indeuropeo "*koilas", che dovrebbe essere anche l'antenato del greco "holos" (l'asterisco indica le forme "ricostruite" dai linguisti storici, e perciò non attestate in alcun documento antico). Chiedo scusa in anticipo agli esperti di linguistica storica se mi sto sbagliando di grosso, ma già da tempo, molto prima di questa piccola ricerca, avevo avuto la sensazione che "whole" e "holos" fossero lontani "cugini"... :-)).
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Ecco perché "wholistic" (tra l'altro presente in pochi dizionari anche in rete, anche se molto diffuso), è una sorta di nuova coniazione, spesso utilizzata some sinonimo di "holistic", di cui (quasi sicuramente in modo inconsapevole), è diventato un vero e proprio parallelo "etimologico", per la sostituzione della radice greca con quella germanica affine.
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Ad ogni modo ringrazio moltissimo Paola per avermi indicato un link dove si spiega che anche l'inglese "holy" deriva dalla stessa origine (attraverso l'anglosassone "halig", parallelo del tedesco "heilig" e persino del nome proprio russo "Olga"). Infatti, il significato di "holy" nell'accezione che prese appunto a partire dalla conversione degli Anglosassoni al cristianesimo era "sano, integro nello spirito", in parallelo con il concetto di salute fisica espresso dal termine correlato "healthy".
In ogni caso, per fugare ogni dubbio, tengo a precisare che, come ho accennato anche prima, non ho sostenuto che i due termini inglesi siano perfettamente sinonimi, ma che spesso sono stati utilizati come tali. Mi sono comunque concentrato, in questa nota, molto più sugli aspetti etimologici e linguistici dei due termini che non sul loro significato.
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Ovviamente mi riferisco a "holistic / wholistic".
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Ad ogni modo il concetto di base di "tutto", "completo" è lo stesso, derivato, come già riportato, dalla comune radice indoeuropea con questo significato.
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Piccola precisazione a una nota precedente: l'antenato anglosassone del termine inglese "holy" e quelli simili da cui discendono tutti i paralleli delle altre lingue germaniche hanno assunto il significato suddetto, equivalente a "santo" dopo la conversione al Cristianesimo non solo degli anglosassoni, ma di tutti gli altri popoli germanici. La presenza di questa accezione anche in russo, nei nomi Olga / Oleg [pronunciato, in russo "Aliék"] deriva dall'antichissimo influsso nordico-svedese sulla civiltà russa (non a caso, proprio Oleg, insieme a Rurik, è uno dei principi di origine vichingo-svedese [se non vado errato] che sono considerati i fondatori lo stato russo nell'alto Medioevo: persino il termine "russo" deriverebbe dall'antico nordico).
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Errata corrige: "i fondatori dello stato russo".
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Grazie a te, Elena :-)
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Ringrazio di nuovo Paola per le interessanti citazioni. Complimenti, Paola, sei sempre piena di sorprese :-) Avevo scritto che ero pronto ad essere smentito e corretto dagli esperti glottologi, ma non mi sarei certo aspettato di esserlo da te, che pratichi un campo completamente diverso: ti credevo infatti biologa (e anche molto brava), ma sicuramente non appassionata glottologa... :-)).
In ogni caso, tutte le ricostruzioni etimologiche che ho presentato sopra sono corrette e provenienti da fonti autorevoli, ad eccezione, appunto, dell'affinità tra "holos" e "whole". E in effetti, anche inizialmente, non ho forse specificato a sufficienza che l'accostamento tra i due termini, che di fatto sembrano etimologicamente quasi identici, era più di frutto di una mia ipotesi (maturata, come ho detto, già da diverso tempo), che di una prova glottologica concreta.
Ringrazio comunque di nuovo Paola anche per avermi ricordato la radice indeuropea "*sol-" da cui, secondo molti studiosi, deriva anche il latino "solus", e quindi anche il nostro "solo", che però, con un notevole spostamento semantico, è passato a definire, in latino, il concetto di unicità, anziché quello originario di totalità. Questa idea di "totalità", è però rimasta in altri termini latini derivati da "solus", come ad esempio "solers" / "sollers" (da cui il nostro "solerte"), che deriva dall'unione di "solus" e "ars": letteralmente "colui / colei che possiede tutta l'arte".
Inoltre, è anche singolare il fatto che il significato della suddetta radice "*sol-" e quello della radice "*koilas", sia comunque simile, esprimendo in entrambi i casi il concetto di "integro", "intero", "intatto".
Infine va comunque osservato che la linguistica indeuropea è **completamente basata sul campo delle ipotesi**, perché, ovviamente, riguarda aspetti linguistici che risalgono, di fatto, alla preistoria del nostro continente. Innanzitutto, infatti non è provato, né sarà, appunto, mai possibile provare, che esistesse un unico popolo indeuropeo compatto, con una sola lingua ben definita, come credevano i primi linguisti-filologi tedeschi dell'inizio del secolo XIX, come Franz Bopp, i fratelli Grimm (sì, proprio gli stessi delle favole... :-)), i fratelli Schlegel e August Schleicher (quest'ultimo era talmente convinto della specificità dell'indeuropeo originario che scrisse addirittura, con parole indeuropee da lui ricostruite, una piccola favola intitola "Avis ashwasa cha" [chiedo venia agli indeuropeisti per la grafia, ma cito a memoria] = "la pecora e il cavallo" [letteralmente "pecora cavallo e", con "cha", pron. "cià", che sarebbe stato l'antecedente della congiunzione latina enclitica, cioè posposta, "que", e dove "avis" > lat. "ovis", e "ashwasa" > lat. "equos" > "equus"; gr. "hippos"]. Giustamente, il grande Ferdinand de Saussure definì questa favola "ridicule"... :-)).
Non vi è tra l'altro accordo, tra gli studiosi, né sulla culla della ipotizzata antica civiltà indeuropea originaria (per alcuni il Caucaso, per altri l'Asia Minore, per altri ancora l'Europa orientale e per qualcuno persino l'Africa settentrionale), né sulla collocazione cronologica di tale civiltà (che nell'evoluzione degli studi linguistico-antropologici, è stata spostata via via sempre più indietro nel passato: si era partiti da 2000 anni prima di Cristo all'epoca dei suddetti primi indeuropeisti tedeschi e dei loro primi epigoni, per poi ipotizzare 5000, 7000, e ultimamente persino 10.000 anni prima di Cristo (con alcune ipotesi più recenti che farebbero risalire la diffusione di tale civiltà addirittura al Paleolitico).
E neppure vi è accordo su quali fosse il preciso "albero genealogico" delle lingue indeuropee. Inizialmente, i primi studiosi dell'epoca di Bopp identificavano praticamente l'indeuropeo con il sanscrito, e solo successivamente si teorizzò, che questa fosse una delle lingue "figlie" più antiche. Poi furono aggiunte, come prime discendenti, anche l'ittito (in Asia minore) e il tocario (la scoperta più singolare: una lingua indeuropea, che, se non vado errato, era parlata alcuni millenni fa in pieno Turkestan orientale, l'attuale [e tormentato...] Sinkjang Uighur, appartenente oggi alla Repubblica Popolare Cinese, nella sua estremità occidentale). Altri studiosi hanno però teorizzato che l'ittito, per la sua antichità (secondo millennio prima di Cristo), fosse una lingua "sorella" dell'indeuropeo, e che entrambe fossero derivate da un ipotetico "protoindeuropeo", lingua "teorica", quest'ultima, che, in tempi più recenti, ha rappresentato una delle ipotesi più seguite dagli studiosi di linguistica indeuropea.
Quindi, riassumendo, visto che, per forza di cose, l'indeuropeo è comunque una realtà della linguistica storica, o meglio, preistorica, estremamente "virtuale", non è improbabile che uno studioso possa, non dico "dimostrare" (perché in questo campo, appunto, non si "dimostra" nulla), ma comunque portare dei nuovi indizi, chissà, a favore dell'ipotesi che le due radici indeuropee erano in realtà due diverse ricostruzioni dello stesso termine, o forse dei sinonimi o termini affini, magari derivati da una più antica radice comune... :-)
Naturalmente mi fermo qui, dopo aver aggiunto la faccina sorridente d'obbligo, perché, come si è visto, a speculare troppo ed a addentrarsi eccessivamente nel campo delle ipotesi in un terreno così incerto e "oscuro" come quello dell'indeuropeistica, come hanno fatto diversi studiosi, si rischia di cadere nel "ridicolo" come giustamente constatò Saussure riguardo a Schleicher per la favoletta sulla "pecora e il cavallo"... :-)
Ciao e Buona Domenica a tutti.
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Alcuni piccoli "errata corrige": scusate, ma ho scritto di getto :-):
"...era più frutto di una mia ipotesi...";
"...una piccola favola intitolata...";
"E neppure vi è accordo su quale fosse il preciso "albero genealogico"...".
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