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Chinese to Italian: 14亿人吃出来的影响力 General field: Social Sciences Detailed field: Journalism
Source text - Chinese 14亿人吃出来的影响力
2016年11月15日
——聚焦亚洲餐饮业峰会论坛
Translation - Italian L’IMPATTO DI 1,4 MILIARDI DI CONSUMATORI
15 Novembre 2016
Summit sull’industria alimentare asiatica
L’industria alimentare cinese è un settore florido ed è legata indissolubilmente alla popolazione cinese. Alcuni studiosi hanno calcolato che nella Cina continentale vivono più di 1,4 miliardi di persone, ed ogni anno i cinesi consumerebbero a livello mondiale metà delle uova, più della metà della carne di maiale, due terzi del pesce, il 70% dei funghi, l’80% degli abaloni, l’84% delle castagne cinesi, il 90% degli spinaci e il 95% della carne d’anatra… Non c’è da stupirsi, persino le vendite di naicha potrebbero fare due volte il giro della Terra, e il fatto che i cinesi consumino metà del cibo mondiale non è poi gran cosa.
Se vi è una grande quantità di cibo, ciò implica una grande produzione. Secondo l’analisi di quest’anno sul mercato alimentare cinese rilasciata dalla China Cuisine Association, dal gennaio a luglio 2016 le entrate dell’industria alimentare cinese, nonostante una fase di contrazione economica, ammontano a 1956,7 miliardi di yuan, e si prevede che il settore manterrà una crescita annuale dell’11% circa. Inoltre, il servizio di take-away sta crescendo rapidamente ogni anno più del 40%, diventando la tendenza principale nell’industria alimentare.
Tuttavia, l’industria alimentare è sempre stata caratterizzata da contrasti, la competizione sul mercato si fa sempre più accesa ed è gradualmente entrata in una preoccupante situazione di omogeneità. Tra l’altro le innovazioni del mercato dovute alla crescita dei consumi delle donne e della classe media sta costringendo le imprese alimentari a ricercare una nuova strada per trasformarsi ed evolversi. Allo stesso tempo stanno gradualmente emergendo ostacoli nell’aumento del consumo e della produzione alimentare.
In occasione del primo “Forum degli imprenditori alimentari asiatici”, è stato intervistato il signor Hu Zhen che si è occupato di scambi culturali tra le imprese alimentari sino-giapponesi per 12 anni; il signor Hu ha dichiarato preoccupato: “Il nostro settore in passato era fondato sull’intraprendenza, chi coglieva un’occasione poteva farcela, chiunque avesse coraggio poteva farcela. Ma dall’anno scorso o dall’introduzione degli ‘Otto articoli statali’, l’intera industria alimentare ha registrato un eccesso della domanda sull’offerta. Una tale situazione di mercato ha concesso più serenità e tranquillità agli imprenditori nella produzione di alimenti. Perciò vale la pena imparare dal management giapponese. ”
Secondo le statistiche, in Giappone vi sono 21.000 negozi centenari in 378.000 chilometri quadrati, e tra questi 10.000 fanno parte dell’industria alimentare; in Cina invece vi sono solo meno di 50 attività centenarie secolari in 9,6 milioni di chilometri quadrati. In Cina, se si considerano solamente Pechino, Shanghai, Canton e Shenzhen, si contano oltre 150 nuovi ristoranti ogni giorno, in totale 60.000 all’anno. Nelle industrie di Shanghai gira una barzelletta che recita: “Un locale di 3 anni è da considerarsi vecchio”. E’ inevitabile chiedersi perché il tasso di sopravvivenza dei marchi cinesi è così basso, se vi è un numero enorme di industrie alimentari e un’incredibile capacità di consumo dell’industria alimentare cinese.
Secondo il signor Hu Zhenhua, le industrie alimentari cinesi occupano metà delle piccole e medie imprese nazionali, e non hanno la forza di esercitare un controllo sull’intera catena industriale. Quando emergono dei problemi nel processo di impianto a monte o a valle di trasporto e di diffusione delle materie prime, le piccole e medie imprese possono trovarsi di fronte a un colpo fatale o addirittura alla bancarotta. Nel complesso, le piccole e medie imprese manifatturiere sono deboli in materia di resistenza ai rischi.
Quanto è grande il divario tra cinesi e giapponesi nell’industria alimentare? "Quando stiamo ancora valutando se costruire una cucina centralizzata, le industrie giapponesi hanno già iniziato a risalire all'origine dei prodotti, non solo possedendo l'approvvigionamento alimentare di base, ma anche firmando contratti con gli agricoltori; intere catene industriali si sono sviluppate a partire dalla selezione del seme al miglioramento del suolo, a metodi di piantumazione, raccolta e stoccaggio", ha riferito il signor Hu Zhenhua, sebbene le imprese alimentari cinesi siano state in grado di farlo, non hanno ancora raggiunto questo punto. Tuttavia gli imprenditori cinesi sono bravi ad imparare, quindi è disposto a introdurre metodi di gestione avanzata e modelli di business in Cina.
Al “forum degli imprenditori alimentari asiatici”, il ministro del tesoro giapponese di 80 anni Takagawa Uigawa e il signor Shang Heng, uno dei fondatori della catena di fast-food Yoshinoya, hanno parlato dello sviluppo dell’industria alimentare “dal cattivo al buono da mangiare”. Infatti in Cina non mancano mai piatti gustosi, ma le imprese alimentari in cui si mangia bene sono troppe. Il “buon cibo” è soggettivo, ma spesso è anche oggettivo. Possiamo vedere più nel dettaglio i criteri di punteggi Michelin: 1.La stabilità nella produzione alimentare; 2. Il livello igienico nella cucina; 3. La costanza nella qualità del servizio… Se non piace un piatto cucinato con buoni ingredienti, una gestione del locale logica e ragionevole, un’eccellente presentazione e una cena completa, allora è un “problema personale”, e si può solo dire “non mi piace” invece che “non è buono”. A questo proposito, il dottor giapponese Rice ha condiviso alla conferenza molte esperienze significative, arrivando ad affermare che la qualità del riso prodotto annualmente varia leggermente a causa del clima, perciò gli standard di cottura dovrebbero aggiustarsi di conseguenza. Infatti il cibo cinese non è difficile da standardizzare, ma l’industria alimentare cinese continua a mancare di persone logiche e con capacità di sintesi. In tutta franchezza, “la costante sintesi e ottimizzazione” hanno reso la produzione più sistematica, stabile e di maggior qualità. Il prezzo da pagare sono costi elevati e coltivare talenti migliori. Nessuno però vuole farlo, pertanto il prodotto “non cattivo” apparirà nelle parole del signor Shang Heng.
A seguito di tutto ciò, il signor Hu Zhenhua e molte imprese alimentari d’élite hanno congiuntamente aperto il “Forum degli imprenditori alimentari asiatici” e fondato il Club degli imprenditori alimentari asiatici, nella speranza che le imprese possano sostenersi e scambiarsi informazioni. Ogni azienda ha competenze differenti: alcune possiedono buone tecniche manageriali, altre hanno buoni canali commerciali, altre ancora migliori operazioni di immagazzinaggio… Dovremmo imparare dai punti di forza di ognuno e compensarli con le debolezze, svilupparci insieme, fare un buon lavoro nelle imprese alimentari e promuovere assieme un sano sviluppo dell’industria alimentare, ovvero ciò che i ristoratori dovrebbero tenere a mente. I marchi devono essere tramandati, l’esperienza deve essere usata come riferimento e la strada davanti a noi deve essere guidata da qualcuno. Il signor Hu ha rivelato che Japanese Food e la Beverage Tourist Mission organizzerà gruppi tematici nel 2017 e terrà incontri a porte chiuse con la nota azienda giapponese di caffè, al fine di esplorare nuove tendenze delle aziende alimentari nel 2017 e il nuovo motore della crescita aziendale.
Tra il 2015 e il 2016, l’industria alimentare ha conosciuto una modifica strutturale, una trasformazione, un aggiornamento, un mescolamento aziendale, e dopo una serie di test, è entrata in una naturale regressione, incontrando i bisogni delle masse, adattandosi ai cambiamenti del mercato e cercando di migliorare qualità ed efficienza. Possiamo prevedere che in una nuova situazione orientata al capitale e all’ascesa del take-away, l’industria alimentare del 2017 sarà difficile, una follia.
L’industria alimentare cinese ha bisogno di più leader come Hu Zhenhua, e sul mercato cinese di larga scala ancora più marchi centenari e imprese alimentari da 10 milioni sono dietro l’angolo.
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